MALAGODI, Olindo
Figlio di Ludgarda Luminasi e di Tommaso, un patriota che aveva preso parte come volontario alle battaglie del 1848-49, nacque a Cento, presso Ferrara, il 28 genn. 1870. Compì studi umanistici a Bologna, a Firenze e a Milano, dove nel 1893 si laureò in lettere. Avvicinatosi al movimento socialista, nel 1891 fu tra i membri del nucleo, sorto nel quartiere milanese di Porta Venezia, che collaborò con la commissione incaricata di elaborare lo statuto e il programma del costituendo partito socialista. Nell'agosto 1892 partecipò al congresso nazionale di Genova come delegato della Lega di resistenza di Molinella e si schierò con l'ala socialista favorevole alla separazione dalle correnti anarchiche. Nel frattempo cominciò l'attività giornalistica scrivendo per vari giornali e periodici socialisti, come Lotta di classe e La lotta di Bologna, nei quali sostenne la necessità per il Partito di dotarsi di un'efficace struttura organizzativa e di impegnarsi nell'agone parlamentare, accettando anche le alleanze con i partiti democratici affini pur di conseguire riforme e concreti miglioramenti legislativi.
Nel 1892 iniziò a collaborare con Critica sociale, nelle cui pagine, oltre a scrivere di critica letteraria (rivelando una sensibilità che lo avrebbe condotto negli anni successivi a una rimarchevole produzione narrativa e poetica), si occupò inizialmente della situazione emiliana, che egli ben conosceva. Proprio muovendo dall'analisi di questo contesto regionale maturò il convincimento che in Italia il socialismo potesse gettare radici soprattutto nelle campagne e che quindi il Partito dovesse prestare attenzione principalmente alla questione agraria. Su questa linea entrò in contrasto con la direzione della rivista, che vedeva invece lo sviluppo del Partito socialista italiano (PSI) strettamente collegato alla nascita di una base industriale; nel 1893, trovandosi su posizioni opposte rispetto a F. Turati anche in merito alla questione della riforma tributaria, il M. interruppe la sua collaborazione al periodico. Sempre nel 1893 partecipò al congresso nazionale del PSI, che si tenne a Reggio Emilia, dove egli, pur continuando a credere nell'opportunità di accordi con i partiti affini, votò a favore dell'ordine del giorno intransigente presentato da G. Croce. Nel gennaio 1894 fondò a Reggio Emilia un quotidiano socialista, Il Punto nero, che si pubblicò fino all'aprile seguente ed ebbe un atteggiamento fortemente anticrispino.
Nel 1895 si trasferì a Londra, dove lavorò come corrispondente dapprima del quotidiano radicale di Milano Il Secolo, poi del giornale romano La Tribuna, vicino alle posizioni di G. Giolitti. Il soggiorno in Inghilterra gli consentì di ampliare il suo orizzonte politico e culturale e nel volgere di qualche anno maturò l'abbandono dell'ideologia socialista e l'approdo a un liberalismo dapprima avanzato, quindi più orientato in senso conservatore. Dopo il 1897, comunque, riprese la collaborazione con Critica sociale, su cui tenne una rubrica dedicata alle vicende internazionali, e contemporaneamente scrisse articoli per l'Avanti! e per il periodico socialista napoletano La Terra.
La presa di distanza dalle posizioni del movimento socialista divenne esplicita in un saggio del 1901, in cui, pur sottolineando i legami tra certe fasi dello sviluppo capitalistico, nella fattispecie quello inglese, e la tendenza al militarismo e all'imperialismo, mostrò un'ottimistica fiducia nelle prospettive di progresso aperte dalle trasformazioni in atto e nelle capacità del sistema liberale di salvaguardare le moderne libertà politiche.
