DELLO STECCUTO, Onofrio
Nacque, probabilmente a Firenze, nella prima metà del sec. XIV. Sulla prima parte della sua vita non si sa nulla di preciso: non sappiamo se egli fosse fiorentino per nascita o per adozione, e incerto è anche il nome della famiglia d'origine. Gli eruditi dal XVI al XVIII secolo lo citano spesso con il doppio cognome di Dello Steccuto e Visdomini, e l'ambiguità persiste anche nell'Eubel, né dai fondi dell'Archivio Vaticano è possibile ricavare indicazioni. Notizie meno incerte abbiamo sui suoi inizi religiosi.
Entrato nell'Ordine degli eremitani di S. Agostino, che aveva sede a Firenze nel convento di S. Spirito, il D. conseguì, prima del 1382, il titolo di maestro in teologia. Predicatore dotto e facondo, scrisse numerosi sermoni e un commentario sopra i Libridelle Sentenze, unica sua opera rintracciata (Roma, Bibl. Angelica, mss. 217). L'ascendente conquistato tra i concittadini grazie alla sua abilità di predicatore influì probabilmente sulla decisione, che Urbano VI prese prima del 1384, di eleggerlo proprio legato prima in Lombardia poi in Toscana: con tale incarico iniziava per il D. una discreta, ma breve, carriera ecclesiastica.
La fama di abile diplomatico lo portò, benché uomo di Chiesa, a svolgere, nel 1384, il ruolo di ambasciatore della Repubblica presso il re Carlo III, di Durazzo. Da poco insediato sul trono di Napoli, il sovrano rimase così ammirato della sua personalità da trattenerlo presso di sé a "farli compagnia, perciocché ... egli era sovrano e gran predicatore" (Frescobaldi, p. 6). Probabilmento Carlo si consigliò con il D. anche sulla possibilità e sui modi di organizzare una nuova crociata; il predicatore, infatti, tornato a Firenze, incaricava un suo devoto fedele e "compare", Leonardo Frescobaldi, in partenza per la Terrasanta, di studiare i luoghi "dove si potesse comodamente pigliar porto a gente d'arme" (ibid.).
Sempre in quello stesso anno, il 28 marzo, resasi vacante la sede di Volterra per il trasferimento del vescovo Simone Pagani a Forlì, il D. veniva nominato dal papa successore di quest'ultimo. Volterra sarebbe stata sua diocesi per poco più di un lustro, all'inizio del 1390, infatti, egli veniva destinato dal nuovo pontefice, Bonifacio IX, ad assumere quella di Firenze.
In realtà già nel 1387 il nome del D. come possibile successore di Angelo Acciaiuoli, promosso cardinale, era stato fatto, secondo la prassi, dai Signori al papa, ma la scelta del pontefice era caduta su di un altro ecclesiastico, Bartolorneo Uliario; il D. aveva infatti troppo evidenti legami, come fiorentino e come eremitano, con Luigi Marsili, primo candidato proposto dalla Signoria e rifiutato dal papa per avere, al principio dello scisma, esitato tra il partito romano e quello avignonese e per le dure accuse mosse alla corte papale quando, circa dieci anni prima, Firenze combatteva contro il legato di Gregorio IX.
Morto Urbano VI, il seggio fiorentino era tornato nuovamente a vacare per la promozione dell'Uliario alla porpora cardinalizia. Si riaprì la questione della successione, ma in un clima diverso da quello di due anni prima: Bonifacio si trovava nella necessità di riconquistare dedizione e disponibilità tra gli alleati della Curia romana, disgustati dalla gestione spregiudicata del suo predecessore, e Firenze era un'alleata troppo preziosa - gran parte delle spese della Chiesa venivano pagate con il denaro dei banchieri fiorentini - per inimicarsela con una nomina non gradita. La città ebbe così un vescovo fiorentino e, nonostante il diniego opposto alla sua candidatura dal papa precedente, il 1º febbr. 1390 il D. venne elevato alla cattedra fiorentina.
