DINI, Olinto
Nacque a Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) il 25 genn. 1873 da Emiliano e da Adele dei conti Carli. La famiglia Dini, di nobile origine fiorentina, economicamente salda, cosi come quella dei Carli, era emigrata in Garfagnana nel secolo XV.
L'origine nobile ed aristocratica caratterizzò il giovane D. in maniera austera e tradizionale. Grazie alla raccolta di libri del bisnonno Emiliano, fondatore di una "dibreria" in Casteinuovo, arricchita successivamente dal nonno Olinto, professore di fisica all'ateneo pisano, ebbe la possibilità di avvicinarsi fin dall'infanzia alla lettura e allo studio. Fu discepolo dapprima, dal 1883, del collegio "Cicognini" di Prato; frequentò quindi il liceo classico a Lucca sotto la guida mai dimenticata di Albino Zenatti, che, patriota e carducciano convinto, per primo lo incoraggiò alla produzione poetica. Compì infine gli studi universitari alla, facoltà di lettere dell'università di Pisa.
Fu, quella universitaria, un'esperienza fondamentale per il Dini. A Pisa, difatti, conobbe, fra gli altri, il poeta toscano Amelio Ugolini, morto poi giovanissimo, con cui strinse amicizia e comunione di ideali e al cui ricordo rimase sempre legato. Si laureò nel 1895 sotto la guida di Francesco Flamini e di Alessandro D'Ancona, che lo iniziarono agli studi filologico-linguistici. La tesi di laurea del D., "Le rime burlesche di Anton Francesco Grazzini detto il Lasca", è dimostrazione della sua grande passione per la poesia soprattutto dei classici della letteratura italiana, della sua capacità di applicazione ad uno studio meditato e della frequentazione attenta alla critica storica del D'Ancona, ma è anche un lavoro acerbo, non particolarmente originale, anche se ebbe parzialmente gli onori della stampa (Il Lasca tra gli accademici, Pisa 1896).
La morte del padre, avvenuta nel 1885, aveva lasciato la famiglia in condizioni non più floride come nel passato. E anche per questo il D. decise di iniziare la carriera scolastica.
Insegnò lettere in varie località della penisola, da Bra a Mondovì, da Carrara ad Alessandria sino a Melfi in Basilicata; e poi ancora a Pisa, Livorno e altrove. Nel 1909 gli morì la madre Adele. Di questi anni è pure l'amicizia con Ettore Brambilla, che fu tra i primi ammiratori dei suoi versi. Ma la salute cagionevole e il desiderio d'essere libero da ogni impegno imposero al D. la scelta di lasciare l'insegnamento anzitempo. Nel 1920 chiese perciò al ministero dell'Istruzione pubblica di essere posto in aspettativa e nel 1922 venne collocato a riposo: poté così ritirarsi nella tranquilla e amata Garfagnana.
In questi anni comincia l'attività più intensa del D. poeta. Come già negli anni precedenti da sua vita più dolce - sono parole di Ettore Cozzani cit. dallo Zamboni, p. 19 - era tutta nelle sue vacanze della Garfagnana così propizia alle solitudini fantastiche e meditabonde"; per parafrasare il titolo del libro che gli è stato dedicato dallo Zamboni, la terra nativa era congeniale all'arte e all'anima del Dini. Nella quiete della casa paterna, piena di ricordi aviti, il D. visse la sua esperienza di uomo e di poeta. Non si può dire che egli partecipasse dei fermenti poetici e culturali del suo tempo: né crepuscolari né futuristi né altre possibili suggestioni poetiche, difatti, hanno lasciato traccia nei suoi versi. Condusse un'esperienza appartata, da attardato carducciano, più intimo, certo, del suo modello, ma non per questo meno colmo di esprit rhétoricien e magniloquenza. Fissò egli stesso in una pagina autobiografica le linee e i limiti della sua poetica ovvero della sua complessiva visione del mondo: "Vissi molto all'aperta campagna. Qualche amore mi agitò con fierezza. Provai teneramente e profondamente gli affetti domestici e l'amicizia, e diedi fervido, tenace culto alle patrie glorie e alla libertà. La solitudine mi fu sempre cara. Frequente conobbi la malinconia o cupa o dolce; frequente la subita e fresca gioia. Cantai a sfogo dell'anima appassionata o comunque commossa, o a rifugio da tèdi o amarezze. Sentii il mistero dell'Universo. La vita rado spregiai. Me ne esiliai, sì, spesso, ma il più delle volte a recarvi da sognate plaghe, e a méscere alle sue luci, alle sue ombre, alle sue armonie, splendida e musicale soavità di figure" (ibid., p. 20). L un pensiero estremamente sincero che quasi può essere considerato un testamento o una summa spirituale, come confermano i suoi melanconici versi.
