Olimpiadi invernali
Torino vince le Olimpiadi prima di giocarle
L'organizzazione di Torino 2006
di Evelina Christillin
7-24 febbraio
Si svolge a Salt Lake City in Utah la diciannovesima edizione dei Giochi olimpici invernali. Si contendono le 78 medaglie in palio 2399 atleti, provenienti da 77 paesi. Nonostante il grande timore di azioni terroristiche abbia reso necessario adottare misure di sicurezza eccezionali e anche se i Giochi sono stati turbati da polemiche, legate sia a presunti favoritismi da parte di alcuni giudici sia a episodi di doping, il giudizio finale è più che positivo. "È stato fatto un lavoro superbo" afferma il presidente del Comitato olimpico internazionale, Jacques Rogge, durante la cerimonia di chiusura. L'auspicio è che lo stesso successo riscuota la prossima edizione, che si terrà a Torino nel 2006.
La candidatura
Qualunque discorso sulle Olimpiadi di Torino ha un punto di partenza obbligato: la candidatura. Questa è stata infatti una fase decisiva, perché è stato allora che lo sport italiano e le istituzioni locali e nazionali hanno assunto l'impegno - con se stessi, con i cittadini e poi con il Comitato olimpico internazionale - di organizzare i XX Giochi olimpici invernali.
Strana idea, tenere le Olimpiadi a Torino, una città industriale dove si producono le automobili e i cioccolatini, dove si gioca a calcio e al massimo si rema sul fiume. Un'idea tanto più originale, in quanto sono Olimpiadi della neve. Pur essendo Sestriere a due passi, rispetto ad Albertville o a Lillehammer il contesto è davvero un altro. Il generale dei Carabinieri Franco Romano (un appassionato, che ha contribuito al successo dei Mondiali di Sci di Sestriere '97 e che ha purtroppo perso la vita in un incidente in elicottero, non riuscendo a vedere il suo sogno trasformarsi in realtà), nel proporre questa idea audace ai presidenti di Regione e Provincia e al sindaco di Torino, dimostra però di aver capito che i tempi sono cambiati: una cittadina di montagna non sarebbe in grado di sopportare l'impatto di un evento delle dimensioni dei Giochi olimpici, anche se invernali.
La proposta viene immediatamente fatta propria dalle tre istituzioni: Regione, Provincia e Comune. Sono gli ultimi mesi del 1997 e si tratta di consegnare, in tempi rapidissimi, un dossier di presentazione che possa convincere la Giunta del CONI a scegliere Torino come città italiana candidata a ospitare i XX Giochi olimpici invernali. Il ballottaggio è con un'altra proposta fuori dagli schemi consolidati del paesaggio olimpico invernale: Venezia, che con le Dolomiti potrebbe costituire un progetto affascinante e ambizioso. Forse per il recente successo organizzativo di Sestriere '97, forse per il peso di un convinto sostenitore della città, Primo Nebiolo, Torino vince nettamente e presenta la propria candidatura al CIO nei primi giorni di marzo 1998. Una partita a sei: le avversarie sono la cittadina svizzera di Sion (grande favorita, al terzo tentativo), Helsinki (Finlandia), Poprad Tatry (Slovacchia), Zakopane (Polonia), Klagenfurt (una candidatura con una percentuale di Italia, Tarvisio, ma prevalentemente austriaca).
Di fronte a questo primo successo, la risposta delle istituzioni locali è immediata. Il sindaco di Torino Valentino Castellani, il presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo e la presidente della Provincia di Torino Mercedes Bresso non aprono faticosi dibattiti su cosa fare, ma si trovano immediatamente d'accordo sulle persone da scegliere per guidare questa avventura: il designer Giorgetto Giugiaro e la scrivente, Evelina Christillin, vengono nominati presidenti del Comitato promotore. L'accordo espresso con queste nomine rappresenta una visione comune del futuro del territorio: un futuro incerto, da costruire con lungimiranza e con attenzione a dinamiche economiche nuove per Torino e per il Piemonte. Castellani, Ghigo e Bresso capiscono che è il momento di rischiare, di mettersi alla prova e di uscire da uno stereotipo consolidato di città ferma, chiusa, ancorata a certezze ormai superate. La candidatura, prima ancora dei Giochi (anche perché il successo è tutt'altro che scontato), viene considerata un investimento, un'operazione di marketing del territorio, una grande campagna promozionale per la città e per tutta la regione. Confrontarsi per quasi diciotto mesi con altri paesi e far parlare di sé i media di tutto il mondo è il primo obiettivo da raggiungere. Al tempo stesso, lo sforzo progettuale richiesto dalla redazione del dossier di candidatura offrirà la possibilità di saggiare la capacità del sistema di cooperare, di elaborare progetti comuni e condividere obiettivi. Associazione fondata e finanziata dalle istituzioni locali, il Comitato promotore Torino 2006 nasce con l'entusiasmo tipico dei principianti (è la prima candidatura) e con la determinazione tipica dei torinesi. A me viene affidato il ruolo di presidente esecutivo e a Giugiaro quello di presidente. In poche settimane il Comitato raccoglie un gruppo di professionisti, di giovani e di volontari, che mettono a disposizione di questo progetto tutte le loro energie. Il recente insuccesso di un'ottima candidatura italiana alle Olimpiadi del 2004 (Roma 2004, considerata grande favorita) e la consapevolezza di essere partiti in ritardo rispetto alle rivali più accreditate sono elementi sufficienti a tenere a bada eccessivi entusiasmi. Il Comitato promotore, che può contare sul costante sostegno tecnico del CONI, non promette gloria o posti di lavoro futuri, ma incontra disponibilità all'impegno e al coraggio.
La prima sfida è preparare il dossier di candidatura: tre volumi in inglese e francese che raccolgono i progetti della Torino olimpica. Poi arriveranno i confronti, gli incontri e le verifiche di quei progetti. E, infine, la scelta dell'Assemblea Generale del CIO. Inoltre, per più di un anno, decine di presentazioni internazionali, apparizioni in eventi sportivi e non, per mettere in mostra le potenzialità del territorio e per convincere gli scettici: anche una città industriale può ospitare i Giochi olimpici, soprattutto se quella città è Torino.
Un polo per gli sport del ghiaccio, Torino, con un'appendice pedemontana a Pinerolo; un'area alpina, con un fulcro naturale a Sestriere, per le discipline della neve; in mezzo un'autostrada, due strade statali e due linee ferroviarie per rendere le distanze compatibili con gli standard olimpici e con le richieste del CIO: il sistema olimpico di Torino 2006 prende forma in poche settimane rispecchiando, in massima parte, le proposte già formulate nel documento presentato al CONI pochi mesi prima.
