BOZINO, Omero
Nato a Vercelli il 31 ag. 1821, da ricca e influente famiglia, si laureò in legge ed esercitò con successo la libera professione nella città natale, emergendo anche nella vita politica ed economica. Poté così entrare in relazione con il Cavour che nel Vercellese, a Leri, aveva grossi interessi come proprietario terriero e agricoltore; la conoscenza si rinsaldò nel 1848 allorché il B. ne sostenne la candidatura nel collegio di Vercelli. Nel 1849 il B., tenente della guardia nazionale, partecipò alle operazioni di difesa della città e, alla vigilia dell'armistizio di Vignale, vi fu protagonista di uno scontro con gli Austriaci.
In seguito, avendo il B. relazioni di affari e di parentela in Roma, ove dimorava un suo cognato, l'architetto piemontese G. B. Caretti, venne occasionalmente utilizzato da Cavour quale corriere segreto. Nel dicembre 1860 il Cavour gli affidò l'incarico di studiare la possibilità di trattare, per via extradiplomatica, con il cardinale segretario di Stato G. Antonelli la rinunzia al potere temporale. Il Cavour fu indotto a questo tentativo, nonostante fossero in corso trattative ufficiali affidate al Pantaleoni e al Passaglia, da pressioni in tal senso di Napoleone III e da informazioni di diversi agenti circa la disponibilità dell'Antonelli a simili approcci. Il B. riuscì nel gennaio 1861 a stabilire un contatto con l'Antonelli tramite l'abate A. Isaia, segretario del cardinale G. D'Andrea, e l'avvocato S. Aguglia, che era persona di fiducia degli Antonelli.
Con questi intermediari venne concordato un patto per cui il cardinale avrebbe favorito in ogni modo la rinunzia al potere temporale in cambio di vistosi vantaggi materiali per la propria famiglia: in particolare venne definito un versamento di tre milioni di scudi all'Antonelli stesso per coprire le spese inerenti la trattativa.
Il B. rientrò subito in Piemonte per riferire al Cavour, ma a Roma la situazione mutò improvvisamente perché l'abate Isaia, dietro compenso, rivelò tutto al Pantaleoni, suscitandone il risentimento e l'indignazione. L'Antonelli, che alcuni storici ritengono estraneo a questi maneggi, informato dall'ambasciatore francese Gramont delle indiscrezioni trapelate, fece intercettare allora la corrispondenza tra il B. e l'Isaia, che venne immediatamente espulso da Roma, ed espresse all'inviato sardo Pantaleoni, in forma personale e ufficiale, la riprovazione per il tentativo di corruzione.
L'Aguglia, l'unico coinvolto nell'affare che avesse avuto contatti diretti con il cardinale, non venne colpito da alcun provvedimento punitivo: ciò confermerebbe la connivenza dell'Antonelli nella trattativa. Più tardi il B. sostenne in privato che la responsabilità del fallimento della missione era da attribuirsi esclusivamente alla gelosia e al dispetto provati dal Pantaleoni nel vedersi scavalcato da un incaricato segreto; il che parrebbe confermato dal fatto che il Cavour, per tranquillizzare il suo inviato ufficiale, dovette scrivergli sconfessando il B. e anzi qualificandolo per un piccolo intrigante vanitoso.
Morto il Cavour, il B. continuò a occuparsi di politica, sia nell'ambito cittadino, dove divenne nel 1865 comandante della legione vercellese della guardia nazionale, sia a livello parlamentare, mantenendo relazioni con i vecchi collaboratori del Cavour, N. Bianchi, I. Artom, G. B. Cassinis e C. Alfieri di Sostegno. Frutto di questi interessi è l'opuscolo La finanza del Regno d'Italia e la vendita dei beni ecclesiastici (Firenze 1867), in cui sostiene la necessità dell'alienazione dei beni ecclesiastici e demaniali per il risanamento del bilancio dello Stato. Ancora tra il 1880 e il 1882 egli si batté a lungo per la realizzazione di un'opera di grande importanza economica e sociale per il Vercellese: la costruzione di una linea tramviaria tra Vercelli e Casale, che toccasse i centri più popolosi della zona. Tuttavia in quegli anni venne abbandonando la vita pubblica, mentre nella sua città prendevano forma, alimentate anche dal rigoroso riserbo del B. stesso, voci fantastiche su missioni segrete svolte per incarico del Cavour in tutta l'Europa, segnatamente in Spagna e Inghilterra. Il B. morì a Vercelli, circondato dalla fama di agente segreto, il 29 luglio 1894.
Fonti e Bibl.: La questione romana negli anni 1860-1861. Carteggio del conte di Cavour,D. Pantaleoni,C. Passaglia,O. Vimercati, Bologna 1961, I, pp. 222-306, passim; II, pp. 1-181, passim;A. Isaia, Negoziato tra il conte di Cavour e il cardinale Antonelli per la cessione del poter temporale del Papa, Torino 1862; S. Aguglia, La quist. romana e la sua possibile soluzione, Napoli 1865; N. Bianchi, Storia docum. della diplom. europea in Italia dall'anno 1814 all'anno 1861, VIII, Torino 1872, pp. 432-437; D. Fantaleoni, L'idea italiana nella soppressione del potere temporale dei papi, Torino 1884, pp. 91-201, passim;necrologio, in La Sesia, 31 luglio 1894; G. C. Faccio, I tentativi di Cavour per risolvere la questione romana nel 1860-61, in Nuova antologia, 1º giugno 1912, pp. 413-436; P. Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato, II, La questione romana 1856-1864, I, Roma 1951, pp. 357-366; R. Aubert, Antonelli,Giacomo, in Diz. Biogr. degli Italiani., III, Roma 1961, p. 488.