OPERAZIONI chirurgiche
Termine assai comprensivo che compendia tutto quell'insieme di opere manuali e strumentali che pratica il chirurgo nel suo esercizio, in applicazione di quelle particolari manovre che formano la tecnica chirurgica. Preparata da un acuto processo ideativo, quale è la diagnosi clinica, vagliata attraverso un coscienzioso bilancio fra i danni apportati al malato dalla malattia e i rischi inerenti all'intervento, l'operazione chirurgica rappresenta la parte più importante e quella che riassume il valore pratico dell'opera del chirurgo.
Dal punto di vista puramente tecnico le operazioni chirurgiche si dividono in cruente e incruente. Si dicono cruente quelle operazioni le quali richiedono come tempo preliminare dell'intervento stesso l'incisione dei tessuti di rivestimento (cute e mucose). Sono invece incruente quelle operazioni che di questo tempo fanno a meno (per es.: riduzione di una lussazione, raddrizzamento di una deformità, come il piede torto).
Dal punto di vista dello stato dei tessuti sui quali viene condotta l'operazione, si distinguono: operazioni settiche, quelle nei quali i tessuti sono infetti per lo stesso processo patologico contro il quale s'interviene (come, per es., l'incisione di un flemmone o di un favo), e asettiche, quelle nelle quali i tessuti che sono sede di una malattia da sottoporre all'intervento operativo non sono infetti (per es., operazioni per ernie).
Dal punto di vista degli scopi che il chirurgo si prefigge di ottenere con l'intervento, le operazioni si dividono in: radicali, quando il chirurgo si propone di portare via completamente, "di sradicare", il processo morboso, per ottenere una guarigione definitiva (per es.: operazione per ernie, per tumori benigni e maligni); e palliative, quando il chirurgo, non potendo procedere all'asportazione completa della parte malata, pratica un intervento rivolto a ovviare l'immediato disastroso effetto del male. Talvolta così è resa possibile, in secondo tempo, l'operazione radicale (per es.: apertura dello stomaco per nutrire un malato affetto da chiusura dell'esofago, apertura della vescica, dell'intestino per dare esito agli escreti, nelle chiusure delle vie urinarie e dell'intestino).
Le operazioni chirurgiche, infine, che si praticano nelle malattie che mettono in serio e immediato pericolo la vita, si chiamano di urgenza per distinguerle da tutte le altre che si eseguono nel momento ritenuto più opportuno (per es., legatura di un vaso sanguigno scontinuato per ovviare all'emorragia, ecc.).