In città, gli impianti principali sono disposti nell'area Continassa, intorno allo Stadio delle Alpi. Tra gli interventi previsti anche la ristrutturazione del Palavela, la costruzione di un impianto per il ghiaccio in corso Tazzoli e la realizzazione del villaggio olimpico nell'area di Spina 3 (Torino Nord). In montagna lo sci alpino si divide tra Sestriere, San Sicario e Bardonecchia. Sci di fondo e salto vanno a Pragelato; bob, slittino e skeleton a Beaulard; freestyle a Sauze d'Oulx.
Queste informazioni, arricchite da studi preliminari e visualizzazioni tridimensionali, sono raccolte e pubblicate nel dossier di candidatura, che contiene anche informazioni dettagliate sul territorio, sulla finanza pubblica e sulle previsioni di budget per il futuro Comitato organizzatore. Questi dati vengono messi insieme sulla base di stime ricavate dai documenti di candidature precedenti (a cominciare da Roma 2004) e dei parametri previsti dal CIO e dalle Federazioni internazionali. La credibilità del progetto è assicurata da un insieme di garanzie ufficiali di istituzioni e imprese private, ma soprattutto da un documento del governo italiano che si impegna a mettere a disposizione 1091 miliardi di lire in caso di successo di Torino.
Il dossier viene consegnato al CIO, a Losanna, il 31 agosto 1998. Da quel momento la palla passa agli esperti del CIO, che analizzano a fondo il documento. Pochi mesi dopo, in ottobre, la Commissione di valutazione del CIO (tecnici, esperti di ciascuno dei temi trattati nel dossier) visita Torino e le sue montagne per giudicare il progetto olimpico e confrontarlo con quello delle altre candidate. Il risultato della Commissione - accolto non senza polemiche nei primi giorni di dicembre - è una classifica (ufficiosa) che mette al primo posto la svizzera Sion e, di seguito, Torino e Klagenfurt.
Da quel momento dovrebbero cominciare le visite dei membri del CIO alle sei città: secondo le regole, gli 'elettori' - coloro che a giugno, a Seul, sceglieranno la città ospite dei XX Giochi olimpici invernali - avrebbero il dovere di visitare le città candidate in modo da farsi un'idea e verificare la verosimiglianza dei progetti e dei giudizi espressi dalla Commissione di valutazione. Ma proprio negli ultimi giorni del 1998 il CIO è investito da uno scandalo senza precedenti. Le rivelazioni di un vicepresidente e alcune inchieste giornalistiche portano alla luce il 'mercato dei voti' che ha permesso a Salt Lake City di aggiudicarsi i Giochi del 2002. La capitale dello Utah diventa il simbolo della corruzione, nonostante i valori di integrità affermati dalla locale comunità mormone. In pratica, si appura che il Comitato promotore americano ha elargito somme di denaro e 'regali' ad alcuni membri del CIO, per convincerli a votare a favore della propria città.
Questi episodi, che portano all'azzeramento dei vertici del Comitato organizzatore di Salt Lake City, hanno un effetto domino ad ampio raggio: la pressione della stampa internazionale porta alla luce altri casi di corruzione e si diffonde la richiesta di un profondo rinnovamento del Comitato olimpico. Il presidente Juan Antonio Samaranch ritrova la fiducia dell'Assemblea del CIO con una riforma che, tra le altre novità, cambia le regole per la selezione delle città ospiti annullando le visite dei membri CIO. Torino si trova in una condizione di oggettivo svantaggio rispetto ad alcune concorrenti (prima fra tutte Sion) che sono già state conosciute in occasione di candidature precedenti. In poco più di sei mesi (la decisione finale deve essere presa il 19 giugno 1999) il Comitato promotore produce uno sforzo straordinario di comunicazione per intercettare il massimo numero di membri del CIO e convincere l'opinione pubblica internazionale della bontà del proprio progetto. Un lavoro efficace, come dimostrerà il risultato di Seul.
Di fronte alla Sessione nr. 109 del CIO, il 18 giugno 1999 il sindaco Valentino Castellani e io illustriamo il progetto della Torino olimpica: una presentazione efficace, precisa, senza eccessi, impreziosita da un breve discorso in video del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che conferma il pieno sostegno del paese alla candidatura, e corroborata dall'intervento dal palco di Stefania Belmondo.
Il voto dell'Assemblea, il 19 giugno, è netto: 53 voti per Torino, 36 per Sion. Un successo inatteso, in Italia e all'estero. L'evento proietta immediatamente Torino sulle prime pagine dei giornali del mondo e coglie di sorpresa il mondo dell'informazione italiano. Attribuire il successo di Seul alla qualità della presentazione finale sarebbe ingenuo: la vittoria di Torino è una vittoria dello sport italiano, maturata al termine di un lungo lavoro dei membri italiani del CIO - Carraro, Nebiolo, Pescante e Cinquanta - e di una vera e propria campagna elettorale condotta dal Comitato promotore con entusiasmo ed efficienza. A Seul, il sindaco Castellani e il presidente del CONI Gianni Petrucci firmano l'Host city contract, il contratto che vincola la città ospite a rispettare le regole imposte dal CIO per l'organizzazione dei Giochi olimpici. In quel momento si chiude l'esperienza della candidatura e comincia un periodo di analisi e di trattativa politica per la ridefinizione delle responsabilità e dei ruoli. Gli enti locali e il CONI si trovano di fronte a una realtà auspicata, ma ritenuta improbabile fino a poche settimane prima.
L'organizzazione: lo scenario e gli attori
Trascorsa l'estate, l'autunno del 1999 viene impiegato dalle istituzioni e dal CONI per definire l'assetto del futuro Comitato organizzatore. La scelta strategica fondamentale è di creare due enti distinti: da un lato il Comitato organizzatore, un ente di diritto privato con il compito esclusivo di organizzare i Giochi dal punto di vista sportivo, tecnologico, logistico, utilizzando risorse di mercato; dall'altro un'agenzia pubblica, con la missione esclusiva di realizzare impianti e infrastrutture utilizzando i finanziamenti messi a disposizione dallo Stato. Il 27 dicembre 1999 nelle stanze del Municipio di Torino viene firmato lo statuto del Comitato per l'Organizzazione dei XX Giochi olimpici invernali - Torino 2006. Un nome lungo e difficile reso più semplice dall'acronimo ufficiale richiesto dal CIO: TOROC (Torino organizing committee). Il TOROC si configura come una fondazione di diritto privato senza fini di lucro che ha il compito di organizzare le Olimpiadi invernali del 2006. Il Consiglio di amministrazione è composto dai rappresentanti degli enti locali, dai presidenti della Federazione italiana sport del ghiaccio, della Federazione italiana sport invernali e della Federazione italiana sport disabili, dai membri italiani del CIO, da rappresentanti della società civile piemontese e da atleti vincitori di medaglie olimpiche (Alberto Tomba e Stefania Belmondo).
