BARTOLINI, Orazio
Nacque il 22 maggio 1690 da famiglia del ceto cittadinesco veneziano, da varie generazioni fedele e zelante servitrice della Serenissima. Dopo un'infanzia dedicata con qualche insofferenza agli studi, il carattere spregiudicato e una naturale sete d'attività e d'avventura lo portò ancor giovane in Levante, nel 1715, dove partecipò alla lunga ed aspra guerra allora in corso tra Venezia e i Turchi, distinguendosì per coraggio ed abilità, fino ad esser nominato dal Consiglio dei Dieci segretario del capitano generale Andrea Pisani.
Nella notte del 21 sett. 1718, conclusa già la pace di Passarowitz, un fulmine colpì la polveriera della fortezza di Corfù, residenza del capitano generale: lo scoppio terrificante di duemilaottocento barili di polvere seminò la morte e la devastazione in tutta la città, facendo crollare anche il palazzo generalizio e travolgendo nelle sue macerie il Pisani ed altri patrizi che rimasero uccisi sul colpo, mentre il B. scampò miracolosamente alla morte.
Nel 1719 fu inviato in Dalmazia e in Albania, al servizio del provveditore generale Alvise Mocenigo, e poté rivedere Venezia solo nel 1721, rimanendovi per alcuni anni in qualità di segretario di alcune importanti magistrature. La fedeltà, l'intelligenza e il lealismo dimostrati nelle più diverse occasioni gli avevano già procurato una notevole considerazione presso il governo della Repubblica, che lo inviò nel 1726 a Costantinopoli come segretario del bailo Zuanne Dolfin. Morto di malattia il Dolfin nel settembre del 1729, toccò al B. sostenere da solo il difficile compito di reggere la rappresentanza diplomatica veneta a Costantinopoli, dirigendo di persona tutti gli affari politici, inviando regolarmente al Senato i dispacci sulla situazione turca e adempiendo le istruzioni ducali che gli pervenivano da Venezia. Seppe comportarsi con tanta destrezza e sicurezza in quell'infida capitale che il Senato lo lasciò in carica fino al gennaio dell'anno 1731, quando giunse a sostituirlo il nuovo rappresentante ufficiale, il patrizio Angelo Emo.
Nel luglio del 1732 era a Milano, residente della Repubblica di San Marco presso quel governo. Vi rimase per circa sei anni, fino al 1738, svolgendo con il solito zelo, con molta abilità e con finezza il suo ruolo di rappresentante e di osservatore, e facendosi fama di grande signore e di generoso mecenate.
Al B. si rivolse nel 1733 il giovane e sconosciuto Carlo Goldoni, fuggito da Venezia per evitare un imprudente matrimonio e noiosi debiti da pagare, recando con sé per tutta ricchezza il manoscritto di un'infelice tragedia lirica, Amalasunta. Gettato alle fiamme quel fallito parto poetico, il Goldoni fu generosamente accolto nella casa dei B., di cui il commediografo ci lasciò un interessante ritratto nei Mémoires, e vi svolse per parecchi mesi le mansioni non certo pesanti di gentiluomo di camera, ricompensato dal residente con un signorile trattamento. Fra i due si stabilì presto una serena amicizia e un'ideale collaborazione. Scoppiata la guerra per la successione polacca e arrivato il conflitto anche nel Milanese, fl Goldoni, eletto segretario, seguì il B. a Crema, e lo servì fedelmente ed attivamente nel compito di informatore e di corrispondente, compito non facile poiché questi spediva a volte anche tre dispacci al giorno al Senato per tenerlo informato dello svolgersi delle vicende militari in quei territori. Ma in fondo il B. non poteva completamente comprendere le doti artistiche ed umane del Goldoni. Fattasi più prepotente la vocazione artistica nel suo segretario, e venuto questi meno alle sue mansioni, dopo un violento diverbio si giunse alla rottura, e nel 1734 il Goldoni abbandonò la casa del B., con cui non pare si riconciliasse più in futuro.
Tornato in patria, il B. diveniva nel 1739 segretario del Consiglio clei Dieci, e coronava infine la sua carriera politica venendo eletto l'8 maggio 1746 alla carica di cancellier grande, la più alta dignità cittadinesca della Repubblica di Venezia. Morì il 14 dic. 1765, ed ebbe, come d'uso, solenni fimerali alla presenza del doge e dell'intero Senato.
Fonti e Bibl.: Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, cod. Gradenigo, n. 83, C. 124; Ibid., mss. P. D., 348 cc. 75-79; Archivio di Stato di Venezia, Dispacci Costantinopoli, filza 182 (il primo dispaccio firmato dal B. è del 25 sett. 1729, l'ultimo del 12 genn. 1731); Ibid., Dispacci Milano, filze 180, 181, 182, 183 (il primo è del 2 luglio 1732, l'ultimo del s febbr. 1738); C. Goldoni, Mémoires, in Tutte le Opere, a cura di G. Ortolani, I, Milano 1935, pp. L, 125-46, 686-702, 1095 s., 1135; Id., L'Amante militare, ibid., IV, Milano 1940, pp. 75 s., 1129; Raccolta di componimenti Poetici Per il solenne ingresso di S. E. il signor O. B. nobile di Verona, Cavaliere, e Gran Cancellier di Venezia, s. I. n. d. [ma 1746]; A' Nobili Signori Bartolini Per S. E. O. B. fratello creato Cavaliere, e Cancellier Grande della Serenissima Repubblica di Venezia... Bonaventura, e Felice fratelli Auregio, Verona 1746; Raccolta di poetici componimenti in lode dell'ill. ed Eccell. Sig. O. B. Cavaliere..., Venezia 1746; Per lo glorioso ingresso di S. E. il Signor O. B... All'illustrissima Signora Contessa Giulia Bartolini Sarego d'Aligeri sorella dello stesso, Brescia 1746; G. A. Zavanti, Oratio in funere..., Venezia 1766; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane..., IV, Venezia 1834, pp. 201, 784; V, Venezia 1842, p. 670; F. Mutinelli, Lessico veneto, Venezia 1852, p. 86.