BORGONDIO, Orazio
Nacque a Saiano, presso Brescia, da Giuseppe, nobile bresciano, e da Francesca Parma il 7 (secondo altri il 19) ottobre 1675.
Dopo le prime scuole entrò nella Compagnia di Gesù, iniziando il noviziato a Roma nel 1695. Nel corso dei suoi studi al Collegio romano, pur nella varietà dei suoi interessi culturali, mostrò una spiccata inclinazione per le matematiche, in ciò favorito - a giudizio del Cordara - dalle sue doti di ragionatore analitico e dal carattere calmo e perseverante. Queste sue attitudini fecero sì che dopo la professione dei quattro voti, effettuata nel 1707, gli venisse affidata nel 1712 la cattedra di matematica del Collegio. Egli la mantenne fino al 1740, data in cui, assunto il rettorato del Collegio stesso, la trasmise al più notevole dei suoi allievi, R. G. Boscovich, studente del quarto anno di teologia, che in precedenza l'aveva aiutato nella stesura di alcune dissertazioni.
Fin dai primi anni di insegnamento il B. cominciò a dispiegare la sua operosità scientifica con alcuni brevi scritti concernenti argomenti di matematica generale, fisica pura e applicata, cartografia ed astronomia. Si tratta di una serie di dissertazioni apparse anonime a Roma a partire dal 1713, recanti in luogo del nome dell'autore l'indicazione generica "ex PP. Societatis Iesu". L'attribuzione di questi scritti al B. è generalmente ammessa, ed è consolidata dal fatto che alcuni di essi sono citati come suoi nei Mémoiresde Trévoux.
In generale essi si limitano a trattare questioni tecniche senza addentrarsi nell'analisi di fondamentali concetti teorici. L'introduzione dei risultati più maturi nella nuova fisica newtoniana vi è attuata cautamente, come nelle esercitazioni Motus Telluris in orbe annuo ex novis observationibus impugnatus, e Hypothesis planetarum elliptica, ove la discussione viene estesa ai mutamenti nella generale concezione che la nuova fisica implicava.
Divenuto presto noto, il B. entrò in rapporto con vari scienziati italiani e con l'Accademia reale delle scienze di Parigi, alla quale inviò nel 1730 uno scritto sul sistema di Descartes, il suo unico di argomento filosofico. Compì anche numerose osservazioni astronomiche, di cui è menzione nei Mémoires de Trèvoux. Parallelamente agli studi scientifici, venne coltivando anche interessi storici e letterari.
Nei periodi di vacanza, che trascorreva sui colli tuscolani, il B. componeva versi latini su argomenti scientifici, che poi leggeva come prolusione ai suoi corsi. In tali occasioni si recavano ad ascoltarlo esponenti del mondo letterario romano, tra cui il Crescimbeni, custode generale d'Arcadia, che lo volle membro dell'accademia con il nome di Achemenide Megalopolitano. I suoi poemetti latini in esametri che ci sono rimasti furono appunto stampati nella raccolta delle poesie latine d'Arcadia. Essi sono, nell'ordine: De Volatu, De Natatu, De Incessu, De Motu sanguinis, De Respiratione, De Fluminibus.
Già dai titoli appare chiaro a quale filone e moda culturale questi componimenti principalmente si ricollegano. Essi trattano quella tematica dei moti "meccanici" esterni ed interni degli organismi, che era entrata nel vivo del dibattito scientifico con la divulgazione della fisica cartesiana e soprattutto con il classico De motu animalium:di G. A. Borelli (1680-81), e che già ai primi del secolo era stata trasposta sul terreno della poesia didascalica da Tommaso Campailla nei suoi poemetti filosofici e scientifici, che ebbero vasta risonanza.