Presidente del Consiglio di Amministrazione (e quindi del TOROC) è nominato Valentino Castellani, ingegnere, professore al Politecnico di Torino e sindaco della città per otto anni, dal 1993 al 2001. Castellani guida l'Ufficio di presidenza, organo esecutivo del TOROC, il cui compito è coordinare le attività del Comitato, nell'ambito delle deliberazioni del Consiglio d'amministrazione, assicurando l'attuazione degli indirizzi. Forse anche grazie al successo della candidatura, alla scrivente viene attribuita la carica di vicepresidente vicaria, mentre gli altri membri dell'Ufficio di presidenza sono il vicepresidente Gianni Petrucci, presidente del CONI; Rinaldo Bontempi, vicepresidente nominato dalla Provincia di Torino; Bruno Rambaudi, vicepresidente nominato dalla Regione Piemonte; Raffaele Pagnozzi, segretario generale del CONI, e Francesco Jayme, sindaco di Sestriere e rappresentante dei Comuni sedi di gara. La guida operativa del TOROC è affidata a Paolo Rota, nominato direttore generale da una delibera del Consiglio d'amministrazione il 27 marzo 2000. Ingegnere, torinese, Rota è giunto alle Olimpiadi dopo aver guidato il gruppo Invicta-Diadora.
Come già detto, il Comitato organizzatore è un ente di diritto privato e come tale dispone di risorse provenienti dal mercato. Più precisamente: dai diritti televisivi, contrattati direttamente dal CIO (410 milioni di euro), e dalle entrate del programma di marketing (circa 370 milioni). Questi ricavi dovranno permettere al TOROC di finanziare le proprie attività e cioè: organizzare le competizioni sportive e le cerimonie di apertura e chiusura dei XX Giochi olimpici invernali, gestire i villaggi olimpici che ospiteranno atleti e tecnici, i villaggi media che ospiteranno i giornalisti, il Centro stampa principale e il Centro di produzione radiotelevisiva, coordinare i trasporti, i servizi medici, allestire le strutture temporanee necessarie ad atleti e spettatori e progettare e promuovere il programma culturale. A tutto questo va aggiunta la responsabilità di soddisfare i fabbisogni tecnologici, di curare la trasmissione di dati, oltre che la produzione e la diffusione del segnale televisivo.
Il TOROC ha uno staff di 140 persone (giugno 2002) destinate ad aumentare da 800 a 1000 unità entro il 2006. Una struttura complessa, che dovrà organizzare anche i Giochi paralimpici, riservati ai disabili, che si svolgeranno pochi giorni dopo la chiusura dei Giochi olimpici. Un impegno importante, anche se di entità meno imponente: le Paralimpiadi, infatti, coinvolgono un numero inferiore di siti di gara e circa 600 atleti, complessivamente.
L'Agenzia Torino 2006 e la legge 285
I XX Giochi olimpici invernali Torino 2006 sono regolati dalla l. 9 ottobre 2000 nr. 285, che stabilisce le disposizioni per la realizzazione di impianti sportivi, infrastrutture olimpiche e viarie. La legge istituisce l'Agenzia per lo svolgimento dei XX Giochi olimpici invernali (Agenzia Torino 2006), che realizza il piano degli interventi, definito dal TOROC. Secondo i programmi stabiliti dopo il successo di Seul, quindi, il Comitato organizzatore è il 'soggetto programmatore' delle opere pubbliche, il committente, mentre l'Agenzia Torino 2006 è il soggetto attuatore che svolge, per la quasi totalità degli interventi, la funzione di stazione appaltante. L'Agenzia è guidata da un Comitato direttivo composto da sei rappresentanti degli enti locali e del CONI. Il direttore generale è l'ingegner Domenico Arcidiacono. Il controllo delle attività è affidato al Comitato di alta sorveglianza e garanzia, che riferisce direttamente al ministro per la Funzione pubblica Franco Frattini, che ha la delega ai Giochi olimpici di Torino 2006. L'Agenzia ha a disposizione circa 750 milioni di euro (1500 miliardi di vecchie lire), messi a disposizione dallo Stato nella Finanziaria 2001. Lo stanziamento ha aumentato la copertura garantita dal governo Prodi durante la candidatura (1091 miliardi). A questi fondi, in realtà, ne sono stati aggiunti altri, che andranno però a finanziare interventi per le cosiddette 'opere connesse': interventi di viabilità non strettamente necessari allo svolgimento dei Giochi olimpici e identificati dalla Regione Piemonte per migliorare la qualità del territorio.
La VAS e la tutela dell'ambiente
Nella definizione del Piano degli interventi, cioè nella scelta dei siti di gara e nella definizione delle caratteristiche tecniche degli impianti, il TOROC ha come linea guida il documento VAS (Valutazione ambientale strategica). Si tratta di un'analisi che ha preso in considerazione gli effetti sul territorio delle opere olimpiche nel lungo periodo e in una logica di insieme. In altri termini, non è sufficiente che esse siano compatibili con il territorio dal punto di vista ambientale, ma devono esserlo anche dal punto di vista socioeconomico. La VAS ha preso in esame tutte le opere e gli interventi del Programma olimpico e analizza le possibilità di un riutilizzo degli impianti dopo il 2006. In particolare, sono considerati i costi di gestione e le funzioni degli impianti sportivi, progettati tenendo conto delle indicazioni emerse dalla VAS.
L'approvazione da parte della Regione Piemonte e del Ministero dell'Ambiente del documento VAS ha imposto al TOROC l'adempimento di una serie di procedure che garantiscono il rispetto dell'ambiente e in alcuni casi la sua riqualificazione. In particolare, il TOROC dovrà predisporre il piano degli inerti, il piano della mobilità sostenibile, il piano per la sicurezza dei lavoratori e delle popolazioni, il piano della prevenzione dei rischi naturali e il piano del sistema idrico. Oltre a questi piani, il TOROC ha ideato un modello di monitoraggio continuo del territorio olimpico, con particolare riferimento ai siti interessati e alle ricadute ambientali con l'obiettivo di definire un bilancio ambientale complessivo.
Il nuovo sistema olimpico
Rispetto ai progetti della candidatura, il Consiglio di amministrazione del TOROC ha approvato alcune importanti modifiche nella distribuzione degli impianti sul territorio. In particolare, a Torino, le strutture per gli sport del ghiaccio e il villaggio olimpico, inizialmente previste nell'area nord della città - nei pressi dello Stadio delle Alpi - sono state ricollocate nell'area sud.
Su indicazione del Consiglio Comunale di Torino, è stato identificato un 'distretto olimpico' che ha come centro il Lingotto. A poca distanza dall'ex fabbrica - che ospiterà il centro stampa e il centro radiotelevisivo - si troveranno il villaggio olimpico, un villaggio media, gli impianti per hockey, pattinaggio di velocità, pattinaggio artistico e short-track e l'hotel della Famiglia olimpica. La mappa olimpica di Torino è quindi radicalmente cambiata rispetto alla candidatura: ha assunto una forma più compatta e funzionale, apprezzata dal CIO e dalle Federazioni sportive internazionali.
