OPORTO (A. T., 39-40)
La seconda città, per importanza, del Portogallo, che da essa ebbe nome (Portus Cale). Oporto o, come più semplicemente e più correttamente si dovrebbe scrivere, Porto, si è sviluppata sulla riva destra del Douro, a 5 km. dalla foce (41° 10′ lat. N., 8° 38′ long. O.), sopra un gruppo di bassi rilievi granitici, che il fiume lambisce con il suo letto profondo, ma abbastanza largo (da 180 a 300 m.). Come per Lisbona, l'ubicazione del centro abitato fu in sostanza: determinata dalle opportunità che un'ansa fluviale abbastanza ampia offriva alla creazione di uno scalo marittimo, in una costa per sua natura aperta e importuosa.
La parte più antica della città si trova serrata fra le due colline di Sé (o Penha ventosa) e di Vitoria, non lungi dalla riva del fiume, che qui è meno alta e precipite (altrove le corre parallela una terrazza elevata in media una settantina di m.); la topografia vi è caratterizzata da grande irregolarità del reticolo stradale, in cui è ancora riconoscibile uno sviluppo ad anelli concentrici attorno alla piazza nella quale si eleva la cattedrale. Ma l'abitato dovette presto dilatarsi nelle direzioni indicate dalla ripa del fiume e dalle colline che la sormontano; più limitatamente lungo la prima, per non allontanarsi dal punto in cui un ponte di barche (Ponte d'Arca) prima, e uno in ferro poi (Ponte Dom Luiz I, sollevato di 68 m. sul pelo dell'acqua, e costruito nel 1881-85) permette il passaggio sull'altra sponda (l'altro ponte, o Ponte di Maria Pia, fu costruito nel 1876 per la ferrovia che conduce a Lisbona). Perpendicolarmente alla riva si allungano diverse strade (Rua da Cedofeita, R. do Almada, R. do Borsandim, R. de Santa Catharina, R. do Montebello, R. de Bomfim ecc.), riunite trasversalmente da tronchi staccati (Rua da Boa Vista R. dos Bragas, R. Formosa, R. de Gonçalo Cristóvão, ecc.), che provano come lo sviluppo cittadino abbia proceduto senza un piano prestabilito. Prima della metà del secolo XX il nucleo urbano si estendeva compatto dalla riva del Douro al nastro delle vie che dalla Cordoaria, con decorso quasi parallelo a quella, si continuava fino al sobborgo orientale di Bomfim. Il largo reticolo di strade che conducono verso N. si è andato riempiendo di abitazioni solo in epoca assai recente; di conseguenza il centro della città si è spostato da SO. (accanto alla Bolsa, dove era la Rua dos Ingleses, ora R. do Infante Dom Henrique) verso NE., intorno alla ampia Praça da Liberdade - lastricata in musaico, come molte delle piazze di Lisbona -; qui sorge la Camara Municipal e s'inizia l'Avenida das Nações Aliádas, aperta mediante lo sventramento delle viuzze che fiancheggiavano da E. la Rua do Almada, cui corre parallela. Caratteristica di Oporto sono la frequenza delle aree verdi entro l'abitato e le case a facciata ristretta (sviluppate perciò in senso perpendicolare all'asse delle strade), ma per il materiale impiegato (in prevalenza granito) d'aspetto massiccio e austero.
La popolazione della città, che superava di poco i 100 mila ab. nel 1878, ne contava 140 mila nel 1890, per avvicinarsi ai 200 mila nel 1911. Attualmente (1 dicembre 1930) è salita a 232.380, cifra - come per Lisbona - molto lontana da quelle di tutti gli altri centri cittadini del Portogallo. L'intenso sviluppo urbano va messo in rapporto col cresciuto traffico marittimo e col prosperare di varie industrie (ceramica, fonderie, tessili e specialmente serica e cotoniera, concia delle pelli, costruzioni navali ecc.) che hanno fatto di Oporto il centro di gran lunga più importante del Portogallo settentrionale. Il commercio è animato soprattutto dalla esportazione dei vini della regione vicina (Pais do Vinho). La produzione è raccolta anche nei centri satelliti, massime a Villa Nova de Gaia, che sorge sull'opposta riva del Douro (18 mila ab.; viva attività industriale e per oltre la metà diretta in Inghilterra). L'avamporto della città sull'Atlantico aperto, più che a S. Joaõ da Foz, che sorge proprio allo sbocco del Douro, è rappresentato da Leixões, 10 km. a NO., dove nel 1890 fu iniziata la costruzione di un porto con due moli che misurano 1579 e 1148 m. di lunghezza. Leixões è unita a Oporto da ferrovia e tram elettrico.
