FAVA, Onorato
Nacque a Collobiano, in provincia di Vercelli, il 7 luglio 1859 da Eusebio e da Gioacchina Fighetti.
Il padre, maestro elementare e autore di alcuni scritti di argomento scolastico, si trasferi nel 1865 con la famiglia a Napoli, dove ricopri anche l'incarico di direttore didattico dell'"opera pei fanciulli usciti dagli asili", fondata da un amico di Alessandro Manzoni, il marchese A. Della Valle.
A Napoli il F. compì tutti gli studi, frequentando dapprima il r. istituto tecnico (in cui ebbe a compagni R. Bracco e A. Diaz), e in seguito l'università, ove, laureandosi in lettere, ebbe modo di seguire le lezioni di F. De Sanctis, L. Settembrini e A. Tari. Nonostante vincesse vari concorsi a cattedre nelle scuole medie del Regno, non volle mai lasciare la città partenopea; ottenne dapprima un posto presso la direzione del Banco di Napoli, e fu poi, per 36 anni, professore di lettere italiane nelle scuole medie statali di quella città.
Il F. manifestò precocemente gli interessi letterari che lo accompagnarono tutta la vita. Nel 1877, ancora studente, era corrispondente della rivista parigina La Muse e dirigeva il giornale della sua scuola, Lo Studente (Gastaldi, p. 8).
Nella palestra dei periodici studenteschi e giovanili si formava la nuova generazione di scrittori napoletani, cui il F., pur fiero delle sue origini piemontesi (come risulta da una lettera a G. Faldella), apparteneva per formazione. Ogni scuola aveva il suo periodico: il liceo "Vittorio Emanuele" Il Liceo (diretto da S. Di Giacomo), il liceo "Genovesi" Il Giovane Scrittore (diretto da G. Buonanno). Lo stesso F., rievocando quelle vicende, ricordò le molte testate sorte in quell'epoca: Juvenilia, L'Occhialetto, Fortunio, Idea, un settimanale "su carta rosea" da lui fondato insieme con L. Conforti e P. De Luca, e infine il Fantasio, fortunato periodico diretto da S. Di Giacomo, V. Pica, R. E. Pagliara e F. Stendardo, indicato in seguito da B. Croce come il più "notevole" di quelli ed altri fogli (cfr. O. Fava, Un cinquantennio di vita letteraria a Napoli, Napoli 1930, p. 6; Croce, p. 346).
Uomo dai molteplici interessi (fu anche dilettante fotografo), il F. frequentò il gruppo di giovani che si riuniva regolarmente, ogni giovedì, nel salotto letterario di G. Masucci, procuratore generale di cassazione, insigne giurista e dilettante letterato e poeta: qui si discuteva di tutto liberamente e allegramente ("niente accademia, niente musoneria", ricorda il F. in Un cinquantennio, pp. 18 ss.): arte, lettere, politica.
Tra i più assidui erano F. S. Nitti, B. Croce, L. Conforti, F. Cimmino, V. Pica, F. Russo, E. Testa De Nunzio, A. Lauria, V. Spinazzola. Prediletto dal Masucci e da sua moglie Consolata Greco, il F. ne sposò nel 1891 la figlia Giulia, pittrice (Villari, p. 60), alla quale ebbe poi l'abitudine di leggere le sue opere prima di pubblicarle (Gastaldi, p. 20). Testimone alle nozze fu E. Gianturco; regalo degli amici un opuscolo miscellaneo compilato dai membri della cosiddetta Società dei nove musi, fondata due anni prima da B. Croce (oltre al F., F. Nitti, V. Spinazzola, M. Schipa, F. Cimmino, V. Pica, C. Petitti, M. Ricciardi, ai quali si aggiunse in un secondo momento un decimo "muso", G. Ceci), che si riuniva nella celebre trattoria di Vincenzo Pallino al Vomero, già luogo di ritrovo di letterati e artisti.
Lo stesso gruppo di giovani letterati era solito frequentare la libreria di L. Pierro in piazza Dante, nella quale, secondo la testimonianza di uno dei frequentatori, B. Croce, "trovavano rapido spaccio i libri francesi e quelli della nuova letteratura del Carducci e dei veristi italiani" (p. 346); il Pica era il "pica-dor" di quel moto letterario, e Pierro il primo editore di molti di quei giovani autori, tra cui il Fava.
