oltraggio
Sostantivo usato esclusivamente nella Commedia e nel Fiore, e sempre in rima; è frequente la locuzione ‛ fare oltraggio '.
Nel senso etimologico di " ciò che va oltre ", quindi " che eccede ", il termine compare in Pd XXXIII 57 il mio veder fu maggio / che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede, / e cede la memoria a tanto oltraggio, cioè " la memoria è vinta da una visione tanto sublime, che va oltre le sue facoltà ricettive ". Così anche in Fiore CLXVI 8 [la donna] si muova sì a sesta / ch'al su' muover non abbia punt'oltraggio, " nessun eccesso "; CXCVII 12 Figliuola mia, e' non fece anche oltraggio / in nessun luogo (e cfr. v. 10 e' si contegna come saggio); CCXXIV 5 non mi saria paruto oltraggio [" esagerazione "] / di starvi un dì davanti [alla donna] ginocchione. Quest'accezione è documentata nel volgare italiano solo fino al '300.
Vale spesso " offesa ", " torto ": Nessun m'è fatto oltraggio - dice Casella - se l'angelo nocchiero più volte m'ha negato esto passaggio (Pg II 94); tu faresti oltraggio / di non far grazia al meo domandamento, Fiore XIV 3; non fate forza s'ella [la vendetta] non s'affretta, / ché no' la pagherem ben de l'oltraggio, LXXXVI 4; i' gli paghere' ben di lor oltraggio, CLII 11; non faccia mostranza / ched e' le paia noia né oltraggio (CLXXVIII 8), " non dia a vedere che le dispiace o che se ne offende ", Petronio; CXXXV 10.
Nella cornice degl'invidiosi, cui un fil di ferro i cigli fóra / e cusce (Pg XIII 70-71), a D. pareva, andando, fare oltraggio, / veggendo altrui, non essendo veduto (v. 73): " qui non è propriamente ‛ torto '... ma piuttosto ‛ cosa che non sta ', cosa poco delicata, villania ", " scortesia " (Barbi, in " Bull. " XII [1905] 274, e XI [1904] 51 n.). " Molto gentil sentimento, oppresso dal peso di tre gerundi ", aveva annotato l'Andreoli; e già il Tommaseo: " Qual Poeta oserebbe oggidì nel verso medesimo questo vedendo ed essendo veduto? ma qual direbbe con maggiore evidenza? ".