opporre [partic. pass. opposto e opposito]
Vocabolo a scarsa frequenza, usato soprattutto nel Convivio e nella Commedia, ma presente due volte anche nella Vita Nuova. La forma più attestata è il participio passato, che ricorre come aggettivo o come sostantivo.
Con un'accezione viva anche nell'italiano moderno, nelle forme finite indica il conferimento (o l'assunzione) di un atteggiamento in cui sull'idea dell'affrontamento prevale quella della contrarietà, del contrasto, dell'impedimento: Pd VI 101 L'uno al pubblico segno i gigli gialli / oppone, e l'altro appropria quello a parte; VI 33 perché tu veggi con quanta ragione / si move contr'al sacrosanto segno / e chi 'l s'appropria e chi a lui s'oppone, dove il valore del verbo rimane il medesimo comunque s'interpungano i vv. 28-36 (per la questione, v. Debenedetti, Chiose, citato in bibliografia; Petrocchi, ad l.). Tale idea può anche precisarsi come obbiezione (Cv IV XIII 7 non è vero ciò che si oppone, cioè che mai non si viene a l'ultimo; due altri esempi in Vn XII 17) o come reciproca esclusione: Cv IV X 10 E qui s'intende viltade per degenerazione, la quale a la nobilitade s'oppone.
Discussa è la lezione di Cv IV XIV 13, dove il testo della tradizione manoscritta (E se la oblivione del suo basso antecessore non fosse venuta, sì come soppone), corretto in s'oppone dal Fraticelli e dal Moore, è stato modificato in si suppone nella '21 (e così in Busnelli-Vandelli); la Simonelli invece ha preferito ricavarne un s'[a]ppone nel senso di " s'immagina, s'indovina ".
Il participio passato indica posizione di contro o di fronte, ed è usato con riferimento a un luogo rispetto a un altro o anche per indicare la posizione reciproca di due cose che si trovano dalle due parti rispetto a un punto (o a una linea, a uno spazio, ecc.) intermedio: Pg VIII 32 L'un poco sovra noi a star si venne, / e l'altro scese in l'opposita sponda, / sì che la gente in mezzo si contenne; altri esempi in Cv III V 4, 10 e 13, If VII 32, Pg II 4, XV 17.
Rinunciando alla variante opposito accolta dalla '21, in If XXXIV 113 E se' or sotto l'emisperio giunto / ch'è contraposto a quel che la gran secca / coverchia, il Petrocchi (v. Introduzione 187 è ad l.) ha ripreso la lezione contraposto già nota a edizioni ottocentesche ('37, Moore, ecc.) e giudicata dal Becchi (II 130) migliore dell'altra " a significare la diametrale opposizione dei due emisferi ".
Usato in senso figurato, vale " contrario ": Traiano conosce quanto caro costa / non seguir Cristo, per l'esperïenza da lui fatta della dolce vita paradisiaca e de l'opposta nel Limbo (Pd XX 48).
In due casi è sostantivato, con valore neutro: Cv IV II 15 in questo proemio prima si promette di trattare lo vero, e poi di riprovare lo falso, e nel trattato si fa l'opposito: ché prima si ripruova lo falso, e poi si tratta lo vero. Altro esempio in I IV I.
Bibl. - S. Debenedetti, Chiose ad un passo del canto di Giustiniano, in " Studi d. " IV (1921) 99-107.