‛OMAR KHAYYĀM (più esattamente, in persiano, ‛Omar-i Khayyām, e, in arabo, ‛Omar ibn al-Khayyām od ‛Omar al-Khayyāmī; forma completa del nome: Ghiyāth ad-Din Abū'l-Fatḥ ‛Omar ibn Ibrāhīm al-Khayyām)
Astronomo, matematico e poeta persiano, nato a Nīsābūr nel Khorāsān e ivi morto nel 517 eg. (1123-24 d. C.). Pochissimo di storicamente certo si conosce della sua vita; fu in rapporti di amicizia col celebre visir Niẓām al-Mulk, e godette il favore del sultano selgiuchide di Persia Malikshāh ibn Alp-Arslān, che nel 467 eg., 1074-1075 lo chiamò a un osservatorio astronomico di nuova fondazione, ove con altri procedette a una riforma del calendario solare persiano, i cui particolari non sono stati finora ben chiariti, e che stabilisce nel 10 ramaḍān 471 eg. (15 marzo 1079) l'inizio di una nuova era detta dal nome del suo patrono ta'rīkh-i gialālī ("era di Gialal ad-Dawlah [Malikshāh]").
Di alcuni trattati di matematica correnti sotto il suo nome è stata edita l'algebra (testo arabo e trad. di F. Woepcke, Parigi, 1851), nella quale è iniziato forse per la prima volta lo studio metodico delle equazioni cubiche, per la cui soluzione sono adoperate le sezioni coniche: progresso assai notevole nella storia dell'algebra.
Ma la voga di ‛O., iniziatasi con l'ultimo trentennio del sec. XIX presso il gran pubblico, sopra tutto anglosassone, d'Europa e d'America, è dovuta alle sue quartine (rubā‛iyyāt) persiane, e specialmente all'adattamento poetico inglese d'una scelta di esse (101 nell'ed. definitiva del 1872, contro 75 della 1ª ed. del 1859) fatto da Edw. Fitzgerald con finissimo senso d'arte, ma anche con grande infedeltà e tendenziosità, senza inquadrare per nulla l'autore nell'ambiente musulmano del suo tempo e in qualche caso facendo dire alla quartina il contrario di ciò che il testo persiano dice. Nella scelta, nella disposizione metodica (inesistente nell'originale) delle quartine e nell'interpretazione del Fitzgerald, il poeta appare profondamente scettico, pessimista ed irreligioso, e quindi rivolto al passeggero godimento delle gioie materiali della vita, soprattutto all'amore e al vino. Invece J.-B. Nicolas, vissuto molti anni in Persia, pubblicando nel 1867 il testo e la traduzione in prosa francese di 464 quartine, diede a queste un'interpretazione allegorico-mistica, tradizionale fra i Persiani. Lo studio filologico diretto dell'insieme di quartine che si trovano attribuite a ‛Omar nei manoscritti (molto discrepanti fra loro nel numero di esse e tutti di epoca assai posteriore al poeta) ha mostrato da un lato come, essendo moltissime di esse attribuite anche ad altri poeti, sia assai difficile il distinguere le autentiche dalle spurie, dall'altro come, accanto a espressioni di pessimismo scettico ed epicureismo sereno, abbondino quartine di significato spiccatamente mistico (secondo una ben nota caratteristica della poesia musulmana), ove espressioni che appaiono libere e irreligiose per il lettore che non conosca a fondo le correnti del pensiero musulmano, hanno senza dubbio un senso tutt'altro che scettico o blasfemo.
I due problemi del fondo autentico di poesia di ‛O., cui certo si è sovrapposta una quantità di imitazioni e contraffazioni, e della precisa caratteristica spirituale del poeta oscillante ai nostri occhi tra scetticismo e misticismo, si intrecciano quindi fra loro e ancora non sono stati risolti. Recenti indaginî del Christensen hanno cercato di isolare, nelle varie centinaia di quartine attribuite a ‛O., un gruppo apparentemente più antico, probabilmente autentico, e di decisa intonazione scettico-epicurea: il che darebbe a ‛O. una posizione meno lontana da quella datagli dal Fitzgerald: ma queste conclusioni sono tutt'altro che sicure.
