omaggio (omanaggio)
Ricorre nel Detto e nel Fiore, dove il legame indissolubile che il poeta stringe con Amore si presenta nelle forme del rapporto feudale di vassallaggio (omaggio): Del mese di gennaio, e non di maggio, / fu quand'i' presi Amor a signoria, / e ch'i 'mi misi al tutto in sua balia / e saramento gli feci e omaggio (Fiore III 4; cfr. Roman de la Rose 1934 " Que je vueil, por ton avantage, / Qu'orendroit me faces omage "; e anche v. 1960); Po' ch'e' m'ebbe inservito / e ch'i' gli feci omaggio, / i' l'ho tenuto maggio / e terrò già ma' sempre (Detto 7 si rilevi in entrambi i passi la rima ricca ‛ o.: maggio '). Il rito dell'o. è descritto nel Fiore: ferito dalle frecce di Amore, e vinto dalla sua possanza, il poeta fa giuramento di fedeltà al dio, diventando così suo " uomo " (son. II); il vincolo è sigillato dal simbolico osculum sulla bocca, mentre per maggior sicurtà il poeta dona in pegno il suo cuore ad Amore, che ne prende possesso. La descrizione segue da vicino il racconto del Roman de la Rose, ma con forte condensazione, che accentua il valore rituale delle parole e dei gesti.
A tale patto il poeta si manterrà costantemente fedele nel corso della vicenda, sì che la fedeltà al dio rappresenterà come il cardine su cui ruotano le trasformazioni della favola (tanto che proprio per tale fedeltà egli sceglierà di nominarsi con la forma intera del suo nome, ‛ Durante '). All'indissolubilità dell'o. si richiamerà il protagonista per contrapporsi alle tentazioni di Ragione (cfr. XLII 11 ched i' gli ho fatto saramento e fé, dove la coppia saramento e fé è variazione di quella saramento... e omaggio di III 4), mentre Amico, nel momento di elargire all'amante i suoi consigli dettati da una spregiudicata esperienza mondana, mantiene intatta la condizione della fedeltà al dio: Ma ferma in ben amar tutta tua 'ntenza, / e guarda al Die d'amor su' omanaggio (XLIX 10; cfr. Rose 7285-86 " Le deu d'Amours e nuit e jour / Servez leiaument senz sejour "). Sì che, quando il dio si ripresenta al poeta per chiedergli conto del patto giurato (In che manera, / amico, m'hai guardato l'omanaggio / che mi facesti, passat' ha un anno?, LXXVII 9; cfr. Rose 10331 " Par po que tu ne me tousis / Mon omage "; e anche il v. 10343), egli potrà confermargli la propria fedeltà.
Il vincolo è simile a quello che si stabilisce nel principio della Vita Nuova (cap. Il), dove appare però svestito dell'arcaica terminologia feudale (ma non senza tracce significative: sicurtade, signoria, § 7), e dotato di nuova potenza drammatica.
La parola si trova usata nella lirica cortese (cfr. Chiaro Davanzati Rime, a c. di A. Menichetti, glossario). Non risulterebbero invece attestazioni nostrane per la variante quadrisillaba ‛ omanaggio ' (francese antico omanage), che appare in XLXI 10 e LXXVII 9. Cfr. ancora VI 7.
Bibl. - Per l'applicazione dei concetti del giure feudale all'amore cortese, cfr. I. Margoni, Fin' Amors, Mezura e Cortezia, Milano 1965, spec. pp. 11-31.