Monumenti. - A Oporto si hanno due esempî di architettura romanica nella chiesa di Cedofeita e nella cattedrale. La prima, più antica, sorge fuori del borgo, sul luogo di una piccola chiesa di cui la tradizione attribuisce la fondazione al re svevo Teodemiro e che sarebbe stata distrutta da Almansor. L'attuale chiesa, di stile romanico-limosino, è stata più volte rimaneggiata; della costruzione primitiva rimangono la porta principale, a timpano, e la laterale. La cattedrale, sontuoso monumento, ha perduto in rimaneggiamenti l'aspetto primitivo. Fu cominciata dalla regina Dona Tareja, madre del primo re del Portogallo, e dotata di rendite dalla moglie di questo, la regina Mafalda. I due campanili romanici della facciata sono stati coronati di cupole barocche, e barocca è anche l'intera facciata, tranne il rosone già gotico. L'interno, a tre navate e transetto, conserva le colonne primitive, prive quasi tutte dei capitelli originali, che sostengono una cornice classica su cui s'innestano gli archi della vòlta. Gli stalli del coro dei canonici sono di ricco stile barocco, il legno è intagliato col virtuosismo caratteristico all'arte portoghese dell'intaglio nei secoli XVII e XVIII. Nel transetto è da notare un altare di argento, di composizione complicata, nelle cappelle laterali una profusione di cancelli di metallo, alcuni dei quali italiani. Grandissima è la ricchezza dell'altar maggiore, a colonne tortili. Il chiostro gotico, del 1385, è quasi intatto, di 3 campate per lato, oltre quelle angolari; la sua facciata è a grandi archi. Singolari sulle pareti del chiostro i rivestimenti di maioliche dipinte (secolo XVIII) che illustrano il Cantico dei Cantici. In una delle cappelle del chiostro si trova la statua gotica della Vergine di Vendoma, ivi trasportata dopo la demolizione dell'arco di Vendoma, una delle porte della cinta medievale; in un'altra cappella del chiostro è il monumento sepolcrale di Martim Mendes. Al fianco settentrionale del transetto è appoggiato un grazioso portico barocco. I muri primitivi della cattedrale ancora superstiti sono merlati, come quelli di altre chiese portoghesi, a Leça do Bailio, Guarda, Evora.
Notevole è anche la chiesa di San Francesco, il solo monumento religioso gotico della città, della fine del sec. XIV. È a tre navate, con transetto e abside fiancheggiata da due absidiole a pianta poligonale. La sobrietà delle linee costruttive dà alla chiesa un aspetto quasi romanico, e romanico è il portale laterale. Il portale principale è invece barocco a colonne tortili. Le linee gotiche dell'interno sono state obliterate da un ricchissimo rivestimento intagliato e dorato (talha dourada) di un barocco esasperato, la cui decorazione a fogliame è di una complicazione e di un movimento straordinarî: è il tipo più pletorico di un'arte in cui si distinsero gli ariigiani del Portogallo settentrionale, e tuttora praticata dagli artigiani di Braga.
A Oporto rimangono tuttora alcune case medievali, come quella gotica della via Redemoinhos, e l'altra, anche gotica, presso la riva del Douro, dove la tradizione fa nascere l'infante Enrico il Navigatore. Le chiese della Vittoria, della Misericordia, del Carmine sono barocche, quest'ultima già tendente al rococò. La chiesa dei Clerigos, cominciata nel 1732, L'opera dell'italiano Nazoni, a cui è anche dovuto il campanile, il più alto di tutto il Portogallo. Del Nazoni è anche una delle più belle ville dei dintorni di Oporto, la Quinta da Prelada. (V. tavv. LIX e LX).
Bibl.: A. Haupt, Die Baukunst der Renaissance in Portugal, Francoforte sul M. 1890; V. Correia, A pintura a fresco em Portugal, Lisbona 1824; S. Viterbo, Artes e artistas em Portugal, ivi 1892; C. Raczinsky, Les arts en Portugal, Parigi 1846; Pinho Leal, Portugal antigo e moderno, Porto 1873-1890; F. Denis, Portugal, Parigi 1846; W. C. Watson, Portuguese architecture, Londra 1908; Notas sobre Portugal (diversi autori), Lisbona 1908.
Storia. - Nei tempi preromani esisteva sul luogo della odierna città, sulla riva destra del Douro in prossimità della foce, il villaggio di Cale. Per Cale passava la strada romana da Olisipo (Lisbona) a Bracara (Braga) e durante la dominazione romana il nome del villaggio si trasformò in quello di Portus Cale (Portucale): quest'ultima forma è adottata, p. es., dal cronista del sec. V d. C. Idácio. Fu presa dal re visigoto Teodorico II nel 456. Leovigildo, nel 585, incorporò definitivamente nel suo stato il regno svevo di Gallecia (il territorio dei Gallaeci) e tanto egli quanto i suoi successori Reccaredo, Liuva e Sisebulo coniarono monete con la leggenda Porto Cale (VI e VII). Questo termine, anche nella forma più recente Portugale, si estese nel sec. IX alla provincia. Nel frattempo Oporto era divenuta una località importante, sede di vescovo fino dal sec. VI. Non rimase a lungo sotto la dominazione araba, e fu ripresa verso la metà del sec. VIII da Alfonso I genero di Pelagio, fondatore del regno cristiano delle Asturie. Nel periodo delle guerre tra cristiani e musulmani la borgata deve avere sofferto giacché intorno all'880 Alfonso III provvide a ripopolarla. La provincia portugalense, staccata dalla Galizia dopo la metà del sec. XI, costituì una contea, con Oporto capitale, e dopo la morte di Alfonso VI di León ritornò indipendente; così Portugale diede il nome al nuovo stato iberico (1128). Nei documenti della città è chiamata Portugalia o, in forma abbreviata, Porto.
