OLIVARES, Gaspar de Guzmán, conte-duca di
Nacque nel 1587 in Roma, da Enrico de Guzmán che era ambasciatore spagnolo presso. la S. Sede. Avrebbe voluto la stessa carica del padre e, non essendo stato accontentato, si ritirò nei dintorni di Siviglia, circondandosi di amici e letterati che dovevano poi esaltare il suo nome, e formandosi una splendida biblioteca. Nel 1615 fu nominato da Filippo III gentiluomo di camera del principe ereditario, e allora seppe impossessarsi pienamente dell'animo del piccolo, il quale, salito sul trono come Filippo IV, lo volle accanto a sé e gli affidò interamente la direzione dello stato. L'inizio del governo parve felice: l'Olivares si circondò dei migliori uomini della Spagna, accettando il loro consiglio; fu implacabile contro i rei di concussione e di altre colpe, sì che furono puniti il duca di Lerma, il duca d'Osuna, il duca di Uceda, il Calderón; riformò l'amministrazione pubblica; ridusse le spese; migliorò le condizioni economiche del paese diminuendo il numero dei conventi, liberando parte della manomorta, incoraggiando l'agricoltura: anche il re dovette diminuire le sue pazze spese.Per questa sua opera egli parve il rigeneratore della Spagna; nonostante il suo carattere impetuoso e collerico, riuscì anche a conquistare le generali simpatie, e il suo nome, come quello di un mecenate, fu esaltato dai letterati. Ma, come giustamente è stato osservato, i costumi furono più forti delle leggi: ben presto la vita del paese riprese il suo antico, deprecato ritmo; il re ritornò ai suoi piaceri, il lusso e la magnificenza delle feste tornarono a distruggere il tesoro dello stato e le fortune private; allo stesso Olivares, non si sa se a ragione o a torto, si poté fare accusa di aver tratto profitto del potere per cumulare onori e cariche e per arricchire sé stesso, la sua famiglia, i suoi amici. Ancora più disastrosa fu la politica estera: mentre si mirava a restituire alla Spagna il suo precedente primato in Europa e a rafforzare l'unità peninsulare, si sortì l'effetto opposto. Atteggiandosi a grande ministro, quale lo descrivevano i suoi amici e quale egli stesso finì per credersi, l'O. riprese i grandi piani di Filippo II: impegnò il paese in una guerra continua contro buona parte dell'Europa (v. trent'anni, guerra dei) e tentò di ridurre o sopprimere del tutto i privilegi politici, che, ricordi della loro antica indipendenza, ancora avevano le provincie spagnole e il Portogallo e che erano a essi particolarmente cari. Ma la guerra non ebbe altri risultati che quello di distruggere le ultime risorse del paese, a fatica raccolte per render possibile un'impresa che ormai non si sarebbe potuta più rinnovare in così grande stile, e ancora quello di rendere gravissime le conseguenze della politica interna. La rivolta scoppiò nelle provincie basche, travolse la Galizia, Maiorca e altre regioni, provocò complotti nell'alto baronaggio, assunse particolare gravità nella Catalogna, la più riottosa sempre delle provincie, e in Portogallo, ove sempre era vivo il rimpianto per la perduta indipendenza. Infatti i Catalani uccisero il viceré e fecero strage dei Castigliani, e con il trattato del 7 giugno 1640 si diedero alla Francia. Nel Portogallo, ancor esso sostenuto dalla Francia, il 28 gennaio 1641 fu proclamato re Giovanni IV di Braganza. Allora l'Olivares, combattuto dalla regina e da parte dell'alta aristocrazia e abbandonato anche dal re, cadde in disgrazia il 17 gennaio 1643, e morì di dolore due anni dopo a Toro (Zamora) il 22 luglio 1645. Ma i tristi effetti della sua politica gli sopravvissero: furono, infatti, necessarî ben dodici anni di aspra lotta per sottomettere di nuovo all'Asburgo Barcellona, che per di più otteme di rientrare in possesso dei suoi privilegi; e nonostante ventisei anni di guerra, non fu più possibile rientrare in possesso del Portogallo, che era stato una delle maggiori conquiste di Filippo II.
Bibl.: A. de Castro, El conde-duque de Olivares, Madrid 1846; e spec. Cánovas del Castillo, Estudios del reinado de Felipe IV, Madrid 1888, e M. Hume, La cour de Philippe IV et la décadence de l'Espagne, Parigi 1911.