CEMENTIZIA, OPERA (Caementicium opus)
Si trova indicata presso Vitruvio (De arch., II, 4,1) anche col nome di structura caementicia, ed è formata dalla unione di frammenti di pietra, di materiale cotto e di altri materiali da costruzione con la malta. La qualità dei frammenti adoperati nella miscela, il loro taglio, la proporzione rispettiva e la composizione della malta costituiscono criterî per la datazione di un tale sistema costruttivo, che fu invenzione prettamente romana e che dura ancora ai giorni nostri quasi senza varianti.
È incerto quando sia stato scoperto l'uso della calce e quindi dell'opus caementicium; gli esempî più antichi datati in Roma sono i basamenti dei templi della Concordia (121 a. C.,) e dei Dioscuri (117) e in Pompei i templi di Apollo e di Giove, la basilica, il grande teatro, le terme stabiane, ecc. Naturalmente, il trovare questo nuovo sistema di costruzione, che si sostituì al vecchio opus quadratum, in monumenti pubblici, già verso la metà del sec. II a. C., fa supporre un periodo anteriore di almeno un paio di generazioni come preparazione, in fabbriche di minore importanza, e quindi ne fa risalire gl'inizî verso il 200 a. C. Qualche incendio deve avere casualmente amalgamato una certa quantità di pietra calcare con una corrispondente quantità di tufo friabile (cappellaccio romano o pietra del Sarno) e dimostrata così la potenza coesiva di una tale miscela, più compatta della pietra stessa e molto adatta a collegarsi con essa, speziata in minuti frammenti.
La calce nell'antichita era ricavata dalla combustione di rocce calcaree. Spenta con acqua, dopo la combustione, veniva unita, come insegna Vitruvio (De arch., II, 5,1), con l'arena fossicia, o lapis puteolanus (donde il nome moderno di pozzolana), cioè la terra di cava, che si trova di solito nel suolo romano fra il cappellaccio e il tufo litoide, nella proporzione di una parte di calce e tre di arena. In sostituzione dell'arena fossicia si poteva usare l'arena fluviatilis o marina, ma in tal caso la proporzione era ridotta ad una parte di calce e due di sabbia. Queste norme davano la perfetta temperatura della malta. I caemenur erano di solito costituiti dalla pietra locale a disposizione: tufo in Roma, calcare nei monti volsci, tiburtini e prenestini, pletra del Sarno e tufo dei dintorni di Nocera, in Pompei, secondo le varie epoche, ecc. Nelle cisterne e luoghi scoperti si preferiva il selce perché più compatto, e in tal caso l'amalgama viene chiamato comunemente calcestruzzo; nelle vòlte, al contrario, si usavano pietre leggiere come il tufo di Grotta Oscura, la pietra pomice, la pietra del Sarno, e la lava del Vesuvio, trasportata, appunto per questa sua qualità, fino a Roma, come vediamo ad esempio nella grande cupola del Pantheon.
Pompei, nell'età Sannitica, offre i migliori esempî di opus caementicium; nell'età di Silla esso diventa quasi l'unico sistema di costruzione, e i caementa sono posti all'esterno con una parete levigata, le connessioni fra l'uno e l'altro restando però sempre sinuose e incerte, donde il nome di opus incertum che prende tanto il paramento quanto tutta la muratura. Quasi contemporaneamente s'inizia un metodo più costoso, ma più elegante; di paramento, che è l'opus reticulatum con blocchetti in forma di piramide tronca, posti con la base in facciata e con la parte rastremata nell'interno, in unione con l'opera cementizia: da allora questa rimane soltanto come nucleo interno, quasi a riempire le due pareti esterne, formate dalle tessere di reticolato. Quando, con Augusto, si cominciò a sostituire il reticolato col mattone, la funzione dell'opera cementizia rimase la stessa; solamente che, in luogo di essere costituita di tufo e calce, fu costituita più spesso di frammenti di coccio (testa contusa) e calce.
Senza paramento era usata nelle fondazioni, mescolata dapprima in cantiere e quindi gettata entro cavi armati con traverse di legno, di cui molto spesso si vedono le impronte nei muri. Alcuni criterî per la datazione dell'opus caementicium sono i seguenti: nella repubblica, le scaglie di pietra sono generalmente molto piccole e la malta è terrosa e scura: sotto Cesare e Augusto è adoperata una qualità di pozzolana rossastra (arena rubra) proveniente dalle cave di Grotta Rossa, a fianco della via Flaminia.
Nelle costruzioni di Nerone si trova usato nella miscela (emplecton) molto travertino, prodotto dai residui dei blocchi adoperati in sopraelevato. Adriano usa una malta biancastra e granulosa, molto compatta, e caementa di tufo e di mattoni (o tegole). Nei secoli III e IV aumenta ancora la differenza dei materiali, trovandosi insieme mescolati il tubo, il selce, il travertino e anche il marmo, rotti senza. un volume costante, così che la malta è abbondante oltre il necessario.
Per una datazione più precisa e ristretta occorre tuttavia esaminare anche il paramento, cioè la costituzione della facciata esterna dei muri, la quale, meglio del nucleo interno, ci offre criterî comparativi sicuri (v. anche roma: Architettura).
Bibl.: A. Nibby, Del Foro Romano, ecc., Roma 1819; B. E. van Deman, Methods of determining the date of Roman concrete Monuments, in American Journal of Archaeology, XVI (1912), p. 230 segg.