OPORA (᾿Οπώρα)
Divinità del raccolto e della stagione matura, l'autunno delle frutta e della vendemmia. Di qui una naturale associazione con Dioniso in varie figurazioni, che peraltro non autorizza davvero a inserirla nel coro delle menadi come si è voluto. Si tratta invero di una personalità divina di consistenza estremamente tenue: e anche momenti in cui essa ci appare in un contesto mitico, come la storia dell'amore per lei di Sino, l'ardente costellazione estiva, o la sua introduzione nel corteo di Eirene liberata nell'omonima commedia di Aristofane (vv. 523, 708), non escono dal piano di chiare allusioni o trasposizioni simboliche.
O. appare designata con il suo nome in tre vasi italioti di indubbio carattere dionisiaco. Ma tanto nel cratere a volute n. inv. 1093 della Collezione Jatta come nel cratere a campana di Vienna n. 160, O. appare in atto grave, mentre offre a Dioniso un piatto di frutta in un contesto di personaggi di maggior rilievo e di più significativa autorità che non il consueto thìasos. Sono infatti presenti con lei Eirene, Hebe, Himeros e Pothos, Komos, Omopion e un austero satiro citaredo che potrebbe esser Marsia. Ugualmente nel cratere di Lipari recentemente scoperto, O. si affianca al mitico Maron (v.) - anch'esso forse il Sileno di Maroneia - mentre quest'ultimo offre a Odisseo un otre di vino che servirà ad addormentare Polifemo.
È anche assai probabile che non poche figure femminili drappeggiate e autorevoli, offrenti un piatto colmo di frutta, come quella che appare nel calendario attico di Haghios Eleftheros o in tanti dipinti o mosaici romani siano riferibili a questa divinità.
Bibl.: Höfer, in Roscher, III, 1897-1909, c. 931, s. v., n. i; G. Türk, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1939, c. 697, s. v.; L. Deubner, Attische Feste, Berlino 1932; D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947, p. 186 ss.; H. Metzger, Les représentations dans la céramique attique du IV siècle, Parigi 1951, p. 24, nota 3; L. Bernabò Brea, Il Museo Archeologico eoliano, Palermo 1958, p. 97.