OMONOIA (῾Ομόνοια; sulle monete più tarde anche ῾Ομόνυα; lat. Homonòia)
Personificazione della concordia sulle monete ellenistiche e di età imperiale romana.
Il concetto di O. quale universale comunità fra gli uomini, sorto in forma di assioma metafisico nell'età della sofistica (VI sec. a. C.) diviene con Aristotele (Etica Nic., viii, 1, 1155) il presupposto spirituale di ogni κοινωνία, il vincolo che garantisce la comunità statale basata sull'unione di natura e legge. Antifone nel suo scritto Περὶ ῾Ομονοίας formula per primo quell'idea della parità fra elleni e barbari che viene realizzata nella politica pratica da Alessandro Magno.
Pausania (v, 14, 6) ricorda un altare eretto in Olimpia ad Omonoia. Una iscrizione del III sec. a. C., incisa su una base ateniese, menziona una ῾Ομόνοια τοῦ ϑιάσου; nelle fonti letterarie e in altre iscrizioni troviamo a menzione di statue di O. (una era eretta nel teatro di Efeso) e di templi innalzati alla Concordia civica, ad esempio a Tralles e a Mileto.
Una delle prime rappresentazioni di O. compare su una moneta di Metaponto (400-350 a. C.): il dritto mostra una testa femminile con i capelli tenuti fermi da una benda, orecchino e collana. Un'altra moneta, dell'età di Domiziano, reca la leggenda ΟΜΟΝΟΙΑ ΣΕΒΑΣΤΗ e una testa femminile velata e diademata, con sul davanti un papavero fra due spighe. Nelle serie numismatiche di età romana O. è raffigurata con peplo stretto sotto il seno, mantello al di sopra, le cui pieghe la dea regge con la mano, mentre sostiene una cornucopia semplice o doppia, ricolma di frutti, ovvero una patera; più raramente tiene un ramo di palma. È rappresentata quasi sempre eretta, assai più raramente seduta su un trono ad alta spalliera, o accanto ad un altare fiammeggiante, inghirlandato. Particolarmente frequente è la personificazione di O. sulle monete dell'Egitto greco-romano, in special modo su quelle della città di Alessandria; vi appare con la tipologia ora illustrata, che è comune anche alla Concordia (v.); come quest'ultima, viene associata talora ad Eirene, che fronteggia in piedi, afferrandole la destra. In alcune monete alessandrine di Antonino Pio, O. è antitetica ad Eirene, reca la consueta cornucopia, semplice o doppia, ma anche, come una divinità civica, il modio sul capo. Gli stessi attributi reca O. su alcune monete di città microasiatiche (Nicea, Attea in Misia, Focea, Magnesia al Sipilo, Apamea, Stratonicea di Lidia: da notare che in quest'ultimo luogo; O. appare associata ad Asklepios).
Infine, su alcuni cammei e gemme di bassa epoca è rappresentata una dextrarum iunctio con la scritta O.; questa raffigurazione delle due mani intrecciate, che per lo Swoboda ha un valore nuziale, allorché appare sui cammei del III sec. d. C., trova i suoi antecedenti in alcune monete con le due mani congiunte, dietro le quali una prora sostiene un labaro. La leggenda o. ctratiac è simile a quella più diffusa che accompagna analoghe figurazioni (concordia exercituum) che esalta la coesione e lo spirito di disciplina delle truppe.
Bibl.: Stoll, in Roscher, I, 1897-1909, 2, c. 2701-2706, s. v. Homonoia; Zwicker, in Pauly-Wissowa, VII, 2, 1913, c. 2265-2268, s. v. Homonoia, n. i. Sulle monete: T. E. Mionnet, Description de médailles antiques, grecques et romaines, I, Parigi 1806, p. 494; IV, 1809, p. 153; V, 1813, pp. 348, 686, 695; R. S. Poole, Catalogue of the Greek Coins of Italy in the British Museum, Londra 1873, p. 244, n. 59 e fig.; id., Catalogue of the Coins of Alexandria and the Nomes in the British Museum, Londra 1892 (v. indice, p. 378, s. v. Homonoia); B. V. Head, Historia numorum, Oxford 19112, pp. 77, 163, 241, 244, 453, 517, ecc. Sui cammeI; E. Swoboda, Griechisches aus dem römischen Alltag, in Carnuntum-Jahrbuch, 1955, pp. 15-18, fig. 2.