Il 22 genn. 1904 sposò a Torino Gabriella Ester Levi, dalla quale ebbe, il 12 ottobre, il figlio Giovanni. Nel 1905 interruppe la permanenza in Inghilterra per svolgere un'inchiesta sulla Calabria in occasione del terremoto, avvenuto in quell'anno, ma il suo definitivo rientro in Italia avvenne soltanto nel 1910, dopo che l'anno precedente erano fallite le trattative, da lui avviate insieme con l'industriale C. Goldman, per l'acquisto del Secolo. A indurlo al ritorno in patria fu la nomina a direttore della Tribuna, per la quale, al termine di un processo di ristrutturazione della proprietà del giornale, fu indicato personalmente da Giolitti. A questo lo legò un profondo e duraturo rapporto di stima e amicizia, che tuttavia non gli impedì di conservare la propria indipendenza di giudizio e di entrare in dimestichezza anche con numerosi altri esponenti politici. Tali requisiti, insieme con l'esperienza maturata all'estero e le indubbie capacità di scrittura, contribuirono a farne uno fra i più autorevoli giornalisti italiani del tempo. Dalle pagine della Tribuna egli sostenne le principali iniziative di Giolitti sia sul piano interno (nazionalizzazione delle assicurazioni sulla vita, suffragio universale maschile), sia su quello estero (guerra di Libia), manifestando una crescente intonazione nazionalista.
Nell'ottobre 1913 espresse queste posizioni nel programma indirizzato agli elettori del collegio di Cento, in cui presentò la propria candidatura a deputato, venendo nettamente sconfitto dal socialista A. Bussi. Allo scoppio della guerra il M. dissentì dalla linea giolittiana di neutralismo assoluto e si schierò al fianco dei settori interventisti, verso i quali, durante gli anni del conflitto, cercò di spingere lo stesso Giolitti, convinto com'era che questi potesse avere un ruolo decisivo nel garantire la coesione del Paese nella fase più dura dello sforzo bellico e, più tardi, nel ricomporre lo schieramento delle forze liberali e patriottiche lacerato dalle divisioni del 1914. Certo è che nel 1920 La Tribuna appoggiò il ritorno al governo di Giolitti e non gli fece mancare il proprio sostegno anche nei giorni della crisi di Fiume, quando il M. pubblicò articoli molto duri contro G. D'Annunzio. Giolitti, a sua volta, propose il M. per la nomina a senatore, che avvenne l'8 giugno 1921. In Senato egli intervenne una sola volta, nel marzo 1922, per un'interpellanza su due decreti legge relativi a questioni agrarie. Divenuto dal 1916 corrispondente da Roma di uno dei più importanti giornali dell'America Latina, La Nación di Buenos Aires, cui collaborò fino alla morte, nel dicembre 1922 ottenne un altro prestigioso riconoscimento pubblico, la nomina a commendatore dell'Ordine di Leopoldo da parte del re del Belgio.
La nascita del movimento fascista vide il M., come larga parte del mondo liberale, passare da un atteggiamento di benevola attesa a uno di più vigile critica, che dal 1921 si espresse nella frequente denuncia delle violenze squadristiche. Fin quasi alla marcia su Roma egli conservò tuttavia la speranza che il fascismo potesse essere riassorbito nell'alveo istituzionale e che la minaccia del colpo di Stato potesse essere sventata. Ma il 31 ott. 1922 egli stesso fu oggetto di un'aggressione a opera di un gruppo di fascisti guidati da A. Tamburini, e da quel momento cessò ogni sua illusione sulla natura del nascente regime mussoliniano, di cui pure apprezzò le scelte iniziali di politica economica, ispirate ai principî liberistici, e l'impostazione espansionistica data alla politica estera.
La sua avversione per il fascismo, sebbene ancorata a una prospettiva di conservatorismo e a una concezione oligarchica dello Stato liberale, ne causò l'allontanamento dalla direzione della Tribuna, il 2 dic. 1923, quando un nuovo gruppo finanziario rilevò la proprietà del giornale. Da allora mantenne soltanto la collaborazione con La Nación e si dedicò più intensamente all'attività letteraria e saggistica. In particolare, fra il 1929 e il 1931, attese alla stesura di un saggio storico sulla crisi del sistema liberale e l'avvento del fascismo, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 2005.
Il M. morì a Parigi il 30 genn. 1934.
Fra le sue opere: Imperialismo: la civiltà industriale e le sue conquiste, Milano 1901; Calabria desolata, Roma-Torino 1905; I discorsi dell'on. V.E. Orlando, con uno studio di Olindo Malagodi, Napoli 1919; La figura e l'opera di G. Giolitti, in G. Giolitti, Memorie della mia vita, Milano 1922, I, pp. I-XXXV; Conversazioni della guerra, 1914-1919, a cura di B. Vigezzi, Milano-Napoli 1960 (con una Nota biografica di G. Malagodi, pp. LXXXII-LXXXIV); F. Turati e il vecchio socialismo, Roma 1970; Il regime liberale e l'avvento del fascismo, a cura di F. Cammarano, Soveria Mannelli 2005.
