OPOTERAPIA (dal gr. ὀπός "succo" e ϑεραπεία "cura"); sinonimo Organoterapia
Consiste nella cura di disordini funzionali o di malattie mediante succhi, estratti di organi animali, od organi freschi e liquidi organici (sangue, urina, succo gastrico, ecc.), o polveri di organi disseccati o principî attivi, di natura ormonica, preparati dagli organi stessi, nel qual caso l'opoterapia diviene ormonoterapia o endocrinoterapia.
Il principio è antichissimo quanto l'uomo, e si può dire tale mezzo di cura quasi istintivo, se si considera che anche gli animali mammiferi, dopo partorito, mangiano la placenta, a cui la scienza moderna attribuisce il potere d'eccitare la secrezione del latte. E la leggenda narra che Achille fu nutrito con midollo di leoni: e si può, nelle più antiche pratiche della medicina magica e popolare, trovare esempî di organoterapia con sangue, anche umano, con carne di serpenti, con cuore, fegato, precisamente come oggi ancora il popolo cura gli anemici facendo bere il sangue che zampilla caldo dagli animali uccisi al macello, e i medici curano l'anemia perniciosa col fegato crudo. Col risveglio degli studî endocrinologici, e soprattutto dopo che nel 1889 C. E. Brown Séquard ebbe annunziato a Parigi d'essersi ringiovanito iniettandosi estratto di testicolo di cavia, l'opoterapia cominciò a diventare scienza, e più precisamente un ramo dell'endocrinologia. Tuttavia non tutta l'opoterapia è ormonoterapia, perché non è a credere che usando estratti di muscoli o di cute o di sperma o di rene, ecc., si faccia sempre una terapia ormonica: ma solo s'introducono nel corpo del paziente sostanze utili, di natura ancora mal nota, che possono essere vitamine o aminoacidi o proteine o lipoidi necessarî alla nutrizione. Gli ormoni veri s'introducono quando l'opoterapia è fatta mediante organi endocrini veri e proprî (v. endocrinologia).
Il principio con cui l'opoterapia agisce è duplice: da una parte l'omostimolazione specifica dell'organo malato o funzionalmente insufficiente; dall'altra parte la sostituzione dell'attività ormonica dell'organo endocrino non più in grado d'esercitare la sua funzione. Che la somministrazione di estratti o della sostanza stessa dell'organo malato sia capace di stimolare e rieducare, per così dire, funzionalmente l'organo, è assai verosimile, dopo quello che oggi sappiamo sul meccanismo del cosiddetto autogoverno nutritivo dei nostri organi, per cui l'organo stesso, per es. il cuore, lavorando, produce sostanze che poi servono a stimolare di nuovo la sua attività; e quindi si comprende che noi possiamo aiutare l'organo malato propinandogli tali sostanze utili prese dall'organo sano. D'altra parte l'azione sostitutiva degli organi endocrini e degli ormoni, azione sostitutiva parziale o totale, non è più discutibile: basta considerare gli effetti miracolosi dell'insulina in casi di diabete da insufficienza insulare del pancreas, della tiroide e della tiroxina in casi d'insufficienza tiroidea, della corteccia surrenale e della cortin in casi di malattia di Addison per insufficienza surrenale, ecc. Alcuni autori ammettono che le minime dosi opoterapiche possono anche agire come regolatrici della funzione dello stesso organo malato, cioè correggendo stati sia d'insufficienza sia di eccesso funzionale: meccanismo questo paragonabile a quello della omeopatia.
Infine l'opoterapia può essere diretta, indiretta, antagonista: diretta quando si somministra estratto o sostanza intera dello stesso organo malato, p. es. tiroide in casi d'insufficienza tiroidea; indiretta quando si agisce sull'organo malato mercé un altro organo avente però rapporti di sinergia e interstimolazione con l'organo malato, p. es. sostanza del lobo anteriore dell'ipofisi per curare insufficienza dell'ovaio; antagonista quando si cura l'eccesso di funzione d'un organo con altro organo inibitore del primo, p. es. l'eccesso di funzione della ghiandola genitale, curato mediante preparati di ghiandola pineale.