onta
Col significato di " vergogna " come menomazione della dignità e del prestigio, è attestato in Pg XX 76 non terra, ma peccato e onta / guadagnerà (Carlo di Valois, inviato da Bonifacio VIII come paciere, a Fiorenza fa scoppiar la pancia [v. 75], procacciando a sé come agli altri solo danno e vergogna), e Rime CVI 99 Qui si raddoppia l'onta (per la soggezione della ragione all'avarizia, la virtù soffre e il vizio trionfa). Uguale valore presenta nella locuzione ‛ a la tua o. ' di If XXXII 110 a la tua onta / io porterò di te vere novelle.
È opportuno sottolineare l'intensività negativa che il concetto di o. come vergogna e come offesa ebbe nell'antichità, specialmente barbarica (" E molto dee l'uomo dottare più onta che morte ", Guido delle Colonne, volgarizzamento della Storia della guerra di Troia, Napoli 1675, XV 40). Appunto nella psicologia dell'uomo medievale l'ingiuria comporta vergogna, disonore, e come tale impegna il ‛ sangue ' dell'individuo e di ogni suo parente: di qui l'istituto della vendetta familiare, inteso a ‛ lavare la vergogna ' ovvero a ristabilire il prestigio menomato (si ricordi Pg XVII 121). Nell'o. di If XXIX 33 (per alcun che de l'onta sia consorte) non è pertanto separabile il concetto di offesa da quello di vergogna che ne deriva, come s'intende anche dal motivo dell'esser consorte, che esprime una partecipazione continuativa non tanto all'atto dell'offesa ricevuta quanto alla conseguente condizione di disonore.