ONOMARCO ('Ονόμαρχος, ma nelle monete 'Ονύμαρχος, Onomarchus) di Elatea
Uomo politico e generale focese. Nulla sappiamo di lui prima dell'occupazione di Delfi da parte dei Focesi, che diede origine alla guerra sacra (356 a. C.). O. fu allora insieme con Filomelo (v.) uno degli organizzatori del colpo di mano e succedette nel comando supremo dell'esercito dopo la morte di Filomelo nella battaglia di Neone (355 a. C.). La tradizione antica è incerta se attribuire a lui o al predecessore la profanazione del tesoro delfico per trasformarlo in denaro e raccogliere mercenarî. Certo il sistematico sfruttamento di questo tesoro cominciò solo con O., che ebbe per primo compito da riorganizzare un esercito sconfitto e decimato. La riorganizzazione fu così bene e rapidamente compiuta che O. poté passare dalla difensiva all'offensiva invadendo la Beozia, dove era occupato Orcomeno, penetrando nella Doride e nella Locride occidentale alleate con Tebe e infine presidiando il passo delle Termopili per impedire il collegamento tra Tessali e Beoti. O. anzi interveniva anche in Tessaglia per aiutare i tiranni di Fere contro gli oligarchici allora predominanti. Ma quest'intervento gli riusciva fatale, perché gli oligarchici si rivolgevano ai tradizionali amici, i Macedoni, e offrivano così a Filippo la desiderata occasione per intervenire in Grecia. O. comprese il pericolo e concentrò i suoi sforzi in Tessaglia. Dapprima riuscì in due battaglie a respingere Filippo, mentre anche sul fronte beotico teneva validamente testa ai Tebani (354 a. C.). Ma lo sforzo era troppo grande per la piccola Focide, sia pure rafforzata da mercenarî: Filippo, mentre O. era ancora occupato in Beozia, occupava Pagase e minacciava Fere, tagliando le comunicazioni tra i Focesi e i loro alleati di Fere. Per sfondare il cordone macedonico O. tentava un ultimo sforzo, ma era battuto in una piana ignota presso la costa del mare, che è stata verosimilmente identificata con i "Campi di Croco" fra Tebe Ftiotica e Alo nel golfo stesso di Pagase. L'esercito di O., fu quasi interamente disirutto. La tradizione antica parla di 6000 morti, tra cui lo stesso O., e 3000 prigionieri (353 a. C.). Su O. si può ripetere il giudizio già dato su Filomelo (v.): egli è uno dei tipici avventurieri audaci del secolo IV a. C., senza scrupoli verso i valori religiosi tradizionali eppure pervasi da torbida religiosità, incapaci di fare una politica di ampie prospettive eppure sommovitori di un mondo nuovo.
Bibl.: J. Beloch, Griechische Geschichte, III, Berlino e Lipsia 1922, p. 247 segg.; v. anche Cloché, Études chron. sur la troisième guerre sacrée, Parigi 1915.