Padrino riconosciuto di questa nuova leva napoletana era F. Verdinois, già collaboratore del prestigioso Panfulla, il quale mise a disposizione dei giovani la pagina letteraria del Corriere del mattino di M. Cafiero, "la culla della nuova letteratura napoletana" (Croce, p. 347), da lui diretta a partire dal 1879.
La prima novella del F., Art. 588 Codice civile, apparve nel maggio 1879 sulla torinese Gazzetta letteraria, al cui direttore V. Bersezio, sempre benevolo nei suoi confronti, il F. dedicò il primo volume di novelle, Prime follie (Milano 1881), in cui egli raccolse, come diverrà poi sua abitudine, testi già pubblicati su periodici. Fu solo l'inizio di una alacre attività di pubblicista che il F. non abbandonò mai nel corso di una lunga e fortunata carriera (già nel 1880 vinse, con Provvidenza, il premio messo in palio dal Corriere del mattino per la migliore novella), che lo vide collaboratore di un'infinità di giornali, periodici e quotidiani. Il suo nome compare in molte testate campane (il Corriere del mattino, il Corriere di Napoli, La Vita napoletana, Convito, Fortunio, Cronaca napoletana, Cronaca partenopea, Rivista letteraria, La Rivista nuova, La Tavola rotonda, Masaniello, di cui diresse dal 1885 la pagina letteraria), milanesi (la Rivista minima di S. Farina, Cronaca rossa, Cronaca d'arte, La Pergola, le Conversazioni della domenica, Margherita, Mondo piccino, L'Illustrazione italiana, Il Secolo XIX), torinesi (la Nuova Rivista, della quale fu nel 1882 il corrispondente napoletano), romane (La Vita italiana di A. De Gubernatis, il Fanfulla della domenica, la Gazzetta del popolo della domenica, il Giornaletto dei ragazzi, Catholicum, Cosmos illustrato, Juvenilia), pugliesi (Pantagruel e Rassegna pugliese), siciliane (Caporal Terribile, Cronaca siciliana, Psiche, Giornale dell'isola letterario), perugine (La Favilla), bergamasche (Emporium) e molte altre.
Fece parte del consiglio direttivo del Circolo filologico napoletano, come risulta da una lettera di V. Pica a G. Mezzanotte del 31 genn. 1899.
A parte occasionali prove poetiche (cfr. i versi di Morti. Fantasmagoria, Torino 1883, inviati a E. Zola, che rispose nel 1887 [Gastaldi, p. 22]), il F. si realizzò pienamente come narratore e bozzettista sentimentale e moraleggiante, rifiutando istintivamente i paesaggi sociali e le durezze espressive del realismo francese e del verismo (cui inizialmente si ispirò, sia pure attraverso la mediazione dei veristi napoletani), come lascia intendere lo stesso Verga nella lettera dell'83 che il F. pubblicò come prefazione alla fortunata raccolta di novelle Vita napoletana (Catania 1885), che solo nel titolo si richiama al realismo sociale di Matilde Serao: "Scriva come il cuore e la mente gli dettano e, se questi inclinano piuttosto alle novelle di genere intimo e delicato, pensi che l'arte 'ha braccia lunghe come la misericordia di Dio' disse bene il Farina e scriva secondo la sua inclinazione". Conscio della "immensa responsabilità" che grava sugli scrittori, i cui personaggi influiscono sui lettori "come maestri o come modelli" (prefazione a Vita nostra, Cesena 1885, p. 6), il F. prediligeva piuttosto, sulla scia del Farina (il quale era pienamente consapevole della discendenza: cfr. la lettera al F. cit. da Giglio, p. 23), intrecci amorosi tenui e delicati intrisi di un forte moralismo didascalico, che ben si esprime nella misura breve della novella, non a caso il genere più frequentato: Storielle di Francine (Napoli 1886); Maestrina (ibid. 1892); Acquarelli (ibid. 1893); Storie di ogni giorno (Firenze 1896). Con Rinascimento (Milano 1888), il F. inizia a sperimentare una orchestrazione più ampia e complessa di motivi psicologici e sociali in ambientazioni borghesi che ritorneranno poi nei romanzi successivi: La discesa di Annibale (ibid. 1891), ricco di spunti autobiografici; Contro i più (ibid. 1891), che piacque sia al D'Annunzio sia al Carducci, incontrato a Bologna nel 1888 durante una gita in compagnia di A. C. De Meis (cfr. Gastaldi, p. 14).
