open data
loc. s.le m. pl. Dati informatici liberamente accessibili.
• La madre di tutte le riforme arriverà al Consiglio dei ministri il 13 giugno e sarà incardinata su tre leve che il ministro [Marianna] Madia e il presidente del Consiglio [Matteo] Renzi hanno identificato come decisive per vincere la battaglia contro la burocrazia: un cambiamento che comincia dalle persone; la lotta agli sprechi; un utilizzo massiccio degli «open data» per semplificare l’azione amministrativa. […] Più che la riforma della PA diventa possibile ‒ con gli «open data» ‒ un ripensamento delle forme stesse dell’organizzazione dello Stato e del suo ruolo. (Francesco Grillo, Messaggero, 2 giugno 2014, p. 1, Prima pagina) • «Gli assi del Pon Governance ‒ ha spiegato [Marianna] Madia ‒ sono anche le quattro priorità della riforma della Pa: cittadinanza digitale, trasparenza e open data, riorganizzazione dello Stato sul territorio, semplificazione». (Alessandro Arona, Sole 24 Ore, 17 novembre 2015, p. 14) • Per migliorare, fa sapere la Regione, è necessario intervenire su due fronti: domanda e offerta di open data con «iniziative pubbliche di sensibilizzazione e azioni di formazione, così da consentire alle amministrazioni di acquisire le competenze tecniche e organizzative per rendere disponibile il proprio patrimonio informativo». (Lillo Montalto Monella, Piccolo, 19 maggio 2017, p. 16).
- Espressione inglese composta dall’agg. open ‘libero, trasparente’ e dal s. pl. data ‘dati’.
- Già attestato nel Corriere della sera del 26 giugno 2011, p. 3, Primo Piano (Claudio Velardi).
> dati aperti.