Anche fuori città le cose sono cambiate: a Pinerolo si disputerà il torneo di curling (era previsto che vi
si svolgesse una parte del torneo di hockey); in montagna il cambiamento principale riguarda bob, slittino e skeleton: per ragioni di stabilità geologica, la pista, prevista a Beaulard nel dossier di candidatura, è stata collocata a Oulx. Purtroppo, la presenza di amianto nel terreno ha imposto un ulteriore spostamento: il 25 marzo 2002 il Consiglio di amministrazione ha approvato la nuova localizzazione, a Cesana, in località Pariol-Grenier.
Le altre discipline alpine, invece, non hanno subito variazioni: sci alpino tra Sestriere, Bardonecchia e Cesana-San Sicario; freestyle a Sauze d'Oulx; snowboard a Bardonecchia; sci di fondo, salto e combinata nordica a Pragelato.
Il ruolo delle istituzioni
Come nel periodo della candidatura, le istituzioni locali seguono da vicino le attività e i progetti olimpici. Comune, Provincia e Regione hanno identificato un assessore alle Olimpiadi e, oltre alla presenza in Consiglio di Amministrazione, affiancano quotidianamente il TOROC nelle attività operative. Il rapporto è obbligato: le competenze degli enti locali in tema di ambiente, urbanistica, gestione delle acque e pianificazione degli interventi di viabilità, politica turistica e sportiva sono decisive per il successo dei Giochi olimpici.
La collaborazione varia a seconda delle competenze e comprende ovviamente anche gli altri Comuni sedi di gara, le Comunità montane e le Agenzie turistiche locali. Per rendere questa collaborazione efficace e costante, il TOROC ha anche istituito una funzione 'Rapporti con il Territorio', che ha il compito di definire i reciproci ambiti di competenza e stimolare la cooperazione.
Fuori dai confini regionali, il governo segue con attenzione i Giochi olimpici: il ministro per la Funzione pubblica, che come si è detto ha una delega specifica, incontra periodicamente i responsabili del TOROC, degli enti locali e dell'agenzia.
Le prospettive
Al termine di ogni edizione si dice che gli ultimi sono stati i "migliori Giochi olimpici della storia". È un luogo comune che ha un fondo di verità, perché ogni edizione si spinge avanti, va oltre. Quel che è certo è che Salt Lake City ha organizzato una grande Olimpiade. Saremo in grado di fare lo stesso? Le premesse ci sono, ma la sfida è davvero immensa, per un paese come il nostro, in cui non sempre è facile portare a termine le opere pubbliche e organizzare grandi eventi. Da parte nostra, mia e di tutto il TOROC, l'impegno è straordinario e la determinazione è la stessa dei giorni - ormai lontani - della candidatura.
In termini operativi: il 2002 è l'anno della pianificazione, il 2003 e il 2004 (e in parte il 2005) saranno gli anni dei cantieri. Poi arriveranno i 'Test Events', le gare che permetteranno di sperimentare la solidità dell'organizzazione a un anno dai Giochi. Infine, dal 10 al 26 febbraio 2006, le Olimpiadi.
E dopo, che cosa lasceranno i Giochi olimpici a Torino e al Piemonte? L'attenzione al destino degli impianti e alle esigenze, ambientali e sociali, del territorio lascia immaginare che nel 2006 il Piemonte avrà a disposizione nuove infrastrutture, risorse e competenze, oltre a essere più conosciuto, grazie allo straordinario impatto mediatico dei Giochi olimpici. Tuttavia, l'esperienza di Salt Lake City insegna che accanto agli impianti, ai villaggi e alle strade, le Olimpiadi possono lasciare un patrimonio immateriale, fatto di valori, professionalità e senso di appartenenza. Nel nostro caso, la collaborazione tra le istituzioni, che ha segnato questa vicenda fin dal principio, è uno dei risultati destinati a rimanere in eredità a tutta la regione: una capacità di lavorare insieme, con entusiasmo e passione, che ci permette di guardare al futuro con fiducia.
repertorio
Storia dei Giochi olimpici invernali
Le origini
All games, all nations, "tutti i giochi, tutte le nazioni": con questa efficace formula, nel 1912, di fronte al riacutizzarsi delle questioni nazionali che minacciano lo spirito universalistico sul quale è rinato il mito di Olimpia e che di lì a poco precipiteranno l'Europa nel Primo conflitto mondiale, il barone de Coubertin riafferma l'ispirazione fondamentale e la regola aurea dei Giochi olimpici moderni, di cui si tiene in quell'anno la quinta edizione. In seguito più volte la politica interverrà, con espulsioni, sanzioni e boicottaggi, a condizionare pesantemente la regola del 'tutte le nazioni'. E anche a proposito del 'tutti i giochi' va detto che, almeno in un primo momento, numerose difficoltà e vivaci contrasti caratterizzano l'ingresso ufficiale nelle Olimpiadi degli sport invernali.
Quando il Comitato olimpico internazionale, nella riunione tenuta a Losanna il 3 giugno 1921, decide, vincendo le perplessità di de Coubertin e la fiera opposizione dei paesi scandinavi, di assegnare alla Francia, nazione scelta per ospitare nel 1924 l'ottava edizione dell'Olimpiade estiva, anche una sessione dedicata agli sport della neve, viene adottata la formula riduttiva di 'settimana di sport invernali' in modo da togliere all'evento ogni crisma di ufficialità. Soltanto l'anno successivo, al congresso di Praga del CIO, l'iniziativa francese, nell'occasione ribattezzata 'Primi Giochi d'inverno', sarà riconosciuta come il punto di partenza di una manifestazione da svolgersi periodicamente, sull'esempio dei Giochi olimpici estivi. Nello stesso congresso di Praga del 1925 viene stabilito che tali manifestazioni avranno luogo ogni quattro anni, in concomitanza con le Olimpiadi ma non necessariamente nella stessa nazione organizzatrice di queste, si chiameranno Giochi olimpici invernali e vedranno l'assegnazione di medaglie e diplomi diversi da quelli dei Giochi olimpici estivi.
In realtà, anche prima del 1924 specialità riconducibili agli sport invernali hanno fatto una fugace apparizione in alcune delle prime edizioni delle Olimpiadi: a Londra nel 1908 e ad Anversa nel 1920 sono infatti incluse alcune gare di pattinaggio su ghiaccio.