Anche prima dell'indipendenza, nel 1120, Teresa (figlia di Alfonso VI e vedova del conte Enrico di Portogallo), la quale governava col titolo di regina, fece dono del borgo di Porto al vescovo Ugo, francese, suscitando il malcontento dei borghesi. La rivalità fra questi e il vescovo andò aumentando al segno che fino al sec. XIV le lotte durarono incessanti. In esse intervenne anche il papato, quando scacciato da re Sancho I il vescovo Martino Rodrigues, Innocenzo III lanciò la scomunica contro il re e l'interdetto sul regno. Nei secoli XIII e XIV la città prosperò grandemente, divenendo centro di commercianti, marinai e armatori. Questi ultimi costituivano una specie di compagnia o borsa, che provvedeva ai fondi per l'acquisto di nuove navi e la sostituzione di quelle perdute. I mercanti portoghesi esportavano in Francia e in altri paesi dell'Europa settentrionale non solo i prodotti del paese, ma anche altre merci che andavano a prendere nei paesi d'origine: i sovrani concessero quindi a Oporto numerose esenzioni e ne protessero gli abitanti contro le estorsioni e le violenze dei nobili.
Nella rivolta popolare del "maestro di Aviz" (Giovanni I), i cittadini di Oporto seguirono il partito nazionale contro la Castiglia, e colà si preparò la squadra che difese Lisbona assediata dal re di Castiglia. Oporto si distinse in tutte le lotte nazionali, come in quella del 1580, nella quale seguì, contro Filippo II di Spagna, il partito di Antonio, priore del Crato. Nel 1640, giunta notizia della rivolta di Lisbona che pose fine al dominio spagnolo, assecondò il movimento. Quando nel 1757 il marchese di Pombal fondò la Compagnia dei vini del Douro, a Oporto si ebbe un movimento di protesta, rimasto celebre per la sanguinosa repressione che gli seguì. Durante l'invasione napoleonica nel 1807, Oporto fu occupata dall'esercito spagnolo, mentre i Francesi di Junot tenevano Lisbona. Nella seconda invasione (1809) il maresciallo Soult occupò Oporto e ne fece il quartier generale francese. Oporto ebbe anche parte notevole nelle lotte tra liberali e assolutisti. Vi scoppiò il 24 agosto 1820 una rivoluzione liberale, esigendo la convocazione d'una assemblea costituente, rivoluzione che, assecondata pochi giorni dopo da Lisbona, trionfò. Dopo il colpo di stato del principe Michele i liberali fecero di Oporto il baluardo del costituzionalismo. La città fu assediata per oltre un anno (luglio 1832-agosto 1833) dalle truppe di Michele. Durante il travagliato regno di Maria II scoppiarono a Oporto varî movimenti militari di carattere politico. A Oporto morì in esilio il re di Sardegna Carlo Alberto (1849). Il 31 gennaio 1891 la guarnigione fece un primo movimento, prontamente soffocato, in favore della repubblica. Seguì poi le vicende del Portogallo. Il 7 febbraio 1927 la guarnigione di Oporto si ribellò alla dittatura militare del generale Carmona: la città fu assediata per sette giorni dalle truppe dittatoriali, e i costituzionali finirono col capitolare.
I vini di Porto. - Lungo le rive del Douro e del Rio Corgo si trova la zona enologicamente più importante del Portogallo. Essa produce vini carichi di colore, di sapore rotondo, di aroma spiccato. I migliori sono quelli prodotti lungo le due sponde del Douro da Oporto fino al mare. Le uve che s'adoprano sono per la maggior parte nere: specialmente la Tinta Francisca e il Morisco Preto; fra le bianche, il Morisco bianco, la Formosa e una Malvasia. La pigiatura e la fermentazione tumultuosa avvengono in palmenti di granito; dopo di che il vino viene riposto in fusti di legno, e alcoolizzato. Nelle buone annate, il vino conserva naturalmente una parte dello zucchero; nelle cattive si corregge con l'aggiunta di mistelle (mosti alcoolizzati). In seguito, a ogni travaso s'aggiungono nuove quantità di alcool, fino a portarne il titolo da 16° a 20°.
Secondo il Villavecchia la composizione chimica di questi vini oscilla fra questi limiti:
Nei tipi dolci si trova da 8 a 9 per cento di zucchero. I vini di Porto sono molto ricercati specialmente in Inghilterra.