DE LIONE (De Leone, Di Lione), Onofrio
Nacque a Napoli nel 1608; fratello del più famoso Andrea, fu anch'egli pittore. Allievo di Belisario Corenzio, si distinse per aver collaborato a diversi cicli decorativi commissionati al maestro, seguendone fedelmente lo stile. Nel 1642 sposò Isabella Sangervasio e nel 1651, in seconde nozze, Candida Falcone, sorella del pittore Aniello. Si specializzò nella tecnica ad affresco: tutte le sue opere note sono prevalentemente decorazioni ad affresco di chiese e palazzi napoletani.
Lavorò sicuramente agli affreschi per la sala degli ambasciatori del palazzo reale a Napoli, realizzati per la maggior parte da Belisario, ma è impossibile precisare quale parte ebbe nella decorazione. Inoltre sempre per il palazzo reale realizzò due dipinti per la cappella (Pacelli, 1984).
Delle numerose decorazioni chiesastiche che le fonti gli attribuiscono, sono sicuramente suoi gli affreschi della cappella di S. Sebastiano in S. Pietro a Maiella del 1643 con il Miracolo di s. Francesco di Paola e il Miracolo della mula di s. Antonio (D'Addosio, 1913). In essi le figure sono inerti, affollano il piano di superficie, senza essere disposte adeguatamente entro gli artificiosi fondali scenografici. Le caratteristiche modestamente illustrative del linguaggio del D. si ritrovano ancora nel Patto di Assisi, la sola scena superstite della cappella di S. Francesco nella chiesa di S. Maria La Nova, in cui ritroviamo gli sproporzionati fondali e un certo tono popolaresco (Novelli Radice, 1976). Una decina di anni fa gli fu attribuita per queste caratteristiche la piccola tela con il Martirio di s. Gennaro della Quadreria dei girolamini, precedentemente ritenuta opera di Nicolò De Simone.
Il ciclo più integro che si conserva del D. è la decorazione delle volte e delle pareti della sacrestia della chiesa dei Ss. Severino e Sossio, firmata e datata 1651, con Scene dell'Antico Testamento.Tra queste la Battaglia di Sennacherib presenta una certa drammaticità degli atteggiamenti; nell'affollata composizione, la componente naturalistica cede il passo a formule corenziane ed arpinati, e soltanto nel Convito di Baldassarre la scena si arricchisce di qualche lontana risonanza steneionesca (Novelli Radice, 1976); ma in generale permangono i caratteri di staticità e le rielaborazioni di moduli manieristici, che rivelano secondo gli studiosi le ragioni della minore fama di cui l'artista godette di fronte alla più forte personalità di Andrea, al quale si tende ad attribuire la maggior parte di opere affrescate che le stesse fonti riconducevano a Onofrio De Lione.
Morì di peste nel 1656 a Napoli, lasciando in eredità al fratello minore buona parte dei suoi averi.
Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed archit. napoletani, II, Napoli 1743, p. 317; G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, ad Indicem; G. D'Addosio, Documenti ined. di artisti napoletani del XVI e XVII sec. dalle polizze dei banchi, in Arch. stor. per le provv. napol., XXXVIII (1913), p. 243; U. Prota Giurleo, Pittori napol. del Seicento, Napoli 1953, pp. 63 s.; M. Soria, Andrea de Lione, a master of the bucolic scene, in The Art Quarterly, XXIII (1960), p. 142; E. Nappi, La famiglia, il palazzo e la cappella dei principi di Sansevero, in Riv. intern. di storia della banca, XV (1975), p. 27; M. Novelli Radice, Contributi alla conoscenza di Andrea ed O. De Lione, in Napoli nobiliss., XV (1976), pp. 162-169; R. De Maio, Pittura e Controriforma a Napoli, Bari 1983, pp. 88 s.; V. Pacelli, Affreschi storici in palazzo reale, in Seicento napoletano. Arte, costume, ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, pp. 163, 165, 529 nota 25; La pittura napoletana del '600, a cura di M. Spinosa, Milano 1984, pp. 243 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 262 (sub voce Lione, Onofrio di); Diz. encicl. Bolaffi, VI, p. 401.