OMOFAGIA (gr. ὠμοϕυγία, da ὠμός "crudo" e ϕαγεῖν "mangiare")
È l'atto rituale di mangiar crude le carni dell'animale sacrificato, nell'intento d'incorporarne la vita e la virtù in una comunione completa con lui.
L'omofagia muove dal concetto magico che il contiguo agisce sul contiguo, la parte sul tutto: mangiando la carne di un animale o anche di un uomo che abbiano robustezza e virtù aggressive se ne incorporano le qualità. Si capisce che questa virtù avrà tanto maggiore efficacia e quest'assimilazione sarà tanto più possente, quanto più sarà alto il grado di virtù che si attribuisce alla vittima.
Un caso noto di omofagia è quello narrato da San ilo sinaita, come proprio degli Arabi nomadi della regione del Sinai, i quali subito dopo aver immolato alla stella del mattino un cammello si gettavano addosso alla vittima e la consumavano cruda per intero e rapidamente, in maniera che non si raffreddasse il sangue, conecpito come la vita stessa dell'animale immolato. Ma il caso più celebre di omofagia è quello che si verificava nei misteri di Dioniso da parte delle baccanti, quando avevano raggiunto lo stato orgiastico. Questo rito rendeva partecipi della virtù divina della vittima e pertanto procurava l'assimilazione dell'iniziato al dio e la partecipazione alla sua immortalità. Il rito omofagico si mantenne anche nei misteri orfici, ma teologicamente sublimato: in quanto l'omofagia dell'animale sacro vi diventa il memoriale e la riproduzione di quel sacrifizio primordiale in cui Dioniso sotto forma di toro subì lo sbranamento da parte dei Titani che lo addentarono crudo. Questo odioso deicidio ha impegnato per sempre il destino dell'umanità in quanto dalle ceneri dei Titani, fulminati da Zeus per la loro empietà, sono nati gli uomini, che hanno dunque in sé mescolato l'elemento divino (Dioniso-Zagreo) e l'elemento umano (Titani). L'orfismo insegna a menare una vita santa per liberare l'elemento divino dalla prigionia dell'umano, e a ciò prescrive anche la celebrazione omofagica (τύς τ'ὠμοϕάγους δαίας τελέσας, Eurip., Cret., fragm).
Bibl.: v. dioniso; misteri.