Olimpiadi estive: St. Louis 1904
Numero Olimpiade: III
Data: 1° luglio-23 novembre
Nazioni partecipanti: 12
Numero atleti: 629 (623 uomini, 6 donne)
Discipline: Atletica, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Ginnastica, Golf, Lacrosse, Lotta libera, Nuoto, Pugilato, Roque, Scherma, Sollevamento pesi, Tennis, Tiro con l'arco, Tiro alla fune, Tuffi
Numero di gare: 91
La cocente delusione procurata a de Coubertin dall'esito dell'Olimpiade di Parigi andava cancellata subito guardando al Nuovo Mondo ed esportandovi l'idea olimpica, come il barone aveva sempre sognato. Invece l'edizione del 1904 segnò un altro passo verso il possibile tramonto del movimento olimpico, rendendo necessario 'risciacquare i panni' in Atene per poter ripartire.
La decisione di allestire un'edizione, la terza, negli Stati Uniti fu rivendicata da de Coubertin come un'idea originaria, nonostante nel 1896 avesse pensato anche a Berlino e Stoccolma come possibili alternative dopo Atene e Parigi, anche in ragione del supporto ricevuto in seno al CIO dai membri svedese e tedesco, Victor Balck e Willibald Gebhardt.
Sul fronte americano, senza che si svolgessero vere e proprie selezioni ufficiali, come sarebbe accaduto in futuro, le città candidate erano cinque: Filadelfia, Buffalo, Chicago, New York e St. Louis. Filadelfia fu la prima a essere presa in considerazione, come documentano gli articoli apparsi sul New York Times e sul Chicago Tribune subito dopo Parigi, ma l'indicazione si basava su un generico interesse per le manifestazioni atletiche in Pennsylvania e non superò mai lo stadio di pura intenzione. Quanto a New York, era ben presente nei progetti di William Milligan Sloane, professore emerito di storia a Princeton e membro fin dalla fondazione del CIO, oltre che organizzatore materiale della prima spedizione americana ai Giochi moderni. Più misteriosa l'inclusione fra le possibili candidate di Buffalo, che in realtà nulla sapendo della quadriennalità dei Giochi, intendeva solo organizzare un evento polisportivo, cosa che poi fece nel 1901 in seno alla Pan American Exposition.
L'11 novembre 1900 de Coubertin annunciò che New York o Chicago avrebbero accolto la terza edizione dei Giochi nel 1904. A quel punto entrò in scena l'uomo più influente dello sport americano, James E. Sullivan, all'epoca presidente dell'AAU (Amateur athletic union), che raccoglieva le società dilettantistiche degli Stati Uniti. De Coubertin e Sullivan non avevano rapporti, il barone parlava solo attraverso Sloane, Sullivan ai giornali. Al New York Sun, il capo dell'AAU si definì privato dei suoi diritti di scelta dai francesi e fece capire che l'Olimpiade, in quei termini, si sarebbe potuta tenere negli USA, ma priva del contributo dell'AAU. De Coubertin e Sloane andarono avanti, dibattendo fra loro la scelta fra New York e Chicago. Il barone annunciò sulla Rivista Olimpica che Chicago era in vantaggio, anche grazie all'interessamento di un ricco uomo d'affari della città, Henry Jewett Furber jr, che teneva i contatti con il presidente dell'Università di Chicago, William Rainey Harper, e con l'ambasciata francese. Il 13 febbraio 1901 Furber annunciò in un banchetto ufficiale la candidatura di Chicago. I tre membri americani del CIO, Sloane, Caspar Whitney e Theodore Stanton, si incaricarono di trasmetterla a de Coubertin nell'immediata vigilia del congresso olimpico, che si svolse a Parigi dal 21 al 23 maggio 1901.