Le 19 edizioni
I - 1924 Chamonix (25 gennaio-5 febbraio). - Ai primi Giochi invernali partecipano 17 nazioni, con le gravi assenze della Germania e della Russia; gli atleti in gara sono 258, di cui 13 donne; 14 le medaglie d'oro da assegnare. Il programma comprende pattinaggio (artistico e di velocità), sci nordico (con prove di fondo, di salto dal trampolino di 70 m e di combinata salto e fondo), gare di bob (a due e a quattro) e un torneo di hockey; a titolo sperimentale è inclusa una prova di fondo e tiro (antesignana del biathlon), riservata alle pattuglie militari, che si disputerà fino al 1948; come sport dimostrativo compare lo skeleton. Non sono incluse invece le specialità dello sci alpino, che nel 1924 è ancora troppo giovane per figurare nel programma di una competizione di rilievo internazionale (la prima discesa libera si è svolta in Svizzera nel 1911, mentre il primo slalom, definito 'discesa con passaggi obbligati', risale al 1922) e che solo nel 1928 sarà accolto dalla Federazione internazionale dello sci fra le proprie specialità. Nelle gare di sci nordico dominano i norvegesi, che si impongono sia nel fondo sia nel salto. Protagonista assoluto di questa edizione è Thorleif Haug, che vince le tre medaglie d'oro del fondo e il bronzo del salto speciale. Gli italiani presenti sono 23, solo uomini, e ottengono come migliori piazzamenti un quarto, un sesto e un nono posto, nel fondo e nel bob.
II - 1928 St. Moritz (11-19 febbraio). - La seconda edizione dei Giochi olimpici invernali è organizzata dalla Svizzera. Cresce il numero delle nazioni partecipanti (28) e degli atleti (464, di cui 26 donne); fra gli sport, lo skeleton diventa disciplina olimpica e vengono introdotte gare di bob a cinque. La supremazia degli atleti nordici rimane incontrastata: al dominio svedese nella 50 km i norvegesi rispondono con le vittorie nelle altre gare di fondo e nel salto; fanno parlare le misteriose peci con cui gli scandinavi rendono scorrevoli i loro attrezzi. Autentica rivelazione di questi Giochi è la giovanissima pattinatrice norvegese Sonja Henie che, non ancora sedicenne, vince la medaglia d'oro: al suo debutto, quattro anni prima a Chamonix, aveva ottenuto il settimo posto. Soprannominata 'la fata del ghiaccio', la Henie sarà campionessa olimpica ancora nel 1932 e nel 1936, quando abbandonerà l'attività sportiva per dedicarsi con qualche successo al cinema. Deludente la prova degli italiani: i 17 atleti (solo uomini) in gara non conquistano medaglie, né ottengono piazzamenti di rilievo, nonostante la Federazione italiana dello sci abbia per tempo ingaggiato allenatori norvegesi sia per il fondo sia per il salto. Sfortunata la prova della pattuglia militare agli ordini del generale Ottavio Zoppi: dati per favoriti nella gara che inaugura i Giochi, i militari italiani (Enrico Silvestri, Daniele Pellissier, Erminio Confortola e Pietro Maquignaz) vedono compromessa la loro prestazione dalla caduta del quarto frazionista.
III - 1932 Lake Placid (4-13 febbraio). - Con la terza edizione i Giochi olimpici invernali varcano l'oceano. Le gare si svolgono tra i monti Adirondacks nello Stato di New York, in una stazione climatica di recente richiamo turistico. A pronunciare il giuramento nella cerimonia inaugurale è l'allora governatore dello Stato Franklin D. Roosevelt, che di lì a pochi mesi sarà eletto presidente degli Stati Uniti. La distanza dall'Europa, che impone una lunga e costosa trasferta, contribuisce fortemente a tenere basso il numero delle nazioni partecipanti (17) e degli atleti (307, di cui 21 donne). Le discipline sono le stesse delle edizioni precedenti, ma le nuove regole adottate suscitano clamorose polemiche, specialmente nel pattinaggio di velocità, dove i cambiamenti imposti dagli organizzatori portano al ritiro del campione norvegese, a tutto vantaggio degli atleti statunitensi. Lo svolgimento della 50 km di fondo è condizionato da una tormenta che imperversa su una pista mal preparata, dove affiorano sassi e radici: vince il finlandese Veli Saarinen, al dodicesimo posto si classifica l'italiano Erminio Sartorelli.
IV - 1936 Garmisch-Partenkirchen (6-16 febbraio). - I quarti Giochi invernali hanno luogo sulle nevi della Baviera, non lontano dai confini con l'Austria, sei mesi prima delle Olimpiadi di Berlino. Come accadrà di lì a poco con queste, l'edizione di Garmisch è la più grandiosa svoltasi finora. Vi partecipano tutti i paesi più importanti, con la sola esclusione dell'Unione Sovietica. Oltre 650 sono gli atleti che si contendono le 17 medaglie d'oro in palio; il numero delle donne sale a 80 e tra queste figurano per la prima volta cinque italiane, su un totale di 44 nostri partecipanti. Gli spettatori paganti superano i 100.000. Gli svedesi dominano nelle gare di fondo e nel salto, mentre i finlandesi vincono la staffetta 4 x 10 km, disciplina aggiunta al programma tradizionale dello sci nordico. In questa edizione fa la sua comparsa anche lo sci alpino, sia maschile sia femminile: le due gare in programma, di slalom e discesa libera, sono appannaggio degli atleti tedeschi. L'Italia riesce a cogliere il primo alloro, vincendo la gara di staffetta riservata alle pattuglie militari, che essendo però sport dimostrativo non dà l'oro olimpico. Della squadra italiana fanno parte Luigi Perenni, Sisto Scilligo, Stefano Sertorelli, Enrico Silvestri.
V - 1948 St. Moritz (30 gennaio-8 febbraio). - Dopo due quadrienni olimpici cancellati a causa del Secondo conflitto mondiale, nella prima edizione del dopoguerra la nazione ospitante è di nuovo la Svizzera. D'ora in avanti varrà la regola che i Giochi invernali non si svolgano nello stesso paese delle Olimpiadi estive. Gli Stati partecipanti sono 28; il Comitato olimpico esclude Germania e Giappone, in quanto aggressori nella guerra appena conclusa. Gli atleti sono circa 670, tra cui 77 donne; 22 le medaglie d'oro assegnate. Tra le specialità si impone lo sci alpino, in cui emerge il francese Henri Oreiller, primo nella discesa libera e nella combinata e terzo nello slalom. Il valtellinese Nino Bibbia vince nello skeleton la prima medaglia d'oro italiana ai Giochi invernali. Sfortunata la sciatrice Celina Seghi, quarta sia nella discesa sia nella combinata.