Del resto, il D. iniziò a pubblicare, in età non proprio giovanile, quasi a esser certo degli strumenti di cui disponeva: la sua prima raccolta risale al 1900, Alcune poesie (Pisa), quando il poeta aveva già ventisette anni e aveva dalla sua una più che sostanziosa esperienza umana e culturale. La sua produzione poetica, piuttosto ampia, non superò mai i limiti essenziali, ma certo angusti, della sua campagna e delle sue Apuane. E sebbene fin dagli esordi ricevesse i plausi di critici accreditati, per tutti il già menzionato Cozzani, partecipando al circolo poetico che si era creato intorno alla rivista L'Eroica (presso l'omonima casa editrice, fondata dal Cozzani, pubblicherà la maggior parte delle sue poesie), la sua poesia fu legata esclusivamente ad un sentire tradizionale e piuttosto provinciale. Lirico o, meglio, intimista all'ennesima potenza, il D. fu un cantore partecipe e a un tempo limpido della natura e dell'anima della sua terra come riflesso della natura e dell'anima proprie. La stessa noia di vedere nuove città, o paesi, d'Italia, che gli impose il ritorno nella sua Castelnuovo, divenne elemento essenziale dei suoi versi, un tracciato ideale per il suo stile e i suoi temi. I titoli di alcune raccolte, Natura e anima (1926), o di alcune liriche, Fontana, Maggio vivo, Nuvola, possono essere esemplari della concezione poetica del Dini. E questa non è già l'espressione di un desiderio di fuga, di un tentativo di superare l'asprezza dei tempi attraverso la creazione poetica, come sarà per alcune contemporanee esperienze quali l'ermetismo, ma piuttosto di uno stile d'arte e di vita.
Il D. morì a Castelnuovo il 16 marzo 1951.
Opere. Raccolte poetiche: Alcune poesie, Pisa 1900; Poesie, Firenze 1902; Nuove poesie, Castelnuovo Garfagnana 1903; Fremiti e sogni, Città di Castello 1909; Due vite, ibid. 1914; Vita e sogno, Milano 1920, Natura e anima, ibid. 1926; Epigrammi lirici, ibid. 1928; Ombre e fulgori, ibid. 1929; Dal mio romitaggio, ibid. 1932; Biancofiore, ibid. 1933; Tormenti e consolazioni, ibid. 1934; Voci della mia sera, ibid. 1937; Fervori e raccoglimenti, ibid. 1938; Fonte vivo, ibid. 1942; Contrasti e armonie, ibid. 1948; Dal villino dei sogni, ibid. 1950; Quattro poemetti, ibid. 1951; Poesie, a cura di R. Majolo, Bergamo 1971. Saggistica: Il Lasca tra gli accademici, Pisa 1896; Notizie intorno alla rocca ariostesca in Castelnuovo Garfagnana, in G. Fusai, Ludovico Ariosto poeta e commissario in Garfagnana nel quarto centenario della morte, Arezzo 1933, pp. 109-116.
Fonti e Bibl.: M. Gastaldi, Tra poeti e umoristi, Milano 1929; U. Monti, La poesia di O. D., Castelnuovo di Garfagnana 1931; A. Zamboni, L'anima e l'arte di O. D., Torino 1935; C. Weidlich, La poesia di O. D., Castelnuovo di Garfagnana 1946; A. Gimorri, O. D. poeta, Pievepelago 1948; R. Majolo, O. D. uomo e poeta. Con testimonianze di amici del poeta e con una lettera introduttiva di G. Papini, Bergamo 1962; A. Rossi, Il poeta O. D., Piacenza 1964; R. Majolo, O. D., Bergamo 1966.