OMERO LATINO
. Sotto il nome di Homerus ci è giunto nella più autorevole tradizione manoscritta, a cui fanno eco larghe citazioni medievali, un estratto in 1070 esametri latini dell'Iliade con solo lievi deviazioni da essa, opera certo d'un dilettante del primissimo periodo imperiale, più tardi divenuta testo scolastico e di vasta lettura sino attraverso il Medioevo.
Dal sec. XII, per suo autore comincia ad apparire nella letteratura - cosa finora inesplicata - un Pindarus o Pindarus Thebanus, dato che poi passa nei codici recenziori. Finché, nel secolo scorso, si fa una scoperta, che il carme s'apre e si chiude con due acrostici Italices scripsit; i quali, bensì, hanno bisogno di emendazioni perché si ottenga Italicus-scripsit, ma difficilmente saranno prodotto del caso. Per cui si è pensato a un parto giovanile di Silio Italico o, in base all'attestazione del codice Viennese 3509 (sec. XV), di Bebio Italico, da identificare forse col Bebio amico e segretario di Germanico di cui parlano due editti del principe. Manoscritti fondamentali a Valenciennes n. 448 e ad Anversa (Museo Plantin-Moretus), n. 89, del sec. X-XI. Edizione migliore di F. Vollmer, Poetae latini minores, II, 111, Lipsia 1913.
Bibl.: Röm. Literaturgesch. di W. S. Teuffel, II, 7ª ed., Lipsia 1920, p. 299 segg., e di M. Schanz, II, ii, 3ª ed., Monaco 1913, p. 118 segg.