Ma un'altra possibilità stava prendendo forma. Nel 1903 erano previsti i festeggiamenti per il centenario dell'acquisto della Louisiana, ceduta dalla Spagna alla Francia nel 1800 ed entrata a far parte dell'Unione nel 1803 dopo una trattativa promossa dal presidente Jefferson. St. Louis - oggi nel Missouri, allora città guida della Louisiana - intendeva festeggiare l'evento con l'Expo e i Giochi. In realtà la sua candidatura non arrivò mai al congresso del CIO, che votò per Chicago. Ma la situazione venne sbloccata dal presidente Theodore Roosevelt che, dopo aver rifiutato la presidenza onoraria dei Giochi di Chicago offertagli da de Coubertin, sostenne l'opportunità che St. Louis, avendo spostato l'Expo al 1904 ed essendo stata scelta quale sede dei campionati AAU dello stesso anno, ospitasse anche l'Olimpiade. Favorì dunque un incontro fra il comitato di Chicago e gli organizzatori della Fiera di St. Louis. La possibilità di sostituire Chicago con St. Louis fu sottoposta a de Coubertin, che accettò con un telegramma nel febbraio 1903.
St. Louis, sorta alla foce del Mississippi su un antico insediamento degli indiani hopewell, in situazione ideale per i traffici fluviali e marittimi, si era sviluppata grazie al fiorente commercio di pelli ed era divenuta sede del governo della Louisiana e poi anche del Missouri all'inizio dell'Ottocento. Della sua prosperità era simbolo il Wainwright Building, il primo grattacielo del mondo, eretto nel 1890. Nel 1900 era la quarta città degli Stati Uniti per numero di abitanti (575.000), dopo New York, Chicago e Filadelfia. Un quinto della popolazione era di origine straniera, il 10% di ceppo tedesco. Si pensò quindi che fosse sede ideale per un'Esposizione Universale e, nonostante la cocente delusione parigina, per ospitare in quell'ambito i Giochi. Fu invece una decisione di cui de Coubertin si sarebbe pentito.
Capo del comitato organizzatore dell'Expo, denominata Louisiana purchase international exposition e supportata da fondi stanziati dal Congresso, fu il governatore David Francis. L'esibizione fu allestita al Forest Park, su un terreno di 1272 acri, e divisa in dodici sezioni; l'ultima dedicata alla cultura fisica. Nell'ambito di questa si disputarono i Giochi, sotto la responsabilità di James Sullivan. Vi erano inoltre parchi a tema, esibizioni di 'razze mai prima viste' negli USA, divertimenti e innovazioni (molti sostengono che lì siano nati gli hot dogs e il tè freddo).
La Fiera venne dichiarata aperta il 30 aprile 1904 da Roosevelt, premendo da Washington il tasto di un telegrafo; l'inaugurazione richiamò 200.000 persone. Quando chiuse, il 1° dicembre, l'Expo aveva avuto quasi 20 milioni di visitatori. Rimase per molti anni un 'evento' della storia americana, tanto che 40 anni dopo fu ancora tema di un film (Incontrami a St. Louis, con Judy Garland, diretta dal futuro marito Vincent Minnelli) e che è tuttora attivo un comitato di studi.
Nell'ambito della sezione di cultura fisica, le gare sportive ebbero inizio il 14 maggio con i campionati interscolastici del Missouri, che nulla ebbero a che vedere con i Giochi. Ma Sullivan, adottando un criterio opposto a quello utilizzato da Mérillon nel 1900, affibbiò l'etichetta olimpica a quasi tutti gli eventi organizzati: per cui, per esempio, i campionati interscolastici si chiamarono 'meeting interscolastico olimpico'. Gli eventi continuarono anche dopo quelli 'olimpici', concludendosi con un incontro di football fra indiani del Carlisle e di Haskell, il 26 novembre. Vi fu anche una parvenza di cerimonia d'apertura, che si svolse il 14 maggio in occasione del meeting interscolastico: fu suonato l'inno americano, Sullivan chiamò i ragazzi per la prima batteria delle 100 yards e Francis esplose il colpo di pistola. Sede principale dei Giochi fu la Washington University, con il suo campus, il Francis Field, all'interno del quale Francis aveva fatto realizzare lo Stadio olimpico, con pista in cenere. Accanto era situato il Ginnasio della cultura fisica per le prove indoor e le mostre.
