ONORIO FLAVIO (Flavius Honorius)
Imperatore romano. Figlio di Teodosio il Grande e di Elia Flacilla, fratello minore di Arcadio, nacque nel 384 a Costantinopoli. Ebbe il titolo di Augusto nel 393 e, a soli undici anni, divenne erede dell'Impero Romano di Occidente, che resse sotto la tutela di Stilicone. Nel 398 sposò la figlia di lui, Maria, e, dopo la morte di lei, la sorella Termanzia. Sotto il suo regno si verificarono l'invasione dei Visigoti e il sacco di Roma. Dovette trasportare la capitale a Milano e, dopo un effimero ritorno e un trionfo a Roma, la stabilì a Ravenna, dove morì nel 423.
Le immagini di O. pervenute sino a noi sono abbastanza numerose. Vi è anzitutto la serie delle effigi monetali delle zecche di Ravenna, Roma, Milano, fra cui notevoli per qualità i medaglioni e le monete auree, che lo rappresentano fanciullo, giovinetto e uomo maturo; per i caratteri stilistici sono interessanti i solidi con ritratto di faccia, in cui appare con baffi e corta barba.
Nei rilievi della base dell'obelisco di Teodosio I nell' ippodromo di Costantinopoli (v.), si devono riconoscere le più antiche immagini di Onorio. Nei lati S-O e N-O, a sinistra del padre e di Valentiniano II, accanto ad Arcadio già Augusto, egli appare come un fanciullo dal volto rotondo, senza diadema, col mantello allacciato sulla spalla destra dalla fibbia degli alti dignitari dell'epoca. Il cammeo Rothschild al Louvre (v. cammeo, vol. ii, fig. 438), in cui figurano i busti di una giovane coppia imperiale, era sinora attribuito a O. e Maria, ma recentemente è stata avanzata l'ipotesi che l'opera sia stata eseguita invece in occasione delle nozze di Costanzo II. Il giovane imperatore vi è rappresentato con caratteri abbastanza individuali; il volto lungo, il naso grande e aquilino, le labbra carnose, il mento debole; vi sono accennati alcuni riccioli della prima barbula. L'attendibilità dell'attribuzione a O. che si può ritenere tuttora valida, si basa sul linguaggio figurativo, che è proprio dei ritratti dell'età teodosiano-onoriana. La iconografia più sicura è tuttavia quella delle due valve del dittico eburneo conservato nel tesoro della Cattedrale di Aosta. Il dedicante è Anicio Petronio Probo, console a Roma nel 406, quando cioè l'imperatore aveva ventidue anni. Le due figure stanti, in abito militare, sembrano riproduzioni di una statua, con qualche variante. O. porta nell'una il labaro con il cristogramma e il globo sormontato dalla Vittoria, nell'altra scettro e scudo; in ambedue è diademato e nimbato; ha i baffi e la barba cortissima, che lascia nudo il mento. Nella base della colonna di Arcadio, eretta a Costantinopoli (v.) nel 402, i due Augusti erano ripetutamente rappresentati, uno di fronte all'altro col loro seguito, ma lo stato del monumento è tale che ben poco rimane visibile, oltre i disegni. Unica immagine scultorea di O. è, forse, una testa diademata più grande del vero, nei Musei di Berlino. Purtroppo questa scultura è in tristi condizioni, ma dello stile ci si può fare un'idea più chiara confrontandola con la testa attribuita ad Arcadio, che si trova nello stesso museo, provenendo ambedue da Roma. Infine per completezza vanno citati anche due exàgia bronzei con agemina in argento e rame, che si trovano a Roma, rispettivamente al Museo Cristiano Vaticano e nella Collezione Incisa della Rocchetta (già Chigi); vi si vedono tre imperatori seduti in trono, che sono stati identificati come Arcadio, O. e Teodosio II.
Il linguaggio formale che si determina fra la fine del IV sec. e il principio del V è abbastanza ben conosciuto, grazie a monumenti di sicura datazione, che si riferiscono alla dinastia di Teodosio il Grande. In questo clima artistico si inquadrano i ritratti di O. e contribuiscono a circoscrivere nel tempo determinate espressioni d'arte. Nei rilievi teodosiani della base dell'obelisco le sue immagini, ancora fanciullesche, sono dotate di una certa solidità e determinatezza nella costruzione della testa, che costituiscono l'eredità dell'arte costantiniana, il cui influsso si prolunga, sempre meno vigoroso, per tutto il IV secolo. L'O. e l'Arcadio di Berlino, con le loro lisce forme fluenti, raffinate, senza risalto delle articolazioni o tratti salienti, sono strettamente legati al classicismo teodosiano, che rappresentano in Occidente, come la statua di Valentiniano II e la testa del supposto Arcadio del museo di Istanbul lo rappresentano in Oriente. In questa corrente rientra anche il dittico di Aosta, in cui la ricerca della tradizione classicheggiante è posta in risalto dalla impostazione delle figure loricate. Nel cammeo Rothschild il volto del supposto O. offre le caratteristiche di un gruppo di opere scultoree, che sono state indicate con l'espressione subtile Stil. Pare si debba intendere tale corrente d'arte come una fase di sviluppo successiva al "bello stile" dell'età teodosiana. I volti estremamente allungati, la esilità della struttura ossea, i nasi troppo sottili, la chiara lucentezza dell'epidermide, imprimono un singolare carattere a tali opere. Tracce di questa corrente si riscontrano anche nel IV sec., ma il gruppo più importante di ritratti e il cammeo Rothschild sembrano indicare il suo fiorire in Occidente intorno al 400 a. C. Si tratta forse di una ultima interpretazione del classicismo in età onoriana, che conduce a una stilizzazione del tutto opposta al tradizionale naturalismo.
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