VI - 1952 Oslo (14-25 febbraio). - La manifestazione approda nel paese dove lo sci è nato e da dove, negli ultimi decenni dell'Ottocento, si è diffuso come sport nel resto d'Europa. Oslo è l'unica capitale che sia mai stata sede dei Giochi invernali, e un pubblico numeroso, competente e appassionato garantisce il successo della sesta edizione (alle gare dal trampolino assistono 130.000 spettatori). Le nazioni partecipanti salgono a 30; è ancora assente l'Unione Sovietica, che farà di lì a poco il suo ingresso nel circuito delle gare internazionali di queste discipline. Gli atleti superano il numero di 700, con una presenza record di donne (oltre 100), che rende onore a una delle più significative novità tecniche appena introdotte: le gare femminili di fondo. Ai norvegesi vanno sette medaglie d'oro, tre d'argento e sei di bronzo. Tra gli italiani si mette in evidenza Zeno Colò, che vince l'oro nella discesa libera e arriva quarto nello slalom; Giuliana Minuzzo, bronzo nella discesa libera, dà all'Italia la prima medaglia femminile.
VII - 1956 Cortina d'Ampezzo (26 gennaio-5 febbraio). - Prima ancora che a Roma nel 1960, le Olimpiadi arrivano in Italia nel 1956 con i Giochi invernali di Cortina. Il fuoco olimpico viene acceso a Roma in Campidoglio con la benedizione di Papa Pio XII, nella città ampezzana il giuramento è letto da Giuliana Minuzzo: è la prima volta, nella storia delle Olimpiadi, che a farlo è una donna. Un'altra prima volta riguarda la presenza della televisione, che riprende alcune gare. Il successo della manifestazione è attestato dai dati numerici relativi alla partecipazione: 32 i paesi e quasi 1000 gli atleti (132 donne). Sul piano dei risultati i Giochi di Cortina sono legati al nome dell'austriaco Toni Sailer, trionfatore in tutte e tre le prove di sci alpino, un record che sarà eguagliato solo da Jean-Claude Killy nel 1968. Degli italiani è forzatamente assente Zeno Colò, escluso con l'accusa di professionismo per aver concesso a un'azienda di 'firmare' scarponi e giacca a vento per una cifra di poco superiore al milione di lire. L'oro arriva nel bob a due grazie a Lamberto Dalla Costa e Giacomo Conti, che precedono l'altra coppia azzurra Eugenio Monti-Renzo Alverà, all'inizio data per favorita; un secondo argento viene dal bob a quattro (Monti, Alverà, Ulrico Girardi e Renato Mocellini).
VIII - 1960 Squaw Valley (18-28 febbraio). - Con l'ottava edizione i Giochi invernali varcano di nuovo l'oceano. Motivazioni economiche e di politica del turismo fanno preferire il villaggio del nord della California, posto a oltre 2000 m di altitudine, alla più accreditata Innsbruck. Le nazioni partecipanti scendono a 30, con un totale di circa 670 concorrenti (143 donne). Gli effetti vistosi di una consumata regia, posta nelle mani di Walt Disney, non riescono a nascondere del tutto i limiti di una scelta sulla quale finiscono con il pesare, oltre ai problemi legati all'altitudine e alla lontananza dall'Europa, improvvisazioni e insufficienze nell'allestimento delle attrezzature. Le gare di bob, per es., devono essere cancellate perché non è stata approntata una pista specifica. Ciò costituisce un non piccolo handicap per la squadra azzurra, pronta a schierare i trionfatori dell'edizione precedente. Unica affermazione italiana è il bronzo di Giuliana Minuzzo nello slalom gigante; nella discesa libera Bruno Alberti ottiene il sesto posto e Pia Riva il quarto. Tra le gare in programma entrano anche il biathlon e il pattinaggio femminile di velocità.
IX - 1964 Innsbruck (29 gennaio-9 febbraio). - L'edizione austriaca delle Olimpiadi invernali è la prima a godere di una completa copertura televisiva, che contribuisce notevolmente ad assicurarne il successo. Impressionante anche il numero degli spettatori che seguono direttamente le gare nei vari impianti distribuiti sull'intero comprensorio di Innsbruck. Aumenta il numero complessivo delle medaglie d'oro (34) e degli atleti in gara (oltre 1000 per un totale di 36 paesi; il Sudafrica è escluso a causa dell'apartheid). Nello sci alpino si segnalano due sorelle francesi, Christine e Marielle Goitschel, trionfatrici nello slalom, ma il predominio è dei colori sovietici: la pattinatrice Lidya Skobikova vince in quattro giorni tutte e quattro le medaglie d'oro della velocità, mentre la sciatrice Klaudya Boyarskikh domina nelle tre distanze del fondo. Per gli italiani un argento e un bronzo nel bob a due, che si arricchisce di un significato sportivo ben al di là della prestazione: Eugenio Monti, che gareggia in coppia con Sergio Siorpaes, nell'imminenza della quarta e decisiva manche, fornisce all'equipaggio inglese, favorito dal pronostico, un pezzo di ricambio che lo salva dal ritiro; a Monti, preceduto sul traguardo anche dall'altra coppia azzurra (Sergio Zardini-Romano Bonagura), viene assegnato il premio Fair Play, intitolato a Pierre De Coubertin e istituito per l'occasione. L'Italia vince anche altre due medaglie di bronzo: nel bob a quattro (Monti, Sergio Siorpaes, Gildo Siorpaes, Benito Rigoni) e nello slittino biposto (Walter Aussendorfer, Siegfried Mair).
X - 1968 Grenoble (6-18 febbraio). - La Francia, che aveva ospitato la prima, ufficiosa edizione dei Giochi, torna protagonista nel 1968. Quella che si svolge a Grenoble è l'Olimpiade di tutta la nazione francese, fortemente voluta e patrocinata dal suo presidente, il generale Charles De Gaulle. Di grande efficacia la cerimonia d'apertura, con la fiamma olimpica trasportata in aereo da Atene e il giuramento pronunciato dallo stesso De Gaulle. Le nazioni partecipanti sono 37 con circa 1200 concorrenti (211 donne). Grandi affermazioni per gli atleti francesi: Jean-Claude Killy emula l'impresa di Toni Sailer a Cortina, vincendo l'oro nella discesa libera, nello slalom gigante e in quello speciale, mentre la più giovane delle sorelle Goitschel, Marielle, domina il settore femminile. Gli azzurri ottengono il più grande successo raggiunto finora: quattro ori. Il finanziere Franco Nones vince la 30 km di fondo, infrangendo per la prima volta il predominio nordico in questo tipo di gare; doppia vittoria per Eugenio Monti, nel bob a due, in coppia con Luciano De Paolis, e nel bob a quattro, con De Paolis, Roberto Zandonella e Mario Armano; Erika Lechner, ventenne della Val Pusteria, affermandosi nello slittino monoposto conquista la prima medaglia d'oro femminile nelle Olimpiadi invernali.