L'internazionalità delle prove risultò assai limitata, per le difficoltà degli europei ad affrontare il lungo viaggio e le spese relative. Soltanto 12 nazioni possono dire di aver preso parte ai Giochi e fra esse non vi fu l'Italia, se si esclude il fatto che un romano, però naturalizzato cittadino USA, Luigi (Louis) de Breda Handley, nato il 14 febbraio 1874, partecipò senza concluderla alla gara del miglio stile libero di nuoto.
Handley fu anche oro nella 4x50 yards stile libero e nella pallanuoto, gare da non ritenersi olimpiche e che tuttavia gli hanno valso l'inclusione nella Hall of fame del Comitato olimpico americano. In seguito divenne famoso come allenatore al New York A.C. e portò al successo olimpico diverse atlete, fra cui Ethelda Bleibtrey. L'atletica fu l'unica disciplina ad assumere un autentico sapore di competizione internazionale, anche perché la presenza di nazioni diverse dagli USA in altri sport, in particolare ginnastica e nuoto, fu spesso legata alla nazionalità di origine di atleti che vivevano negli Stati Uniti.
Fra le presenze straniere, non mancarono quelle di autentici 'casi' dell'epoca, come Felix Carbajal, un postino cubano che si era esibito all'Avana per raccogliere il denaro sufficiente a raggiungere St. Louis e gareggiare nella maratona, ma perse tutto al gioco in una bisca di New Orleans e arrivò in autostop a St. Louis. Aveva scarpe pesanti, pantaloni lunghi e una maglietta al ginocchio; fu il lanciatore americano Martin Sheridan ad aiutarlo, tagliandogli i pantaloni per consentirgli di correre. Carbajal fu fra i protagonisti della maratona, ma accusò problemi di stomaco per aver mangiato mele acerbe durante il percorso e finì quarto. Venne in Italia un paio d'anni dopo e in un'intervista alla Gazzetta dello Sport si dichiarò di origini napoletane. Alla maratona presero parte anche due neri della tribù tswana, provenienti dalla zona africana oggi a cavallo fra Botswana e Namibia. I due, Len Tau e Jan Mashiani, che erano a St. Louis per l'esibizione sulla guerra con i boeri in Sudafrica, finirono nono e dodicesimo: sono considerati i primi sudafricani - ironia della sorte, entrambi di colore - a prendere parte ai Giochi.
A St. Louis si registrarono le prime medaglie olimpiche vinte da atleti neri americani: le ottennero George Poage nei 200 e 400 m ostacoli (due bronzi) e Joseph Stadler (argento nell'alto da fermo e bronzo nel triplo da fermo). Tuttavia, il primo atleta di colore a vincere una medaglia nei Giochi era stato Constantin Henriquez de Rubiera, un francese di origine algerina, che a Parigi 1900 con la Francia vinse l'argento nel tiro alla fune e l'oro nel suo sport preferito, il rugby.
Come già puntualizzato a proposito dei Giochi 1900, la determinazione delle gare olimpiche per St. Louis 1904 esige delle scelte, simili a quelle effettuate dalla società degli storici olimpici per districarsi fra le incongruenze del programma di Parigi. Come abbiamo notato, a differenza della seconda edizione, in cui quasi niente era olimpico, qui lo fu quasi tutto; ma anche in questo caso non esiste un'iniziativa ufficiale del CIO per fornire riconoscimento alle gare, al di là di rinviare tutto al Rapporto olimpico. Oggi la Carta Olimpica (norma 60.4) obbliga alla pubblicazione di un rapporto del comitato organizzatore dopo i Giochi e ne fissa i contenuti. Allora la Carta Olimpica non esisteva e ciò che apparve nel 1905 fu in realtà un'edizione speciale dell'Almanacco Spalding, compilata da Sullivan, con dettagli di molti, ma non di tutti gli eventi della Fiera della Louisiana e con molti errori. È dunque necessario riprendere i criteri fissati da Mallon e dagli storici dell'Olimpismo per analizzare le gare di Parigi e riapplicarli a St. Louis: gare realmente internazionali, senza handicap, senza restrizioni sociopolitiche e per dilettanti. In questo modo, perdono status olimpico il basket e la pallanuoto, il primo perché solo USA, la seconda perché dal torneo venne esclusa una rappresentativa tedesca, in quanto non espressione di un singolo club, e per lo stesso criterio la staffetta 4x50 yards stile libero. Anche il croquet va escluso. Si arriva così a 91 gare di 17 sport: vi presero parte, fra il 1° luglio e il 23 novembre 1904, 629 atleti di 12 paesi. Fra essi, 6 furono donne, tutte americane.
