OLIVETO CITRA
Località in provincia di Salerno, a non molta distanza da Eboli, in una posizione elevata, da cui si domina l'alta valle del Sele. Numerose e vaste necropoli di varie epoche - dall'Età del Ferro all'epoca romana - circondano, disposte a raggiera, la cittadina moderna, presso la quale, su un'altura, è la località detta Civita, l'unica in cui finora sia stato identificato un centro abitato. I resti sul terreno - blocchi, frammenti di tegole e di vasi grezzi - non permettono di risalire ad epoche più antiche della romana, ma trovamenti sporadici di oggetti del III sec. e di monete del V sec. a. C., fanno pensare alla possibilità di successive stratificazioni.
Le necropoli sono nelle località Turni, Piceglia, Cava dell'Arena, Fontana Volpacchia, Aja Sofia. La più antica è quella di Turni, della fine dell'Età del Ferro, che si può far risalire all'VIlI e al VII sec. a. C. Le tombe, a inumazione e coperte di ciottoli, sono caratterizzate dalla ceramica d'impasto bruno, di cui sono tipici gli orcioletti a doppio collo e ansa a staffa, e gli scodelloni a bordo rialzato e alta ansa quasi verticale con depressione mediana sulla sommità, che fa pensare a una stilizzazione dell'ansa cornuta. Comuni sono pure le anforette d'impasto buccheroide con corpo baccellato, che si ritrovano quasi identiche a Cuma, che deve essere stato il centro di diffusione, nella Valle del Sarno, e a Pontecaguano nell'Agro Picentino. In alcuni casi si nota l'influenza greca, nei vasi d'argilla non decorati, che imitano forme greche, come lo stàmnos e il cratere. Rari, ma non assenti, sono i vasi indigeni con decorazione geometrica.
I bronzi di Turni e quelli della coeva necropoli di Piceglia sono piuttosto abbondanti, e tutti chiaramente importati. Tra le fibule sono frequenti quelle a occhiali, e quelle a navicella con apofisi laterali, rare quelle a sangulsuga. All'ambiente piceno sembrano avvicinarsi statuine-ciondolo e pendagli, mentre a quello comacino ci riporterebbero orecchini giganti, costituiti da un filo di bronzo attorto a spirale, il cui diametro è di almeno 10 cm.
La necropoli di Aja Sofia - il cui nome è probabilmente derivato dal bizantino Haghia Sophia - è pure con tombe ad inumazione, ed ha restituito una caratteristica classe di vasi dalle forme greche (idria, cratere, cantaro), decorati con elementi vegetali in nero, associati con oggetti greco-ionici del VI sec. a. C., come ambre intagliate, di cui una molto fine, perle di pasta vitrea, e coppette del così detto stile milesio.
Le altre necropoli sono tutte più tarde (IV-III sec. a. C.), e sono caratterizzate da una ceramica locale decorata con fasce rosse, associata a ceramica figurata campana e, in qualche caso, pestana.
Per l'età romana non vi sono finora molti resti, tuttavia, come si è visto, i rinvenimenti occasionali in contrada Civita provano una continuità di vita del centro dall'età arcaica a quelle più tarde.
Gli scavi di O. C. hanno dimostrato che la popolazione indigena nelle età più antiche ha avuto rapporti commerciali con i Piceni e - giudicando dalle forme dei vasi d'impasto - rapporti e forse comunanza etnica, con i popoli di Cuma, Valle del Sarno, Agro Picentino. In seguito l'importazione di vasi di fabbriche prevalentemente campane, fa pensare che la regione sia stata abitata da Sanniti.
Bibl.: A. Marzullo, in Not. Scavi, 1930, p. 228 ss.; P. C. Sestieri, ibid., 1952, p. 52 ss.