OPICINO de Canistris
Storico, ecclesiastico, miniatore e calligrafo, nato nei pressi di Pavia il 24 dicembre 1296 e attivo principalmente ad Avignone come scrivano nella Penitenzieria apostolica.Autore di alcune opere letterarie di carattere religioso, tra cui una famosa descrizione di Pavia (Liber de laudibus civitatis Ticinensis; RIS2, XI, 1, 1903-1906, pp. 1-52; Gianani, 1927), O. è ricordato soprattutto per due manoscritti autografi, entrambi iniziati dopo la gravissima malattia che, come egli stesso narra nel Liber, lo colpì il 31 marzo 1334 e che lo lasciò parzialmente paralizzato alla mano destra, conferendogli però una sorta di illuminazione mistica. Entrambi i manoscritti, conservati a Roma (BAV, Pal. lat. 1993; Vat. lat. 6435), contengono disegni diagrammatici che O. riteneva di aver eseguito con l'aiuto della sua nuova spiritualità. O. venne educato alla pratica della miniatura al tempo in cui la sua famiglia era in esilio a Genova (Salomon, 1936, p. 209) e la sua conoscenza della tradizione pittorica medievale è importante per la comprensione dei suoi sorprendenti disegni.Il primo manoscritto è una raccolta di ventisette grandi fogli di pergamena piuttosto grezza, su cui O. creò una serie di diagrammi mistici (Salomon, 1936). Nella maggior parte dei casi essi sono costruiti geometricamente intorno a circoli e indicano una conoscenza dei disegni cosmologici contemporanei, delle immagini mediche (per es. l'Uomo-zodiaco) e delle tradizioni dell'esegesi diagrammatica che risaliva al 12° secolo.Tuttavia, partendo da queste fonti, O. diede vita a qualcosa di completamente nuovo. La maggior parte dei diagrammi prodotti nel Medioevo rappresentava un tentativo di fissare e chiarire concetti, mentre O. se ne servì per esplorare e trasformare. Essi avevano carattere politico, poiché riguardavano il ruolo del papato e le relazioni della Chiesa con il mondo esterno, ma anche personale, come il calendario circolare (c. 11r), che rappresenta ciascun anno della vita dell'autore, dal suo concepimento al momento dell'esecuzione del disegno. O. utilizzò modelli figurativi comuni alle botteghe dei miniatori dell'epoca, per es. per le figure frontali della Vergine e del Bambino e per l'elegante immagine simmetrica del Cristo crocifisso, ma dimostra anche la conoscenza di tipologie più arcane, quali il volto racchiuso nel cerchio (c. 20v), che poté prendere a prestito dalle raffigurazioni del Sole e della Luna dei trattati astrologici arabi (Camille, 1994).Il secondo manoscritto (Salomon, 1953) è un piccolo volume cartaceo che comprende una sorta di diario. Qui O. ripete e sviluppa la mappa antropomorfizzata del mar Mediterraneo, basata sulle mappe dei portolani contemporanei che egli aveva potuto vedere a Genova. Il miniatore raffigura la Spagna e l'Italia rispettivamente come la testa e la gamba di una figura e l'Africa come la testa di profilo di un'altra; mentre nel primo manoscritto l'Europa è normalmente rappresentata come un uomo e l'Africa come una donna che sussurra sfrontatamente al suo orecchio, in questo codice il continente europeo è talvolta raffigurato come elemento femminile (c. 53v). Spesso il mar Mediterraneo diviene il diabolicum mare, assumendo la forma di un diavolo, mentre quello che O. definisce come il Britannicum mare, tra Britannia e Spagna, sembra un leone intento a sbranare. Tale raffigurazione è basata sulla narrazione del leggendario dragone sconfitto da s. Marta, la Tarasque, che, diffusa nella Francia meridionale, faceva parte della personale mitologia di Opicino.La geografia non è solo demonizzata, ma anche sessualizzata: Venezia è raffigurata e descritta come i genitali femminili e la città natale di O., Pavia, è spesso contrassegnata da una replica in formato miniaturistico dell'immagine dei due grandi continenti nell'atto della copula. In queste carte, le rotte lossodromiche non assolvono la loro funzione originale legata alla navigazione, ma piuttosto tracciano personali associazioni tra aree differenti. Nelle ultime pagine del manoscritto, O. sovrappone uno schema planimetrico ad assi ortogonali della propria parrocchia di Pavia a quelli dell'Europa e dell'Africa settentrionale.Gli studiosi che si sono occupati di questi disegni, unici nel loro genere, vi hanno individuato le manifestazioni di una personalità turbata e persino psicotica (Kris, 1952). Tuttavia, se si colloca O. all'interno della tradizione mistica dei pensatori visionari che risale a Ildegarda di Bingen (1098-1179), non è necessario ricorrere ad argomentazioni cliniche così spietate. O. emerge come un individuo brillante, anche se turbato, che visse in tempi difficili e combatté una sua personale battaglia per creare e sostenere il proprio sistema di corrispondenze simboliche in un mondo che diveniva sempre più materialista.
Bibl.: F. Gianani, Opicino de Canistris, l'''Anonimo Ticinese, Cod. Vaticano Palatino latino 1993'', Pavia 1927; R. Salomon, Opicinus de Canistris: Weltbild und Bekenntnisse eines avignonesischen Klerikers des 14. Jahrhunderts (Studies of the Warburg Institute, 1), London 1936, I; R. Almagià, Planisferi, carte nautiche e affini dal sec. XIV al XVII esistenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Monumenta Cartographica Vaticana, 1), Città del Vaticano 1944; E. Kris, A Psychotic Artist of the Middle Ages, in id., Psychanalytic Explorations in Art, New York 1952, pp. 118-127; R. Salomon, A Newly Discovered Manuscript of Opicinus de Canistris. A Preliminary Report, JWCI 16, 1953, pp. 45-57; P. Marconi, Opicinus de Canistris. Un contributo medievale all'arte della memoria, Ricerche di storia dell'arte 4, 1977, pp. 3-36; J.G. Arentzen, Imago Mundi Cartographica: Studien zur Bildlichkeit mittelalterlicher Welt- und Ökumenekarten unter besonderer Berücksichtigung des Zusammenwirkens von Text und Bild, München 1984; P. Tozzi, Opicino e Pavia, Pavia 1990; P. Tozzi, M. David, Opicino de Canistris e Galvano Fiamma: l'immagine della città e del territorio nel Trecento lombardo, in La pittura in Lombardia. Il Trecento, Milano 1993, pp. 339-361; A.J. Gurevich, L'individualité au Moyen Age. Le cas d'Opicinus de Canistris, Annales. Economies, sociétés, civilisations 48, 1993, pp. 1263-1280; M. Camille, The Image and the Self. Unwriting Late Medieval Bodies, in Framing Medieval Bodies, a cura di S. Kay, M. Rubin, Manchester 1994, pp. 62-99.M. Camille