I personaggi di questa edizione dei Giochi emersero soprattutto dall'atletica leggera, che fece registrare la presenza dei migliori statunitensi, convocati e stimolati a partecipare da Sullivan. Il 4 giugno, nello stesso Francis Field, si erano svolti i campionati AAU; un mese dopo, l'atletica olimpica vera e propria ebbe inizio con il decathlon, o all-around, dieci gare in un solo giorno, con tabelle di punteggio. Rispetto a oggi, c'erano il martello e il martello con maniglie al posto di giavellotto e lungo, e le corse erano in yards. Vincitore, grazie alla preponderanza dei lanci per il computo dei risultati nelle tabelle, fu l'irlandese Thomas Kiely. Dal 29 agosto al 3 settembre si svolsero le altre competizioni atletiche. Il pubblico non fu numeroso: da 2000 a 10.000 presenze. Lo sviluppo della pista era molto ampio, un terzo di miglio (536,45 m), con un rettilineo di 220 yards che consentì ad Archie Hahn di correre la distanza in 21,6″, dopo aver beffato gli avversari con un accenno di movimento che provocò una loro falsa partenza, punita secondo le norme dell'epoca con 1 yard (91,4 cm) di penalizzazione. Hahn era un minuscolo sprinter del Michigan, alto appena 1,67 m e assai robusto. Apparve sulla scena nel 1901 e restò per sei stagioni fra i campioni americani nella velocità. A St. Louis vinse 60, 100 e 200 m, in una sorta di campionato americano, visto che a quelli AAU non si era presentato. Nel 1906 andò ad Atene per i Giochi del decennale e rivinse i 100 m. In seguito divenne famoso anche come coach, a Princeton e poi alla Virginia University: il suo libro How to sprint, del 1925, che attribuisce notevole importanza allo stile di corsa, è un classico.
Tre vittorie si aggiudicò anche Harry Hillman, di Brooklyn, che iniziò con i 400 m, vinti in 49,2″, una gara senza eliminatorie che vide allineati al via 13 concorrenti, di cui dodici in prima fila, e uno solo alle spalle. Poi furono suoi i 400 m ostacoli (barriere di 76,2 cm e non di 91,4) che assegnarono a Poage il bronzo, e i 200 m ostacoli. Hillman fu in gara anche nel 1906 e nel 1908, anno in cui ottenne ancora un argento nei 400 m. Fece poi l'allenatore a Dartmouth, fino alla scomparsa avvenuta nel 1945. Resta negli annali anche la singolare impresa compiuta assieme a un altro sprinter, poi famoso allenatore, Lawson Robertson: il primato del mondo per le 100 yards corse con tre gambe (due atleti legati assieme per una gamba), in 11″.
Quanto a James Lightbody, dell'Università di Chicago, che vinse 800 e1500 m - impresa riuscita solo altre tre volte ai Giochi - fece impressione soprattutto la gara del mezzo miglio, nella quale il mezzofondista condusse una furibonda volata con due tedeschi e il connazionale Howard Valentine. Lightbody gareggiò in seguito in Svezia e Finlandia, poi si trasferì in Germania, dove per il Berliner S.K. ripeté questa doppietta olimpica ai campionati tedeschi del 1910 e 1911. Il terzo successo di Lightbody venne dalla prova sulle siepi - corsa sull'inusitata distanza di 2590 m - nella quale si cimentava per la prima volta nella vita.
