ORANGE (A. T., 35-36)
Città della Francia sud-orientale, nel dipartimento di Valchiusa, 29 km. a N. di Avignone; sorge a 46 m. s. m. al centro di una fertile piana alluvionale sulla riva sinistra del Meyne, ai piedi della collina di Sant'Eutropio (109 m.) sulla quale s'innalzano le rovine dell'antico castello. Sulla destra del Meyne si stendono i sobborghi e la stazione della Paris-Lyon-Méditerranée, che è unita al centro antico dal Ponte Nuovo. I prodotti agricoli della regione circostante, coltivata a ortaggi, vite, alberi da frutta, affluiscono nella città, che è mercato agricolo importante. Attivo è il commercio dei cereali, miele, frutta e tartufi. Le industrie comprendono la filatura della seta, la tessitura della lana, la lavorazione di ceramiche, musaici, legno, la fabbricazione di strumenti agricoli, ecc. Nel 1926 contava 10.800 ab.
Monumenti. - . I monumenti antichi di Arausio tuttora sussistenti sono celebri. Il teatro ha conservato, per eccezionale fortuna, il grandioso muro della scena; presentava grande analogia con quello di Arelate (Arles). L'arco detto "di trionfo" era verosimilmente un arco comunale, sorgente fuori delle mura sulla linea pomeriale: commemorava la fondazione della colonia; le sculture (combattimenti, trofei gallici e marsigliesi) pare alludano alle vittorie della II legione di Cesare. Un monumento contiguo al teatro, chiamato per lungo tempo "circo", va identificato, in seguito a scavi recenti, con un insieme originale formato da un gran tempio (il più grande dei templi gallo-romani ora conosciuti) e da uno stadio (?) annesso.
La cattedrale, restaurata nel sec. XV, risale nelle parti più antiche al 1208. Una porta laterale, dell'inizio del sec. XIII, sembra essere una replica di quella di Notre-Dame-des-Dons.
Storia. - L'antica Arausio fu oppido dei Cavari: appoggiata a sud a un colle e circoscritta a nord e a est dal fiume Meyne, non lontana dalla sponda sinistra del Rodano, dominava la via Arelate-Lugduno, in mezzo a campi fertilissimi. I veterani della legione II di Cesare - sulla quale d'altronde ben poco sappiamo - ivi fondarono la colonia Firma Iulia Secundanorum Arausio, i cui abitanti erano detti Arausienses. Le iscrizioni menzionano i consueti magistrati e sacerdoti delle colonie.
Rovinata dai barbari, specie dagli Alamanni e dai Burgundî, Orange fece parte del regno dei Burgundî e di quello d'Austrasia: venne poi conquistata dai Saraceni, ripresa da Carlomagno e annessa al regno di Arles. È noto il carattere particolarmente accentuato della decomposizione feudale in questa regione. Sulla collina di Orange sorse un castello fortificato che incorporò una parte del teatro; anche l'arco trionfale fu trasformato in un torrione. Tuttavia nella città stessa e nel territorio circostante si verificò una piccola concentrazione dei poteri: sorse così la signoria, poi contea, poi principato d'Orange. Il dominio fu posseduto di volta in volta da quattro casate: dapprima, da un'epoca imprecisata fino al 1174, dalla famiglia d'Adhémar, che si diceva discendesse dal leggendario eroe Guglielmo dal naso breve; ad essa, per il matrimonio di Tiburga III con Bertrando des Beaux, succedettero i Beaux, una delle grandi famiglie provenzali, e fu appunto a favore di Bertrando che l'imperatore Federico I Barbarossa creò il titolo di principe (durato fino al 1373). In seguito, col matrimonio di Maria des Beaux con Giovanni IV di Chalon, succedette quest'ultima famiglia, fedelissima alla casa di Borgogna, della quale il ramo maggiore degli Chalon era vassallo. Per tale fedeltà, la famiglia fu tenuta severamente d'occhio e talora colpita da sanzioni sotto Luigi XI; e per lo stesso motivo Filiberto di Chalon fu più tardi in Italia (fino al 1530) familiare di Carlo V discendente di Carlo il Temerario. Infine, per l'eredità di Filiberto di Chalon, succedette la casa di Nassau. Ad essa appartennero Guglielmo il Taciturno e i capi militari che, in qualità di statolder d'Olanda o di re d'Inghilterra, furono avversarî di Luigi XIII e di Luigi XIV. Nel 1622 Maurizio di Nassau aveva fatto di Orange una vera piazza forte, saccheggiando i monumenti antichi. La città fu presa e smantellata da Luigi XIV (1660-73), che consigliò alla casa di Conti, imparentata con gli Chalon, di rivendicare il principato. Il processo, giudicato dal parlamento di Parigi, riuscì favorevole ai Conti; ma solo il trattato d'Utrecht, nel 1713, riunì Orange alla Francia. Il titolo fu ripreso nel 1815 a favore dell'erede della casa reale dei Paesi Bassi.