XI - 1972 Sapporo (3-13 febbraio 1972). - È la prima volta che i Giochi invernali hanno luogo in Asia. La potenza economica del Giappone si mostra in tutta evidenza, come già era accaduto per le Olimpiadi estive di Tokyo nel 1964: per l'occasione nell'isola di Hokkaido vengono costruiti, oltre agli impianti per le gare, un aeroporto, un tunnel sotto il mare, nonché una linea metropolitana. Poco più di 1000 atleti, in rappresentanza di 35 nazioni, si contendono le 35 medaglie d'oro in palio. Nello slittino i tedeschi dell'Est conquistano gli otto titoli disponibili; l'olandese Adrianus Schenk vince tre ori nel pattinaggio di velocità e la sovietica Galina Kulakova ne uguaglia il risultato nello sci di fondo. Olimpiade da record per i colori italiani: due medaglie d'oro, due d'argento e una di bronzo. Nello slalom gigante diventa campione olimpico un giovane di Trafoi, l'anno precedente già campione del mondo, Gustav Thoeni, che conquista anche la medaglia d'argento nello slalom speciale, alle spalle dello spagnolo Francisco Fernandez Ochoa, mentre suo cugino Rolando Thoeni ottiene il bronzo. Oro anche nello slittino biposto, con la coppia composta da Paul Hildgartner e Walter Plaikner, e argento nel bob a quattro, con l'equipaggio formato da Nevio De Zordo, Gianni Bonichon, Adriano Frassinelli e Corrado Dal Fabbro.
XII - 1976 Innsbruck (4-19 febbraio). - Per i dodicesimi Giochi d'inverno la scelta cade nuovamente sul centro del Tirolo che ha già dato buona prova dodici anni prima. È una decisione presa all'ultimo momento per rimediare all'improvvisa defezione della città di Denver, in Colorado, sede designata dal Comitato olimpico, dove un referendum popolare ha bocciato l'iniziativa nella previsione di onerosi impegni finanziari e di probabili indebitamenti. Le gare in programma sono 37, altrettante le nazioni partecipanti e oltre 1100 gli atleti (231 donne). La sciatrice della Germania federale Rosi Mittermeier ottiene l'oro nella discesa libera, l'argento nello slalom speciale, nello slalom gigante e nella combinata. In Italia c'è grande aspettativa per l'alfiere della squadra azzurra, Thoeni, ma la vera rivelazione è il piemontese Piero Gros, che vince lo speciale precedendo lo stesso Thoeni; qualche giorno prima, nella gara del gigante, Thoeni ha incredibilmente compromesso il successo sbagliando la seconda manche dopo aver dominato la prima. Le altre due medaglie italiane sono conquistate da Claudia Giordani (argento) nello slalom femminile e da Herbert Plank (bronzo) nella discesa libera.
XIII - 1980 Lake Placid (13-24 febbraio). - I Giochi ritornano nella località dello Stato di New York che aveva già ospitato l'edizione del 1932. Una certa approssimazione organizzativa segna lo svolgimento della manifestazione; per di più il clima politico è reso incandescente dall'annuncio del presidente americano Carter di voler boicottare le imminenti Olimpiadi estive di Mosca a seguito dell'invasione sovietica dell'Afghanistan. Gli atleti russi e dei paesi dell'Europa dell'Est, tedeschi orientali in testa, prendono parte regolarmente alle gare, ottenendo complessivamente buoni risultati. Lo statunitense Eric Arthur Heiden conquista tutte e cinque le medaglie d'oro del pattinaggio di velocità. Nelle specialità alpine protagonista assoluto è lo svedese Ingmar Stenmark, che vince con autorevolezza entrambi gli slalom; Thoeni ottiene soltanto l'ottavo posto nello speciale. Le uniche due medaglie (d'argento) per l'Italia vengono dallo slittino, grazie a Paul Hildgartner, nel monoposto, e a Peter Geschitzer e Walter Brunner, nel biposto.
XIV - 1984 Sarajevo (8-19 febbraio). - A ospitare i Giochi, assegnati alla Iugoslavia, è la capitale della Bosnia-Erzegovina. La partecipazione non ha mai raggiunto finora punte così alte: gli atleti in gara sono circa 1500 in rappresentanza di 49 nazioni; 39 le medaglie d'oro assegnate, grazie all'ammissione delle nuove gare di fondo femminile. La finlandese Marja-Lisa Hamalainen vince tre medaglie d'oro nel fondo (5, 10 e 20 km). Per gli italiani due medaglie, entrambe d'oro. Nello slittino monoposto Paul Hildgartner ottiene il successo pieno, a dodici anni di distanza dall'oro conquistato a Sapporo nel biposto. Nello slalom speciale vince a sorpresa Paoletta Magoni: finora non è mai andata oltre il sesto posto e arriva a Sarajevo accreditata solo di un possibile piazzamento.
XV - 1988 Calgary (13-28 febbraio). - La quindicesima edizione, che si svolge in Canada nello Stato di Alberta, è l'Olimpiade invernale dei record: di durata (sedici giorni), di costi organizzativi (500 miliardi, in parte coperti dagli introiti pubblicitari televisivi), di partecipazione. I concorrenti si avvicinano alle 2000 unità; le nazioni partecipanti salgono a 57; si affacciano sul palcoscenico degli sport invernali paesi nuovi a questo genere di competizioni, come l'Egitto e il Guatemala. Aumentano le discipline: nello sci alpino vengono introdotte le gare del super-G e della combinata, sia maschile sia femminile; tra le discipline dimostrative è accolto il freestyle e il pattinaggio short-track. Il medagliere è dominato dall'Unione Sovietica e dalla Germania democratica, che si presentano per l'ultima volta sotto queste denominazioni; al terzo posto si classifica, a sorpresa, la Svizzera, grazie ai successi nello sci alpino di Pirmin Zurbriggen (discesa) e, fra le donne, di Vreni Schneider (slalom gigante e slalom speciale). Anche nello slalom maschile entrambe le medaglie d'oro sono vinte da un solo atleta: è Alberto Tomba, un carabiniere bolognese che ha da poco debuttato nelle gare internazionali ottenendo il bronzo nello slalom gigante ai Mondiali di Crans Montana del febbraio 1987. Oltre agli ori di Tomba, l'Italia ottiene un argento, con Maurilio De Zolt nella 50 km di fondo, e due bronzi nel biathlon (10 km: Johan Passler; staffetta 4 x 7,5 km: Werner Kiem, Gottlieb Taschler, Johan Passler, Andreas Zingerle).