Il M. pubblicò numerose raccolte di poesie e racconti: La vecchia casa, Roma 1899; Viaggiatori del mondo: novella, ibid. 1901; Il focolare e la strada, Torino-Roma 1904; Favola di un vespero: versi, Roma 1905; Un libro di versi, Torino 1908; Il ritorno di Psiche, Roma 1909; La consolatrice, ibid. 1910; Madre nostra: versi, Milano 1914; Nonni, padri e nepoti: storie del vecchio tempo, Roma-Milano 1924; Poesie vecchie e nuove: 1890-1915, Bari 1928; La casa della doppia vita, Milano 1934; Ventiquattro poesie, due ballate, diciotto racconti, a cura di G. Malagodi, Milano 1987. Fra il 1916 e il 1933 curò inoltre varie edizioni delle opere di G. Prati.
Fonti e Bibl.: Le carte del M., che constano di 18 buste, si conservano a Roma, presso la Fondazione L. Einaudi per studi di politica ed economia, come archivio aggregato all'Archivio Giovanni Malagodi. Sul M. si vedano: Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, III, 1910-1928, a cura di C. Pavone, Milano 1962, ad ind.; L. Albertini, Epistolario, 1911-1926, a cura di O. Barié, I-IV, Milano 1968, pp. 329, 396, 680, 696, 980, 1327, 1766; L. Albertini, I giorni di un liberale. Diari, 1907-1925, a cura di L. Monzali, Bologna 2000, ad ind.; Il Partito socialista italiano nei suoi congressi, I, 1892-1902, a cura di F. Pedone, Milano 1959, ad ind.; M. Spinella, Politica e ideologia politica, in Critica sociale, a cura di M. Spinella et al., I, Milano 1959, ad ind.; L. Cortesi, La costituzione del Psi, Milano 1961, ad ind.; M.L. La Malfa, Orientamenti politici della "Tribuna", in Nord e Sud, 1962, n. 27, pp. 80-128; G. Pini - D. Susmel, Mussolini, l'uomo e l'opera, II, Firenze 1963, p. 258; M. Legnani, "La Tribuna" (1919-1925), in 1919-1925. Dopoguerra e fascismo. Politica e stampa in Italia, a cura di B. Vigezzi, Bari 1965, pp. 63-151 e ad ind.; B. Vigezzi, L'Italia neutrale, Milano-Napoli 1966, ad ind.; R. Vivarelli, Il dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo (1918-1922), Napoli 1967, ad ind.; R. Bacchelli, O. M. nel centenario della nascita, Cento 1973; R. Webster, L'imperialismo industriale italiano, 1908-1915. Studio sul prefascismo, Torino 1974, pp. 86 s., 92 s., 146, 207, 209, 238, 442; G. Are - L. Giusti, La scoperta dell'imperialismo nella cultura italiana del primo Novecento, in Nuova Riv. storica, LIX (1975), pp. 111-114; La stampa italiana nell'età liberale, a cura di V. Castronovo - N. Tranfaglia, Roma-Bari 1979, ad ind.; S. Lanaro, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia, 1870-1925, Venezia 1979, pp. 34-37, 43; M. Ridolfi, Il Psi e la nascita del partito di massa, 1892-1922, Roma-Bari 1992, pp. 82, 111, 127, 170, 182, 214; L. Briguglio, Turati 1892. Origini e caratteri del Psi, Milano 1992, pp. 62, 96 s.; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, II, Dalle prime lotte nella Valle Padana ai Fasci siciliani, Torino 1997, pp. 363 s., 469 s., 478, 484, 493, 504; A. Jannazzo, Il liberalismo italiano del Novecento. Da Giolitti a Malagodi, Soveria Mannelli 2003, pp. 13 s., 22, 29, 104; I. Monti Ottolenghi, in Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, a cura di F. Andreucci - T. Detti, III, pp. 235-239.