Ribelle contro i suoi signori nel 1247; dotata nel 1262 d'istituzioni piuttosto municipali che comunali e nel 1531 di un'università, la città di Orange soffrì molto gli effetti delle guerre di religione e della rivoluzione; le sevizie contro i cattolici vi ebbero particolare gravità nel 1562. Nel 1794 la Commissione militare d'Orange condannò a morte in un mese e mezzo 334 imputati. La città nel 1790 perdette il vescovato creato nel sec. IV.
Bibl.: P. Bonaventure, Histoire nouvelle de la ville et principauté d'Orange, Avignone 1741; A. de Pontbriant, Histoire de la principauté d'Orange, Avignone 1891. - Per l'antica Arausio v. inoltre: O. Hirschfeld, in Corp. Inscr. Lat., XII, p. 152; É. Espérandieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, Parigi 1907 segg.; I, pp. 182-209 e III, pp. 382-385; Le théâtre antique d'Orange, in Bull. monumental, Parigi 1883; R. Peyre, Nîmes, Arles, Orange, Parigi 1904; L. Chatelain, Monuments romains d'Orange, Parigi 1908; Congrès Archéologique, Parigi 1909; J. Formigé, Mémoires présentés... à l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, XIII, pp. 25-89, 201-25; id., in Bulletin de la Société des Antiquaires de France, 1924, p. 60; p. 219; Coussin, in Revue archéologique, 1924, p. 29 seg.
I Concilî di Orange. - Un primo concilio fu tenuto a Orange l'8 novembre 441 sotto la presidenza di Ilario d'Arles, e approvò 30 canoni su varie materie; altri che gli sono attribuiti non sono autentici.
Ben più importante il secondo concilio arausicano, tenuto il 3 luglio 529 da 14 vescovi, sotto la presidenza di S. Cesario d'Arles, che voleva troncare l'attività dei semipelagiani nella regione. Esso fu il primo concilio delle Gallie che deliberasse su questioni dogmatiche, e condannò recisamente gli errori semipelagiani, facendo propria la dottrina di S. Agostino sulla grazia.
Il concilio emise otto canoni veri e proprî, in forma di anatematismi, seguiti da 17 proposizioni dogmatiche e da una conclusione che ha quasi la forma di una professione di fede, limitata però all'argomento in questione. I canoni sono penetrati anche nel Liber de ecclesiasticis dogmatibus di Gennadio di Marsiglia (v.), con le idee del quale contrastano; e si trovano, frammisti con altri, in due manoscritti di Treviri e di Lucca, sotto il titolo Capitula S. Augustini in urbe Roma transmissa. Sembrano opera di S. Cesario. Le 17 proposizioni sono tolte invece dalle CCCXCII pententiae ex Augustino delibatae, opera di S. Prospero d'Aquitania (circa 450); ma presentano qualche modificazione, dovuta con tutta probabilità a Cesario stesso. Poiché sappiamo che il papa Felice IV, al quale Cesario s'era rivolto, inviò dei Capitula che furono approvati dal concilio; e poiché la scelta delle Sententiae appare fatta a Roma, l'ipotesi più probabile è che Cesario abbia inviato a Roma la raccolta più ampia di anatematismi; che ivi ne fossero omessi alcuni, e aggiunte invece le 17 sententiae, e il tutto rispedito a Cesario che, con qualche ritocco in queste ultime, le fece approvare. L'opera del concilio fu poi a sua volta ratificata dal papa Bonifacio II, con lettera del 25 gennaio 531.