Ancora una volta fra le gare atletiche la maratona fece la parte del leone. L'eco del debutto olimpico era arrivata negli USA, le maratone avevano già cittadinanza a Boston da sette anni, gli americani conoscevano le prove di lunga lena. La gara si disputò su un percorso ufficialmente dichiarato di 40 km, ma in realtà prossimo ai 42, in una caldissima giornata, 32 gradi all'ombra e di ombra ce n'era davvero poca. Le strade erano polverose e altra polvere era depositata dalle auto che precedevano i corridori e li costringevano letteralmente a inghiottire sabbia. Fra i 32 concorrenti spiccavano Sam Mellor, John Lordon e Michael Spring, vincitori a Boston nel 1902-1904, e Arthur Newton, quinto a Parigi nel 1900. C'erano poi Carbajal, i due tswana sudafricani e ben 9 greci. Dopo 5 giri di pista, gli atleti uscirono verso la 'via olimpica' (oggi Forsyth Street), con Fred Lorz al comando. Dopo 5 miglia, Lorz cedette e la coppia Newton-Mellor andò in testa. Mellor ebbe una crisi, i due furono avvicinati e raggiunti da Tom Hicks; al 16° miglio Mellor si era ripreso e conduceva su Newton, Hicks e una coppia formata da Albert Coray - francese, in gara già a Parigi 1900 - e da William García. Mellor e García ebbero poi una crisi e si ritirarono entrambi: García passò diversi giorni in ospedale, disidratato e al limite del coma. Anche Hicks cominciò a soffrire: il suo allenatore Ernie Hjertberg gli somministrò del solfato di stricnina (1/60 di grano) in un bianco d'uovo, gli diede acqua e lo fece spugnare. L'atleta si riprese e alle 19 miglia era sempre al comando, ma 2 km dopo rischiò un nuovo collasso e alla stricnina il suo massaggiatore aggiunse il brandy. Dalle retrovie spuntò Fred Lorz, che aveva condotto per le prime 9 miglia, e superò Hicks in velocità. Entrò solo nello stadio, raccolse gli applausi del pubblico e prima di tagliare il traguardo attese l'arrivo di Hicks, che zoppicava e traballava, un po' correva e un po' camminava. Ma Lorz aveva un segreto: era salito su un'auto e aveva percorso su di essa gran parte del tracciato. La figlia di Roosevelt, Alice, stava per premiarlo con una coppa, quando il misfatto fu rivelato. In effetti, Lorz spiegò poi che la sua auto aveva avuto un incidente a 8 km dalla conclusione della gara, e che aveva allora deciso di arrivare allo stadio a piedi. E poi, lì, non aveva "avuto cuore di deludere tutta quella gente che applaudiva". Lorz fu espulso dallo stadio e squalificato 'a vita' dall'AAU: in realtà fu perdonato di lì a pochi mesi, in tempo per vincere la maratona di Boston del 1905. Hicks fu soccorso, caricato su una vettura perché incapace di reggersi per il giro d'onore. Corey e Newton occuparono le piazze d'onore, Carbajal ricevette i suoi applausi al quarto posto e rimase da quelle parti per un po', finendo terzo nella maratona del Missouri del 1905. Bene anche i sudafricani, con il nono posto di Len Tau, nonostante un grosso cane lo avesse inseguito e minacciato a lungo durante la gara.
