OPSONINE (dal gr. ὀψονω "preparo il pasto")
Sostanze del gruppo degli anticorpi (v.), che sono presenti nel plasma e nel siero di sangue e che hanno grandissima importanza nei fenomeni dell'immunità (v.). Il concetto e il nome di queste sostanze sono stati introdotti in medicina da A.E. Wright, che fino dal 1903 dimostrò che aggiungendo (in vitro) a una miscela di leucociti e di batterî siero fresco, anche normale, la fagocitosi (v.) è notevolmente attivata e tanto più se il siero appartiene a individuo reso specificamente immune. Se il siero previamente fu riscaldato a 55-60°, la proprietà attivante scompare; cioè le opsonine sono termolabili. Inoltre l'attivazione della fagocitosi non consiste in una stimolazione dei fagociti, ma in una particolare azione sui batterî, perché l'attivazione della fagocitosi persiste se, prima di aggiungere i leucociti, si inattivi (con il riscaldamento) il siero dopo che ha avuto sufficiente contatto con i batteri, i quali, avendo fissato le opsonine, restano disposti a essere fagocitati dai leucociti. In contrapposto alle opsonine di Wright contenute nei sieri normali, termolabili, F. Neufeld ammise le batteriotropine, sostanze preparanti pure i batterî alla fagocitosi, ma relativamente stabili e proprie solo dei sieri immuni. La dimostrazione di queste particolari proprietà dei sieri ha avuto grandissima importanza teorica e pratica: rappresentò un ponte di passaggio fra la dottrina umorale e quella fagocitaria dell'immunità e permise un metodo pratico di valutazione dei fenomeni immunitarî. Wright chiamò phagocitic count o indice fagocitario il numero che esprime quanti batterî sono stati fagocitati in media da ogni leucocito. Si chiama indice opsonico il rapporto fra l'indice fagocitario di un siero in esame (in una determinata infezione) e l'indice fagocitario del siero normale. Questo indice è stato utilizzato nella diagnosi, nella prognosi e nella terapia (vaccinazione wrightiana). A. Palmerini (Vaccinazione wrightiana e indice opsonico nella polmonite, in Ann. di igiene sperim., XXlI, 1912) propose un particolare modello di opsonizzatore (per eliminare il riscaldamento della chiusura a fiamma), che è stato poi largamente adoperato.