XVI - 1992 Albertville (8-23 febbraio). - Le sedicesime Olimpiadi invernali, in Alta Savoia, segnano una nuova crescita del numero delle nazioni partecipanti, da 57 a 64: è in parte la registrazione sul piano sportivo degli sconvolgimenti che hanno ridisegnato la carta geopolitica dell'Europa dell'Est. Più di 1800 sono gli atleti partecipanti, di cui quasi 500 donne; sale anche il numero delle gare (57) grazie al riconoscimento olimpico di quelle che prima erano solo dimostrative, come il freestyle e lo short-track sia maschile sia femminile. L'Italia si classifica al quinto posto nel medagliere con quattro ori, sei argenti e quattro bronzi. Alberto Tomba conquista l'oro nello slalom gigante e l'argento nello speciale; Deborah Compagnoni vince la medaglia d'oro nel Super G, ma non può replicare il successo nel gigante a causa della rottura di un legamento del ginocchio. Grande affermazione azzurra anche nello sci nordico: oro per Joseph Polig nella combinata e per Stefania Belmondo nella 30 km; argento ancora alla Belmondo nella combinata, a Maurilio De Zolt nella 50 km, e alla staffetta 4 x 10 km maschile (Giuseppe Puliè, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta, Silvio Fauner); bronzo alla staffetta femminile (Stefania Belmondo, Gabriella Paruzzi, Bice Vanzetta, Manuela Di Centa), a Giorgio Vanzetta nella 50 km e nella combinata. Infine, completa il medagliere il bronzo dell'equipaggio Norbert Huber e Hansjorg Raffl nello slittino biposto.
XVII - 1994 Lillehammer (12-27 febbraio). - Per una decisione presa dal CIO nel 1986, la diciassettesima edizione delle Olimpiadi invernali si svolge con due anni di anticipo rispetto alla tradizionale cadenza quadriennale, subito ripristinata a partire dall'edizione successiva. Con tale provvedimento il Comitato olimpico, evitando la coincidenza tra Olimpiadi invernali ed estive, intende conferire maggiore autonomia e dignità ai Giochi invernali. La manifestazione in Norvegia registra la più grande partecipazione di tutti i tempi. Molti paesi dell'Est - dalla Russia al Kazakistan, dalla Ucraina alla Bielorussia, alla Georgia, alla Moldavia- che avevano gareggiato nelle edizioni precedenti sotto la bandiera del CIO, ora si presentano con le proprie insegne; gli atleti ex cecoslovacchi si presentano divisi tra Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca; la Slovenia è il primo Stato della ex Iugoslavia a partecipare sotto proprie insegne. Tra i paesi caldi che si aprono agli sport invernali figurano il Marocco e il Brasile. La già brillante prestazione degli azzurri di due anni prima è nettamente superata, con 20 atleti che salgono sul podio: sette medaglie d'oro, cinque d'argento e otto di bronzo. Vincono la medaglia d'oro: Deborah Compagnoni (slalom gigante femminile), Marco Albarello, Maurilio De Zolt, Silvio Fauner, Giorgio Vanzetta (staffetta 4 x 10 km), Manuela Di Centa (15 km e 30 km femminile), Kurt Brugger e Wilfried Huber (slittino biposto), Gerda Weissensteiner (slittino monoposto femminile), Mauri-zio Carnino, Orazio Fagone, Hugo Herrenhof, Mirko Vuillermin (short-track, staffetta 5000 m). Vincono la medaglia d'argento: Alberto Tomba (slalom speciale), Manuela Di Centa (5 km e 10 km femminile), Norbert Huber e Hansjorg Raffl (slittino biposto), Mirko Vuillermin (short-track, 500 m). Vincono la medaglia di bronzo: Isolde Kostner (discesa libera e super G femminile), Marco Albarello (10 km), Silvio Fauner (15 km), Stefania Belmondo (10 km femminile), Stefania Belmondo, Manuela Di Centa, Gabriella Paruzzi, Bice Vanzetta (staffetta 4 x 5 km femminile), Günther Huber e Stefano Ticci (bob a due), Armin Zoeggeler (slittino monoposto).
XVIII - 1998 Nagano (7-22 febbraio). - Ai secondi Giochi invernali giapponesi partecipano 74 paesi con 2593 atleti, di cui 125 italiani. Le specialità salgono a 68, con l'introduzione dello snowboard, maschile e femminile, nelle versioni slalom gigante e half-pipe, dell'hockey femminile e del curling, maschile e femminile. Piuttosto deludente la prova degli italiani che ottengono in tutto la metà delle medaglie di Lillehammer. Unica eccezione Deborah Compagnoni, dominatrice nello slalom femminile (oro nel gigante e argento nello speciale). Le altre medaglie azzurre sono vinte da Günther Huber e Antonio Tartaglia (oro nel bob a due, insieme con il Canada); Silvio Fauner (argento nella 30 km tecnica libera), Silvio Fauner, Marco Albarello, Fulvio Valbusa, Fabio Maj (argento staffetta 4 x 10 km maschile), Armin Zoeggeler (argento nello slittino monoposto), Pieralberto Carrara (argento nel biathlon), Thomas Prugger (argento nello snowboard slalom gigante), Stefania Belmondo (bronzo nella 30 km tecnica libera femminile), Karin Moroder, Gabriella Paruzzi, Manuela Di Centa, Stefania Belmondo (bronzo nella staffetta 4 x 5 km femminile).
XIX - 2002 Salt Lake City (7-24 febbraio). - Le Olimpiadi invernali tornano negli Stati Uniti, questa volta nel-lo Utah. Vi partecipano 77 paesi con 2399 atleti. Lusinghiero il risultato dell'Italia, settima nel medagliere internazionale con quattro ori (Stefania Belmondo nel fondo donne 15 km; Armin Zoeggeler nello slittino singolo uomini, Daniela Ceccarelli nello sci super G donne; Gabriella Paruzzi nel fondo 30 km donne), quattro argenti (Isolde Kostner nello sci discesa donne; Fabio Maj, Giorgio di Centa, Pietro Piller Cottrer, Cristian Zorzi nel fondo 4 x 10 km uomini; Michele Antognoli, Maurizio Carnino, Fabio Carta, Nicola Franceschina, Nicola Rodigari nello short track 5000 m staffetta; Stefania Belmondo nel fondo 30 km donne), quattro bronzi (Lidia Tretter nello snowboard gigante parallelo; Karen Putzer nello sci super G donne; Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio nel pattinaggio artistico; Cristian Zorzi nel fondo sprint uomini). A parte i risultati sportivi, i Giochi di Salt Lake City fanno registrare alcuni primati curiosi: il tedesco Georg Hackl, medaglia d'argento in slittino singolo, è il primo atleta a salire sul podio olimpico per cinque volte di seguito nella stessa specialità; la pattinatrice di velocità Yang Yang, vincitrice della medaglia d'oro nei 1000 m e nei 500 m short-track, è la prima atleta cinese a laurearsi campionessa olimpica d'inverno, mentre la statunitense Vonetta Flowers (bob a due) e il canadese Jarome Iginla (hockey) sono i due primi atleti di colore a vincere l'oro nelle Olimpiadi invernali.