Sharif, Omar
Nome d'arte di Michael Shalhoub, attore cinematografico egiziano, di origine siriano-libanese, nato ad Alessandria d'Egitto il 10 aprile 1932. Sorretto da una presenza carismatica e fascinosa più che da uno sfaccettato potenziale espressivo, dopo essere stato un idolo del cinema egiziano ha raggiunto un'eccezionale popolarità presso le grandi platee internazionali grazie alle interpretazioni in due film diretti da David Lean: Lawrence of Arabia (1962; Lawrence d'Arabia), per il quale nel 1963 ha ricevuto una nomination all'Oscar come attore non protagonista e un Golden Globe e, soprattutto, Doctor Zhivago (1965; Il dottor Zivago), per il quale si è aggiudicato nel 1966 un secondo Golden Globe. Nel 2003 gli è stato conferito il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.
Dopo aver frequentato le scuole inglesi e il British Victoria College a Il Cairo, esordì nel cinema con Ṣirā῾ fī al-wādī (1954, Lotta nella valle) di Youssef Chahine. Negli anni Cinquanta recitò in numerosi film, spesso diretto dai più importanti registi egiziani, e al fianco della star Faten Hamama (che avrebbe sposato nel 1955), come in Ṣirā῾ fī al-wādī e in Ṣirā῾ fī al-mīnā᾽ (1956, Lotta nel porto) dello stesso Chahine. Oltre a Goha (1958), coproduzione franco-tunisina per la regia di Jacques Baratier, tra le sue interpretazioni si ricordano quelle in Arḍ al-salām (1957, La terra della pace) di Kamal al-Cheikh, Lā anām (1957, Notte insonne) di Salah Abu Seif, Eḥnā al-talāmiḏa (1959, Noi, gli studenti) di Atef Salem. Nel 1960, come giovane travolto dall'ambizione, si distinse in Bidāya wa nihāya (Principio e fine) ancora di Abu Seif, quindi per Henri Barakat interpretò Fī baytinā raǧul (1961, Un uomo in casa nostra).
Chiamato a ricoprire in Lawrence d'Arabia il ruolo dello sceicco Ali, amico e alleato fedele del leggendario agente inglese nella lotta degli arabi contro i turchi, S. iniziò con Lean a lavorare per il cinema occidentale. Dopo il film d'azione Behold a pale horse (1964; … E venne il giorno della vendetta) di Fred Zinnemann, S. interpretò il suo personaggio più famoso, il sentimentale e dolente Jurij che vive una travolgente storia d'amore con Lara (Julie Christie) in Doctor Zhivago, tratto dal romanzo di B.L. Pasternak, offrendo un'intensa prova d'attore con la quale ottenne uno strepitoso successo. Da quel momento continuò a ricoprire ruoli che esaltavano il suo fascino e il suo spirito romantico: nella fiaba di Francesco Rosi C'era una volta… (1967) è un principe innamorato di una popolana (Sophia Loren); in Funny girl (1968) di William Wyler e nel sequel diretto da Herbert Ross, Funny lady (1975), è il giocatore che vive un amore passionale ma difficile con una star di Broadway (Barbra Streisand); in Mayerling (1968) di Terence Young, accanto a Catherine Deneuve, è il tormentato Rodolfo d'Asburgo; nel romantico-spionistico The tamarind seed (1974; Il seme del tamarindo) di Blake Edwards è un colonnello sovietico che si innamora di un'inglese (Julie Andrews), mandando in crisi i servizi segreti.
Negli anni Ottanta l'attore si è dedicato a un'intensa attività televisiva, che si è protratta per l'intero decennio successivo, e ha così diradato le sue apparizioni sul grande schermo. Con Aiyyub (1984) di Hani Lashin, realizzato per la televisione egiziana, è tornato a recitare nel suo Paese, dove ha interpretato, tra l'altro, al-Muwāṭin al-Miṣrī (1991, Il cittadino egiziano) del veterano Abu Seif. Nel 1987 è apparso in un infelice film diretto da Andrzej Wajda, Les possédés (I demoni), mentre nel 1990 è stato coprotagonista, con Lea Massari, di Viaggio d'amore di Ottavio Fabbri, e l'anno successivo ha interpretato lo scaltro servitore Dima in The rainbow thief (1990; Il la-dro dell'arcobaleno) di Alejandro Jodorowsky. Dopo The thirteenth warrior (1999; Il tredicesimo guerriero) di John McTiernan, è tornato a interpretare un ruolo di rilievo in Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran (2003; Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano) di François Dupeyron, storia di un'amicizia tra un anziano arabo e un giovane ebreo. Nel 1977 ha raccontato la storia della sua vita in The eternal male. An autobiography.
The Arab image in American film and television, in "Cineaste", 1989, 1; K. Ramzi, Divi e divine, eroi ed eroine, in Onde del desiderio, a cura di M.S. Bazzoli, G. Gariazzo, Torino 2001, pp. 139-51.