Onesti, Onesto degli
Più noto come Onesto Bolognese, nacque quasi sicuramente a Bologna intorno al 1240 da Bonacosa, figlio di Pietro degli O. (il cognome derivò da una madonna Onesta, madre appunto di questo Pietro).
Visse da giovane sotto la tutela di uno zio Pellegrino, morto nel 1286, e abitò prima nella parrocchia di Santa Maria dei Bulgari, e poi in quella dei Santi Gervasio e Protasio. Gravemente infermo nel 1271, fece testamento; ma certo superò la malattia, dacché rimangono di lui parecchi contratti stipulati in tempo successivo. Non è probabile, come qualcuno ha affermato (Livi, pp. 21-22 e 252), che egli fosse notaio; pare invece che esercitasse con frutto il mestiere del prestito e del cambio. Il 27 agosto 1296 fu coinvolto, insieme con Iacopo da Riva, in una sanguinosa zuffa con un tal Maio, figlio di Bartolomeo dei Carbonesi, e con amici di lui; e nel processo che ne seguì poté usufruire delle favorevoli testimonianze di alcuni rappresentanti delle più illustri e influenti famiglie bolognesi e del notaio Picciòlo de' Segatari, da identificarsi probabilmente con quel Picciòlo da Bologna che scambiò sonetti col pistoiese Cino. Ancor vivo nel settembre del 1301, doveva esser già morto il 17 aprile 1303.
Oltre che del ricordato Picciòlo, O. fu amico del rimatore forlivese Ugolino Manfredi (e forse per qualche tempo egli fu a Forlì), di Bernardo da Bologna, nonché di Terino da Castelfiorentino e del fiorentino Monte Andrea, da lui assistito come testimone in una cessione di crediti, vantati nei confronti di cittadini bolognesi, a favore di Tommaso di Crevalcore (1274), e di altri meno noti rimatori.
Più importante documento delle sue relazioni letterarie restano taluni sonetti scambiati in tenzone con Cino da Pistoia, probabilmente quando costui dimorò a Bologna come studente di diritto (1292-93). In essi 0. deride, non senza qualche felice spunto, la tecnica espressiva e il linguaggio degli stilnovisti con aperte e coperte allusioni a D. e a Guido Cavalcanti. Ciò lo farebbe apparire e giudicare come un rappresentante della vecchia cultura e anche della vecchia poesia; ma una lettura distaccata delle sue rime porta a cogliervi non poche significative inquietudini e aperture prestilnovistiche. Forse per questo D. lo ebbe in stima e lo inserì, insieme con Guido Ghislieri e Fabruzzo de' Lambertazzi e accanto al ‛ maximus ' Guido Guinizzelli, fra i poetantes Bononiae, i quali doctores fuerunt illustres et vulgarium discretione repleti (VE I XV 6): in quell'esiguo gruppo cioè di rimatori bolognesi che egli contrapponeva ai guittoniani, considerandoli assai più vicini di costoro alla nuova poetica.
Bibl.-I componimenti poetici di O. si leggono in T. Casini, Rime dei poeti bolognesi del sec. XIII, Bologna 1881; e in G. Zaccagnini, I rimatori bolognesi del sec. XIII, Milano 1933 (con notizie biografiche). Principali studi: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI, Bologna 1738, 181-183; L. Frati, Notizie biografiche di rimatori italiani del sec. XIII e XIV: III, O. da Bologna, in " Giorn. stor. " X (1887) 356-362; G. Livi, D., suoi primi cultori, sua gente in Bologna, Bologna 1918; G. Zaccagnini, Guido Guinizzelli e le origini bolognesi del " Dolce stil nuovo ", ibid. 1922, 47-59; C. Mascetta-Caracci, O. Bolognese e Cino testimoni della nascita della D.C., in " L'Archiginnasio " XXVI (1931) 105-119; L. Cavazza, O. degli O. e le sue rime, ibid. XXIX (1934) 101-114; D. De Robertis, Cino e i poeti bolognesi, in " Giorn. stor. " CXXVIII (1951) 273-312; M. Marti, O. da Bologna, lo Stil nuovo e D., in Con D. fra i poeti del suo tempo, Lecce 1966, 43-68. Mario Marti