OLYMPIAS (᾿Ολυμπιάς)
2°. - Principessa epirota, figlia del re Neottolemo, nata intorno al 375 a. C. e succeduta giovanissima al padre sotto la tutela del fratello di lui. Data in sposa a Filippo di Macedonia nel 358-357, l'anno successivo diede alla luce Alessandro il grande macedone, e nel 355-354 la secondogenita Cleopatra.
Lasciata la corte di Pella intorno al 337 - quando Filippo le preferì una seconda moglie - tornò in Epiro presso il fratello Alessandro Molosso, dandogli in sposa la figlia Cleopatra, e vi rimase fino all'uccisione di Filippo, avvenuta in circostanze confuse alle quali O. sembra che non rimanesse estranea. Rientrata nella corte macedone, dopo aver sterminata la fazione avversa ed uccisa la rivale, visse profondamente legata al giovane figlio, reggendo per lui il potere nel corso delle grandi spedizioni succedutesi dal 336 in poi; nel 331, tuttavia, sottraendosi alla crescente opposizione del potente reggente Antipatro, tornò nuovamente in Epiro, dove la figlia Cleopatra era regina, ma sempre segretamente partecipando della vita politica macedone e delle trame esplose, dopo la morte di Alessandro, nelle lotte tra i Diadochi. Nel 319, richiamata a Pella dopo la morte di Antipatro, sgominò ancora una volta i suoi avversari, ma solo poco più tardi di essi rimase a sua volta vittima, uccisa a Pidna dalla fazione ricostituitasi intorno a Cassandro, figlio di Antipatro, nel 317-316.
Personalità irrequieta ed aggressiva, profondamente permeata di idee misteriosofiche cui era stata educata sin da giovanissima, O. esercitò certamente un notevole ascendente sul figlio Alessandro.
La più antica effigie di O. a noi nota, anche se perduta, è menzionata da Pausania, (v, 17, 4), in una statua crisoelefantina opera di Leochares (v, 20, 10), che sorgeva originariamente nel Philippeion di Olimpia, ma che al tempo del periegeta era stata da lì già trasportata nell'Heraion. L'indagine archeologica nel sito del Philippeion ha, peraltro, identificato i resti, all'interno della costruzione, di alcune basi marmoree che potrebbero forse essere pertinenti proprio alle statue (di Filippo, O., Alessandro, Eurydice, Aminta) sorte originariamente nel singolare pantheon macedone. È probabile che un monumento tanto notevole abbia esercitato un influsso nella successiva iconografia della regina ma ciò, tuttavia, non è controllabile dato il considerevole hiatus che intercorre tra questa e le successive immagini di O. a noi note. Due celebri cammei di Vienna e di Leningrado, opere assai notevoli della glittica ellenistica, rappresentano forse, secondo l'ipotesi di alcuni, il profilo di O. diademata e velata accanto ad Alessandro; qui, tuttavia, il tono aulico della rappresentazione prende il sopravvento su qualsiasi intento ritrattistico. Ritratto di ricostruzione, poi, può probabilmente definirsi il profilo di O. che, assai più tardi, compare su un medaglione aureo da Abukir e poi su alcuni contorniati dell'età di Gordiano III, nei quali tutti il più preciso riferimento alla figura della regina macedone è la costante presenza di un bracciale anguiforme, forse simbolo delle sue pratiche dionisiache, insieme agli attributi regali dello scettro e del diadema. Ancora più esplicito è tale riferimento nei tipi di alcuni bronzi di Alessandro Severo nei quali O. è stata identificata in una figura femminile seduta in trono che porge una coppa ad un serpente, ritto presso di lei, che vi immerge la bocca. Come s'è detto, è impossibile esser certi se tutte queste rappresentazioni possano stare in qualche rapporto con archetipi di età ellenistica, tanto più che la letteratura - e soprattutto la aneddotica - fiorita prima in ambiente alessandrino e poi diffusasi largamente nel mondo romano, non mancò certamente 4i avere un influsso capace di determinare dei tipi iconografici di ricostruzione. La figura di O., contraddistinta dal nome, appare in un mosaico della fine IV sec. - inizio V, rinvenuto a Baalbek e conservato ora a Beirut, in cui è rappresentata la nascita di Alessandro.
Monumenti considerati. - 1. Cammeo Ermitage: A. Furtwängler, Gemmen, ii, pp. 251-252, tav. 53, 2. 2. Cammeo Vienna, Kunsthist. Mus.: id., ibid., ii, pp. 250-252, tav. 53, 1. 3. Medaglione aureo di Abukir con busto di O. velata e diademata, con scettro; Berlino, Musei: H. Dressel, op. cit. in bibl., pp. 31-40, 49, tav. ii D. 4. Contorniati di Gordiano III (?) con busto di O. velata e diademata, con scettro: id., ibid., p. 37 e nota 1, tav. iii, 1; p. 37 e nota 3, tav. iv, 8. 5. Contorniato con busto di O. con leontè che regge lo scettro; iscriz. ΟΛΥΜΠΙΑ: id., ibid., p. 32, tav. iv, 16. Rovescio di bronzo di età d'Alessandro Severo con O. distesa su una klìne, con la destra protesa verso un serpente eretto: H. Gaebler, op. cit. in bibl., iii, 2, p. 13, n. 34, tav. v, 3. 7. O. velata seduta in trono regge nella mano sinistra una kölix alla quale beve un grosso serpente; rovescio di bronzo di età d'Alessandro Severo: id., ibid., iii, 2, pp. 13-14, n. 35, tav. v, 4 (sostanzialmente immutato, il tipo appare, a lati invertiti, sul rovescio di bronzi di Gordiano III; id., ibid., III, 2, p. 15, n. 46, tav. v, 5).
Bibl.: Roscher, III, i, 1897-909, c. 837-838, s. v., n. 3; H. Dressel, Fün Goldmedaillons aus dem Funde von Abukir, Berlino 1906, pp. 31-40, 49; H. Gaebler, Die antiken Münzen von Nord-Griechenland, III, 2 (Makedonia und Paionia), Berlino 1935, pp. 13 ss., tavv. III-V; G. H. Macurdy, Hellenistic Queens, in J. Hopkins Univ. stud. in Archaeology, n. 14, Baltimora 1932, pp. 22-48, e passim; H. Strasburger, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1939, coll. 177-182, s. v., n. 5; H. Schleif-W. Schietzschmann, Das Philippeion, in Olympische Forschungen, I, 1944, pp. 51-52; G. Lippold, Die griechische Plastik, Monaco 1950 (Handb., vol. III, i), p. 259 e nota 11; M. Bieber, The Portraits of Alexander the Great, in Proceedings of the Amer. Philosoph. Soc., vol. 93, 1949, pp. 377-379; E. A. A., II, 1959, p. 786, s. v. Contorniati; M. Lawrence, Essays in Honor of Panofski, New York, I, 1961, p. 328 s.; II, p. 102, fig. 12.