Bibl.: J. Fritz, in Dictionn. de théol. cathol., XI, i, coll. 1087-1103.
La casa di Orange.
Il principato di Orange venne per eredità in possesso di Renato di Nassau-Dillenburg (v. nassau: Linea olandese), dopo la cui morte (1544) insieme con tutti i possessi olandesi dei Nassau anche il principato fu ereditato dal suo nipote Guglielmo il Taciturno, figlio primogenito di Guglielmo il Ricco di Nassau-Dillenburg, che, lasciati i possessi tedeschi dei Nassau al fratello Giovanni, fu chiamato Guglielmo I d'Orange. I suoi possessi nei Paesi Bassi erano di gran lunga più importanti che non il piccolo principato francese; ma con lui il nome di Orange viene unito intimamente con la storia dell'Olanda.
Guglielmo I ebbe tre figli. Dopo che egli fu assassinato nel 1584, gli seguì come principe di Orange il maggiore, Filippo Guglielmo, che ancora giovanetto era stato trafugato dal duca d'Alba e portato in Spagna, ove viveva come cattolico. Questo principe rimase celibe e alla sua morte nel 1618 il principato venne al secondo figlio di Guglielmo, Maurizio, lo statolder olandese, noto col nome di Maurizio di Nassau, il quale morì nel 1625, anch'egli celibe. Il più giovane dei tre fratelli, Federico Enrico, figlio della quarta moglie di Guglielmo I, gli successe. Questi ebbe un solo figlio, Guglielmo II (v.), che sposatosi nel 1641 con Maria, principessa d'Inghilterra, divenne principe d'Orange alla morte del padre nel 1647 e morì nel 1650. Una settimana dopo la sua morte nacque l'erede Guglielmo III, il quale solo dopo molte difficoltà divenne statolder in Olanda. Durante la vita di questo celeberrimo Orange, che nel 1689 divenne re d'Inghilterra, il principato fu per un certo periodo incorporato alla Francia, ma poi restituito. Morto Guglielmo III nel 1702, finì la discendenza diretta di Guglielmo I; il re-statolder aveva nominato suo erede come statolder il giovane Giovanni Guglielmo Friso della linea Nassau-Dietz, statolder di Frisia. Ma gli Stati d'Olanda si opposero. Per i possessi personali di Guglielmo III e per il titolo principesco gli aspiranti erano numerosi. Il re di Prussia, discendente della figlia primogenita di Federico Enrico, pretese per sé tutta l'eredità, occupò Meurs e Lingen, e assunse il titolo di principe di Orange, che i Hohenzollern hanno poi sempre portato. Ma Giovanni Guglielmo Friso, discendente di Giovanni il Vecchio (fratello di Guglielmo I) e avente per nonna la seconda figlia di Federico Enrico, si considerò più direttamente imparentato con la stirpe degli Orange, e assunse anch'egli il titolo di principe di Orange; egli annegò nel 1711 nel Hollandsch Diep, lasciando il titolo al figlio Guglielmo IV. Con la pacé di Utrecht (1713) il re prussiano cedette il principato, non il titolo, a Luigi XlV in cambio di altri territorî. Guglielmo IV riunì sotto di sé tutti i possessi dei Nassau della linea ottoniana e divenne nel 1743 il primo statolder su tutte le regioni olandesi. Il titolo passò ai suoi discendenti: Guglielmo V, Guglielmo VI, più noto come Guglielmo I, re dei Paesi Bassi, Guglielmo II e Gilglielmo III. Con Guglielmo III morì nel 1890 l'ultimo OrangeNassau maschio. L'attuale regina Guglielmina porta il titolo di principessa d'Orange.
Bibl.: A. A. Vorsteman van Oyen, Het vorstenhuis van Oranje-Nassau van de vroegste tijden tot op heden, Leida-Utrecht 1882.