Altra stella consacrata di St. Louis fu Ray Ewry, interprete inimitabile dei salti da fermo, disciplina in seguito progressivamente abbandonata che traeva origine dagli esercizi ginnici codificati dai tedeschi fin dalla fine del Settecento. Ewry, un ragazzone di 1,85 m con un peso-forma di 73 kg era dell'Indiana, essendo nato a Lafayette il 14 ottobre di 31 anni prima, e aveva rischiato di morire per la poliomielite, dalla quale era emerso con fatica e la mobilità degli arti inferiori compromessa. Con infinita pazienza, si era sottoposto a esercizi di rieducazione che progressivamente gli irrobustirono oltre misura la parte superiore del corpo e poi gli liberarono l'esplosività delle gambe. A 17 anni era un atleta di punta della Purdue University e lo iniziarono a chiamare the human frog ("la rana umana"). Fu otto volte campione americano di salti da fermo per il New York A.C. Dal 1900 al 1908 fu sempre presente ai Giochi, vincendo 10 medaglie d'oro, un record nell'atletica, su 10 gare. Aprì con una tripletta a Parigi 1900: nell'alto 1,65 m (record del mondo), in lungo 3,21 m, nel triplo 10,58 m; a St. Louis si migliorò nel lungo con 3,47 m, record del mondo, e si accontentò di 1,50 m nell'alto e 10,55 m nel triplo; ad Atene 1906 e Londra 1908, dove non c'era più il triplo da fermo, centrò due doppiette senza record. In Gran Bretagna ebbe come rivale Konstantin Tsiklitiras, un atleta greco alto 1,92 m, che nel 1908 si piazzò al secondo posto nel lungo da fermo, nel 1912 a Stoccolma ebbe l'oro nel lungo da fermo e il bronzo nell'alto, per morire prematuramente a 25 anni. Il 3,47 m di Ewry nel lungo era ancora la miglior prestazione mondiale quando la disciplina negli anni Trenta fu cancellata dal calendario internazionale.
La ginnastica risultò, dopo l'atletica, la disciplina più frequentata dei Giochi di St. Louis. Fra il 1° e il 2 luglio sul prato dello Stadio olimpico si disputò, ad alto livello, la cosiddetta ginnastica 'Turnverein', o ginnastica secondo le norme tedesche, consistente in una combinazione di prove ginniche e atletiche. Il 28 ottobre si svolse senza partecipazione straniera la competizione di ginnastica svedese, che prevedeva solo esercizi con gli attrezzi. In entrambe gareggiò George Eyser, straordinario con gli attrezzi, ma pessimo nelle prove atletiche, in cui fu ultimo. Con una gamba di legno per esser finito sotto un tram quand'era ragazzo, aveva sviluppato forza straordinaria negli arti superiori e nel torso, tanto da conquistare tre ori, due argenti e un bronzo. Senza handicap fisici, Anton Heida, sfruttando anche le prove atletiche, conquistò cinque ori e un argento, diventando il più titolato partecipante di questi Giochi. Le prove di ginnastica sono state ricostruite grazie al figlio di Julius Lenhart, austriaco, che conservò il risultato dettagliato della gara di esercizi combinati vinta dal padre: il risultato era determinato in base alla somma dei punti ottenuti a parallele, sbarra, volteggio al cavallo, aggiunti a lungo, peso, 100 m, entrambi disputati due volte.
Quanto al nuoto, le gare, in programma dal 5 al 7 settembre, furono fra le più internazionali di questi Giochi. Ungheria, Germania e Austria si aggiunsero agli USA nelle acque del 'Lago dell'esibizione di salvataggio', un bacino artificiale nel quale la guardia costiera teneva durante la Fiera le sue esibizioni quotidiane di tecniche di salvataggio in mare. Si partiva da una pedana in legno. Di spicco fu il duello fra l'ungherese Zoltan von Halmay e i due americani Charles Daniels e Scott Leary. Von Halmay conquistò prima le 100 yards stile libero; il giorno dopo si disputarono le 50 yards, nelle quali Leary si dichiarò danneggiato dall'ungherese, che a suo dire gli avrebbe tagliato la strada. I giudici non riuscirono ad accordarsi sul vincitore e la finale fra von Halmay e Leary fu ripetuta: dopo una partenza falsa a testa, l'ungherese ebbe la meglio e non fu più raggiunto dall'americano. Una foto conservata presso la Società storica del Missouri e relativa alla prima finale mostra che Halmay aveva chiaramente vinto anche quella prova.
