Agimondo, Omiliario di
L'Omiliario di A. costituisce una testimonianza di grande rilievo dell'arte scrittoria e dello stile di ornamentazione dei codici liturgici di lusso nella Roma della prima metà dell'8° secolo. Si tratta di una raccolta di omelie di santi Padri sui Vangeli (molte di s. Agostino) ordinata secondo l'anno liturgico e distribuita originariamente in tre volumi, attualmente ridotti a due, il secondo e il terzo della silloge originaria (Roma, BAV, lat. 3835 e 3836). Secondo la sottoscrizione dello scriba apposta a c. 329r del lat. 3835, i due codici furono scritti da A. prete, probabilmente appartenente alla basilica romana dei Ss. Filippo e Giacomo (più tardi dei Ss. Apostoli); essi, per ragioni paleografiche, sono stati attribuiti concordemente dagli studiosi alla prima metà o addirittura agli inizi del sec. 8°; il lat. 3836 reca delle aggiunte di altre due mani non molto più tarde (secc. 8°-9°: cc. 55-70 e 277-314), nella prima delle quali si è notata una forte influenza stilistica della maiuscola biblica greca coeva.
Di mano del medesimo scriba A. sono sia la scrittura del testo, un'elegante anche se artificiosa e rigida onciale romana new style, sia le sezioni di apparato comprendenti incipit ed explicit in capitali miste eleganti e ornate, sia infine la vera e propria ornamentazione. Quest'ultima consta sia di segni di separazione e di conclusione del testo eseguiti in nero o in rosso, verde e nero e comprendenti fogliette, spirali e motivi geometrici di tradizione tardoantica, sia di un notevole numero di iniziali abilmente disegnate a penna e solo in rari casi (lat. 3835, cc. 20r, 38r; lat. 3836, cc. 96, 110r) colorate in rosso, in verde, o in rosso e verde. Tali iniziali, eseguite con l'ausilio del compasso, sono caratterizzate dal tratteggio sottile e dal ricorso a motivi ornamentali quali il pesce stilizzato, gli intrecci, le spiralette, le rosette ricoprenti il foro del compasso, che rappresentano la diretta ripresa di elementi decorativi propri dell'ornamentazione libraria italiana del sec. 6°, determinata con ogni probabilità dall'imitazione dell'esemplare. Nelle due parti aggiunte nel secondo codice l'ornamentazione è di semplice e rozza fattura, con l'aggiunta del motivo ornamentale della svastica (cc. 287r, 299r), per la parte finale, e di tipo tutt'affatto differente nella prima.
L'attribuzione allo scriba A. della compilazione testuale dell'omiliario che reca il suo nome, oltre che della sua copia materiale, sembra ostare con il suo assai basso livello di conoscenza del latino, rivelato dal testo della sottoscrizione, eseguita peraltro con molta cura calligrafica in onciali disposte su righe alternativamente rosse o nere (lat. 3835, c. 329r); si noti che la menzione della basilica dei Ss. Filippo e Giacomo vi appare aggiunta in un secondo tempo e con diverso inchiostro.
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