OLTREPÒ Pavese (A. T., 17-18-19, 24-25-26)
Con questo nome è indicata quella parte della provincia di Pavia che si stende sulla destra del Po; zona che, sempre riunita al territorio lombardo, ne venne staccata nel 1793 (trattato di Worms), per essere aggregata al Regno di Piemonte, ma ritornò, dopo il 1859, alla circoscrizione pavese, ricomposta nella sua unità storica. Corrisponde, in complesso, all'ex-provincia di Voghera, più tardi divisa nei due circondarî di Voghera e di Bobbio; una parte di quest'ultimo, compreso il capoluogo e l'intero ex-mandamento di Ottone, fu poi passata alla finitima provincia di Piacenza. Il territorio dell'Oltrepò viene a formare un cuneo (1099,66 kmq.) fra le circoscrizioni di Piacenza, Genova e Alessandria, e costituisce un settore di transizione tra la Pianura Padana e l'Appennino, senza però assumere una netta individualità come regione naturale. La plaga prossima al Po, che occupa poco meno di un terzo dell'intero territorio (basso Vogherese) e risulta essenzialmente di formazioni del diluvium antico e di alluvioni recenti, è seguita a S. da una fascia di colline (alto Vogherese) anche più estesa, nella quale alle colture cerealicole (frumento, mais e melica) vengono a sostituirsi le arboree, e soprattutto la vite; mentre, ancora più vicino al crinale dell'Appennino, si entra nella regione di montagna, che corrisponde alle alte valli dello Staffora e del Tidone, e si aderge nel Lésima fino a 1724 m. In questo terzo lembo dell'Oltrepò, che riproduce i caratteri dell'Appennino Settentrionale, predominano boschi (essenzialmente faggio, poi rovere e, più in basso, castagno) e prati, sebbene i primi di molto ridotti dall'originaria estensione; strisce di boschi di alto fusto e ceduo si mantengono ancora lungo la sponda e le lanche del Po. In complesso, si tratta di un territorio a economia prettamente agricola, ma con caratteri del tutto diversi da quelli dell'antistante zona irrigua sulla sinistra del Po, dove riso e foraggi sono le colture di gran lunga più diffuse. L'irrigazione ha infatti un'importanza quasi trascurabile nella stessa pianura vogherese, dove i danni della siccità sono talora assai gravi. La maggior parte dei prodotti agricoli è consumata sul luogo; si esportano invece in notevole quantità vini e uve, e in discreta misura frumento e granturco.
La popolazione, che da 127 mila ab. nel 1861 è passata a 142 mila nel 1881 e a 155 mila nel 1901 (tenendo come base la circoscrizione amministrativa attuale), contava 160 mila ab. nel 1921 e 164.993 nel 1931: la densità, minima nell'alto Vogherese e nell'alto Bobbiese (70 ab. per kmq.), sale a oltre 200 ab. per kmq. nelle colline di Broni e di Stradella, ma non supera i 150 nella regione di pianura. I centri abitati più importanti sorgono al limite tra la collina e il piano, allo sbocco delle maggiori valli, vie naturali dei commerci: Voghera (30 mila ab. nel comune), nel bacino dello Staffora, Casteggio (5300 ab.), in quello del Coppa, Broni (6600 ab.) e Stradella (9 mila ab.), rispettivamente, in quelli dello Scuripasso e della Versa. Lo sviluppo molto maggiore avuto dal primo di questi insediamenti, tutti scaglionati sulla grande via di comunicazione che da Piacenza per Tortona adduce ad Alessandria, è in rapprto col fatto che qui viene a finire la strada che per Bobbio mena a Genova, risalita fino a Varzi da una ferrovia. Varzi è coi suoi 6474 ab. l'emporio commerciale e il centro abitato più importante della regione di montagna.
Bibl.: M. Baratta, La distribuzione della popolazione nell'Oltrepò pavese, Voghera 1910.