Nel nuoto, va esclusa dalle gare olimpiche la 4x50 yards stile libero, poiché fu rifiutata l'iscrizione di una squadra tedesca che non rappresentava un singolo club; analoga decisione va assunta per l'intero torneo di pallanuoto, dal quale i tedeschi, ancora una rappresentativa all-star, vennero banditi. Da notare che quattro dei giocatori contrassero il tifo dalle acque del lago, inquinate dalle molte bestie che vi si bagnavano durante le esibizioni di bestiame della sezione agricoltura che si tenevano sulle rive del lago, e morirono per l'infezione l'anno dopo.
De Coubertin ricevette da St. Louis rapporti che lo intristirono profondamente, per la nuova, grave commistione con le esibizioni da baraccone della Fiera che i suoi Giochi avevano dovuto subire, dopo l'onta di Parigi. Ma niente lo avvilì quanto la descrizione dell'oltraggio supremo: le 'Giornate antropologiche'. Poiché una delle caratteristiche della Fiera era quella di mostrare al pubblico americano caratteristiche, usi e costumi di minoranze etniche, nacque in seno ai Giochi l'idea di un 'esperimento scientifico' mirato a valutare l'intrinseca capacità atletica di razze diverse, sottoposte a competizioni di varia natura. L'idea venne a William J. McGee, capo del dipartimento di antropologia della Fiera, che suggerì di allestire prove sportive per i 'selvaggi'. Divise in due giornate, le gare attrassero folle notevoli ed ebbero fra gli spettatori un'autentica stella, il capo tribù apache Geronimo, allora settantacinquenne, che viveva da alcuni anni in cattività, dopo aver deposto le armi nel 1886. Il 12 e 13 agosto furono allestite le competizioni: sei batterie delle 100 yards rispettivamente riservate ad africani, moros delle Filippine, patagoni, ainu giapponesi, cocopa messicani e indiani sioux. Il migliore risultò Gorge Mentz, un sioux americanizzato, in 11,8″, il peggiore un pigmeo, Lamba, in 14,6″. Sei furono anche le serie del peso, con i turchi al posto dei filippini; qui si andò dai 10,32 m di un indiano fino ai 3,39 m di un pigmeo. Poi vi furono quattro batterie delle 440 yards, le serie del lungo, il lancio della palla da baseball e del martello con maniglie, con risultati ridicoli, inclusi i 106 cm oltre i propri piedi raggiunti a malapena da un ainu. Il secondo giorno, furono allestite alcune prove peculiari delle culture delle razze presenti, quali l'arrampicata dell'asta, nella quale un filippino fece assai meglio del record americano, poi però alto, giavellotto e tiro con l'arco furono una delusione. Gli indiani non riuscirono a flettere lo strumento loro offerto per tirare frecce; nel tiro alla fune i patagoni si batterono come piccoli leoni contro i più aitanti avversari asiatici; ci furono anche il lancio della palla da baseball contro un palo del telegrafo, il miglio e la lotta nel fango. La conclusione fu che le abilità atletiche di alcune razze di cui si favoleggiava non esistevano e che le Giornate antropologiche avevano fornito evidenza delle esagerazioni degli antropologi dell'epoca. In realtà, gente spaurita, malnutrita e fuori dal proprio ambiente si era confrontata con prove sconosciute, strumenti ignoti, in un ambiente ostile, fra i lazzi del pubblico.
De Coubertin si vergognò per tutta la vita di queste Giornate, cui non aveva dato alcun avallo, ma i cui risultati apparvero puntigliosamente nell'Annuario Spalding presentato come rapporto olimpico. Il barone era rimasto a Parigi e le relazioni ricevute lo rattristarono molto. I Giochi erano approdati come lui desiderava nel Nuovo Mondo, gli USA avevano conquistato 233 medaglie di cui 74 d'oro, ma - trascurando le squadre composte da rappresentanti di diversi paesi - solo Germania, Canada, Ungheria, Cuba, Austria, Grecia, Gran Bretagna, Svizzera e Francia avevano partecipato all'Olimpiade numero tre. Il barone spedì a Sullivan un freddo e formale ringraziamento il 19 ottobre, invitandolo a sottomettere una relazione al congresso di Bruxelles del 1905. I due non ebbero, da allora, più alcun rapporto.