Dal 1892 il F. si cimentò quasi esclusivamente con la letteratura per l'infanzia (cui è dedicato anche un suo saggio, Il fanciullo nella letteratura, Firenze 1932), nella quale poteva esprimersi al meglio l'intento pedagogico che caratterizzava sempre più anche la successiva produzione per adulti (i romanzi Gazzella, Milano 1917 e Ali chiuse, ibid. 1930; le novelle raccolte in La rinunzia, Torino 1904; Per le vie, ibid. 1905; Cose che avvengono, Roma 1913; Gloria di sole, Palermo 1914; Sonatine, Catania 1914; Torna la primavera, Milano 1919; Anime allegre, Palermo 1930; Serenità, Milano 1939; i lavori teatrali riuniti in Teatro color di rosa, Bologna 1925, volume espressamente dedicato "alle giovinette" [p. VI]). Tra gli innumerevoli testi per l'infanzia, cui è legata la sua più duratura fama di "Andersen del Mezzogiorno" (cfr. Warren, p. 4), citiamo Granellin di pepe (Milano 1885); Al paese delle stelle (ibid. 1889); Buonsoldato (Torino 1891), Serate invernali (ibid. 1893); Tesoruccio. Mimì e il topolino (Milano 1893); O' pazzariello (Roma 1894); Il mio birichino (ibid. 1894); Francolino (Firenze 1895); Bliz e Friz (Milano 1897); Al paese dei giocattoli (Napoli 1899); Iracconti dell'anno (Milano 1900); La principessa Luccioletta (Lanciano 1902); Le avventure di Bottaccino (ibid. 1902); Cip cip e Glu glu (Milano 1927); L'isola del silenzio (Firenze 1928); Bambini e burattini (Torino 1930). Le sue opere ebbero molte riedizioni, furono inserite in numerose antologie, tradotte nelle principali lingue europee e premiate con medaglie d'oro e di argento alle esposizioni di Edimburgo e Parigi (1890, 1891).
Il F. trascorse gran parte dei suoi ultimi anni nella casa di campagna in Chiaiano (Napoli). Morì a Napoli il 23 sett. 1941.
Fonti e Bibl.: Napoli, Bibl. naz.: Ms. XX. 1 Carteggio Fava; G. Oliva, G. Mezzanotte e la Napoli dell'Ottocento tra giornalismo e letteratura, Bergamo 1976, p. 264; R. Giglio, Una stretta di mano. O. F. e la corrispondenza inedita con Bersezio, Butti, De Marchi, De Meis, Faldella, Farina, Fogazzaro, Rovetta, Napoli 1984. V. inoltre: S. Y. Warren, O. F. olandese, in Cronaca partenopea, 17 ag. 1890, p. 4; G. Lipparini, Cercando la grazia. Discorsi letterari, Bologna 1906, pp. 472 ss.; L. A. Villari, Un magistrato umanista (Giovanni Masucci). Con ricordi e notizie di molti uomini del suo tempo, Napoli 1917, p. 60; F. Mabelli, O. F., Napoli 1919; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei. Dizionario biobibliografico, Napoli 1922, pp. 158 ss.; A. Santelli, L'adunata della poesia. Antologia valorizzatrice di duecento letterati italiani, Firenze 1928, p. 157; M. Gastaldi, O. F.: la vita e le opere, Milano-Como 1933; O. F., Napoli 1933 (estratto da Aspetti letterari, maggio-giugno 1933); B. Croce, in La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, IV, Bari 1942, pp. 346-350; M. Jeuland-Meynaud, La ville de Naples après l'annexion (1860-1915), Aix-en-Provenee 1973, pp. 500, 543, 549; A. Ghirelli, Napoli italiana. La storia della città dopo il 1860, Torino 1977, p. 11.