La sua missione pastorale non fu comunque né facile né serena; in quegli anni infatti la questione dello scisma subiva un inasprimento all'interno dello stesso partito romano. Nel dicembre del 1394 il successore di Clemente VII, Benedetto XIII, inviava propri legati a Firenze per sondare lo stato d'animo della città; i Signori, a lungo incerti sul da farsi, allo scadere dell'anno, risolsero di accogliere gli ambasciatori di Benedetto. I più intransigenti sostenitori di Bonifacio videro però nella loro disponibilità a farsi promotori di un tentativo di mediazione il segno di un pericoloso cedimento e nella loro decisione l'ispirazione, per il peso morale conferitogli dalla carica ricoperta, del Dello Steccuto. Alle accuse mosse presso la Curia contro il D. fece eco lo stesso pontefice, preparandone il trasferimento in altra diocesi. il provvedimento, che aveva tutto l'aspetto di una sanzione disciplinare, non arrivò comunque in porto per il deciso intervento della Signoria, che inviò a Bonifacio e ai cardinali accese lettere in difesa del suo vescovo.
Il ruolo che Firenze intendeva svolgere tra i due schieramenti era però troppo rischioso perché il vescovo riuscisse a rinsaldare una posizione ormai compromessa. Nel dicembre del 1400, con una decisione questa volta irreversibile, Bonifacio IX poneva fine alla carriera del D. trasferendolo nella modesta diocesi di Comacchio. Un breve, inviato l'anno seguente dal papa ai prelati ed agli abati fiorentini per invitarli a deporre l'obbedienza al D., prova però che questi non solo non aveva accettato la traslazione, ma aveva, anzi, seguitato a svolgere il proprio ufficio pastorale in Firenze.
Anche in seguito egli non volle recarsi nella diocesi di Comacchio - dove il papa dovette nominare un altro vescovo - preferendo, piuttosto che abbandonare la città, ritirarsi, "sine ecclesia", in S. Spirito. Fu lì che, lasciati i suoi libri al chiostro del convento, il D. morì nel 1403.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Reg. Lat. 96, c. 251; 102, c. 129; Reg. Lat. 311, c. 134v; Ibid., Obl. et Sol. 48, c. 95v; Naddo di Nepo da Montecatini, Croniche fiorentine, in Delizie degli eruditi toscani, XVIII (1784), p. 67; L. Frescobaldi, Viaggio in Terrasanta, Novara 1961, p. 6; Libro di ricordanze dei Corsini (1362-1457), a cura di A. Petrucci, Roma 1965, pp. 79, 93; M. Poccianti, Catal. scriptorum Florentinorum, Florentiae 1589, p. 81; I. Maracci, Bibliothecae Marianae, II, Romae 1648, pp. 192 s.; D. A. Gandolfo, Dissertatio histor. de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus, Romae 1704, pp. 283 s.; L. Cerracchini, Cronologia sacra de' vescovi e arcivescovi di Firenze, Firenze 1716, p. 116-122; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1717, coll. 160 ss.; L. Cerracchini, Fasti teologali, Firenze 1738, pp. 66 s.; S. Ammirato, Istorie fiorentine, a cura di L. Scarabelli, II, Torino 1853, p. 309; E. Sanesi, Episodi fiorentini dello scisma d'Occidente, in La Scuola cattolica, LXIII (1935), 4, pp. 433-451;D. Gutierréz, La biblioteca di S. Spirito in Firenze nella metà del sec. XV, in Analecta augustiniana, XXV (1962), p. 11; G. A. Brucker, Firenze nel Rinascimento, Firenze 1980, pp. 150 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, CIII, pp. 87 s.; G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, VIII, p.98; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, pp. 748, 763; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 199, 250, 536; D.A. Perini, Bibliographia augustiniana, III, Firenze 1935, pp. 210 s.