ONNIPOTENZA
. È uno dei più essenziali attributi della divinità, e può anzi essere considerato come quello costitutivo della concezione cristiana nei confronti di quella classica.
Alla divinità greca manca infatti in generale l'attributo dell'onnipotenza, in quanto alla sua perfezione, concepita come totalità di essere escludente ogni divenire e attività, non si addice addirittura alcuna "potenza": come risulta particolarmente chiaro nel supremo esempio della teologia classica, e cioè nella concezione aristotelica liberante da ogni "potenza", cioè da ogni capacità di attuarsi ulteriormente, la pura "attualità" di Dio. La concezione cristiana, opponendo all'inerte e amata divinità greca la sua divinità amante e agente, pone invece di necessità in primo piano il suo attributo di potenza creatrice, fornendogli insieme il carattere d'infinità proprio di ogni attributo di Dio. Di qui i problemi della teologia medievale, intesa a conciliare l'attributo cristiano dell'onnipotenza con quello classico della perfetta e immutabile razionalità (onde il Contrasto fra il volontarismo scotistico e il razionalismo aristotelico-tomistico): problemi poi tipicamente compendiati dallo Spinoza, che tentò d'identificare razionalità e onnipotenza togliendo a quest'ultima il carattere della libertà d'arbitrio e concependola come causalità incondizionata. Cfr. dio.
La filosofia scolastica, appoggiata sui Padri, dimostra concordemente che Dio è onnipotente perché, avendo la pienezza delle perfezioni, non gli può mancare la pienezza della potenza attiva che è appunto l'onnipotenza. Siffatta onnipotenza riguarda però le cose possibili ad essere; perché ciò che è impossibile ad essere è impossibile a farsi (quod est impossibile fieri, est impossibile facere). Ora impossibili ad essere sono le cose che in sé stesse implicano contraddizione; come, p. es., che il bianco sia nero; che la parte sia maggiore del tutto, ecc. Cfr. S. Thom., Contra Gentes, II, 25.