Edizioni e traduzioni principali. - Per un orientamento bibliografico v. A. G. Potter, A bibliography of printed editions of the Quatrains of Omar Khayyâm in foreign languages, Needham Mass. 1923; id., A bibliography of the Rubá'iyyát of Omar Khayyám together with kindred matters pertaining thereto, Londra 1929. La prima edizione europea, dipendente da una litografia orientale, fu quella di J.-B. Nicolas, Parigi 1867 (464 quartine con trad. in prosa francese); altra ed., di E. H. Whinfield, Londra 1883 (500 quartine con trad. poetica inglese, che nel 1922 venne resa in francese da C. Grolleau); il ms. della Bodleiana del 1460 d. C., (che fu la fonte principale di Fitzgerald), con 158 quartine, considerato allora come il più antico datato, è stato edito da E. Heron Allen, Londra 1898 (con trad. letterale inglese), ma forse ancor più antico è il manoscritto con 329 quartine edito da Fr. Rosen, Berlino 1925; 2ª ed., 1928. Le 121 quartine giudicate autentiche da A. Christensen sono edite e tradotte in inglese nel suo studio citato sotto nella bibl. Tra le sole più o meno libere traduzioni, dopo le quattro famose redazioni del Fitzgerald (Londra 1859, 1868, 1872, 1879, con innumerevoli ristampe), i cui precisi rapporti con le fonti persiane sono stati studiati dal Heron Allen (E. F.'s Rub. of O. K. with the original persian sources, Londra 1899) si possono ricordare quella dello stesso Rosen, Die Sinnsprüche Omars des Zeltmachers, Stoccarda 1909; 5ª ed., 1922; C. H. Rempis, Die Vierzeiler ‛Omar Chayyāms, Tubinga 1933, ha tradotto in versi tedeschi dal persiano le quartine tradotte dal Fitzgerald, con lo scopo di mettere in evidenza le deformazioni che questi ha fatto subire al testo di ‛O. Abbondano in varie lingue europee, e anche in arabo, le traduzioni di traduzioni; in Italia quella del Fitzgerald fu voltata in versi e in prosa (D. Angeli 1910, F. Faruffini 1914, M. Chini in quartine 1916); quella del Heron Allen, attraverso il francese del Grolleau, fu tradotta in versi da V. Gottardi nel 1903; altra versione poetica, da testo imprecisato, si ebbe da M. Da Zevio nel 1907; soli saggi di diretta versione italiana dal testo persiano del Nicolas sono le quartine rese in versi da I. Pizzi, Storia della poesia persiana, I, Torino 1894, pp. 280-286, e in prosa da V. Rugarli (12 quartine, 1895).
Bibl.: La bibliografia omariana è vastissima, ma per buona parte di scarso valore scientifico. Oltre alle trattazioni nelle storie letterarie persiane di H. Ethé, E. G. Browne, I. Pizzi, è importante per le notizie bibliografiche raccolte, e per l'impostazione del problema dell'autenticità, lo scritto russo di V. Zukovskij (nel volume collettivo al-Muzaffariyyāt in onore di V. Rosen, Pietroburgo 1897), tradotto da E. Denison Ross, col titolo Fresh light on ‛Omar Khayyām, in Journal of the Royal Asiatic Society, 1898, pp. 349-366. Da aggiungere oggi per le fonti biografiche, Muhammad Shafi, The author of the oldest biographical notice of ‛Umar Khayyām, in Islamic Culture, VI (1932), pp. 586-623, e per il testo Fr. Rosen, Zur Textfrage der Vierzeiler ‛Omar's des Zeltmachers, in Zeitschrift der deutschen Morgenl. Gesellschaft, n. s., V (1926), pp. 285-313. L'ultimo studio importante è A. Christensen, Critical studies in the Rubáiyát of ‛Umar-i-Khayyam, Copenaghen 1927 (ma sul suo tentativo vedi le osservazioni di H. Ritter, in Oriental-Literaturzeitung, XXXII (1929), coll. 156-63). Manca ancora un adeguato studio d'insieme sulla poesia di ‛Omar, del resto reso ancor più difficile dalla questione testuale (l'ultimo studio è quello di C. H. Rempis, O. K., Tubinga 1934). La bibliografia su ‛O. come scienziato si può vedere in G. Sarto, Introduct. to the History of Science, I, Baltimora 1929.