Nel complesso, si tratta di una produzione notevole. Pur in una certa prolissità, il verso del B. non è privo di eleganza e abilità, nel costringere nei termini metrici materie così "prosaiche", non decantate da una lunga tradizione letteraria. Nei poemetti, inoltre, si avverte la ricchezza molteplice delle conoscenze dovute all'esplorazione dei nuovi mondi: gli animali che in essi camminano, nuotano e respirano non sono più solo quelli consacrati dalla tradizione letteraria, ma tutti quelli la cui esistenza era stata divulgata dalla voga delle relazioni di viaggi.
Anche se in Borelli il meccanicismo dommatico di tipo cartesiano aveva subito alcune limitazioni, questa tematica aveva origini sufficientemente sospette perché il gesuita B. dissociasse le sue posizioni da quelle dei meccanicisti puri, che tendevano fatalmente ad estendere il loro punto di vista dalle funzioni organiche a quelle psichiche dell'uomo stesso. Sicché egli si fece assertore di uno studio meccanico delle funzioni vitali che fosse tuttavia neutro quanto agli assunti filosofici di fondo (De Incessu, vv. 92-97).
Intanto cresceva anche la stima di cui il B. godeva all'interno della Compagnia di Gesù. Egli fu pertanto designato quale regolatore spirituale della Congregazione primaria, così detta perché fu la prima costituita dai gesuiti e perché tramite essa si potevano trasmettere alle altre le indulgenze pontificie. Fu inoltre nominato sovrintendente del Museo Kircheriano, che arricchì con una sala di strumenti astronomici. Lo studio della nuova scienza matematica della natura non poteva essere disgiunto dalla considerazione dei mutamenti degli atteggiamenti generali di pensiero che la sua affermazione implicava. Tale considerazione, da parte di un religioso come il B., venne a configurarsi come indagine sul rapporto tra l'ortodossia e le correnti eretiche dell'epoca. Egli lavorò quindi a una storia delle eresie contemporanee, che il Sommervogel cita come inedita. Questo suo interesse per la storia religiosa si manifestò nuovamente quando, assunto nel 1740 il rettorato del Collegio per le ripetute insistenze del padre generale Francesco Retz, deliberò insieme con questo l'istituzione di una cattedra di storia ecclesiastica, che fu affidata a Pietro Lazzeri.
Sotto il rettorato del B. il Collegio fu visitato dal neoeletto Benedetto XIV che, rilevata nel Collegio la mancanza di un osservatorio astronomico, ne dispose la costruzione; questa era appena iniziata quando, il 25 febbraio del 1741, il B. venne colpito da malore ed il 1º marzo successivo morì.
Suoi necrologi comparvero nelle Novelle letterarie di Firenze del 1741, p. 566, e di Venezia, 1741, p. 112.Nel 1753 il suo ex allievo Boscovich lo commemorò con un'egloga recitata in Arcadia.
Il Sommervogel elenca le seguenti dissertazioni del B.: Hieronis navis in mare deducta. Problema exponens quarum rerum notitia requiratur ad magna pondera loco movenda, Romae 1713; Motus Telluris in orbe annuo ex novis observationibus impugnatus exercitationis mathematicae gratia, Romae 1714; Iridis explicatio physico-mathematica, Romae 1715; Nova hydrometri idea exercitationis mathematicae gratia in Collegio Romano explicata, s.l.(ma Romae) 1717; Mapparum constructio in planis sphaeram tangentibus, Romae 1718; Constructio gelipsium in disco Terrae, Romae 1719; Analyseos elementa exercitationis gratia analytice demonstrata, Romae 1720; De aedium luminibus geometrica exercitatio habita in Collegio Romano..., Romae 1721; Antliarum leges exercitationis mechanicae gratia demonstratae, Romae 1722; De computo ecclesiastico, Romae 1723; Constructionum astronomicarum theoria et praxis, Romae 1724; De situ Telluris exercitatio geographica..., Romae 1725; De circuli dimensione exercitatio geometrica, Romae 1726; Usus normae in constructione aequationum planarum, et solidarum, exercitationis analyticae gratia demonstratus, Romae 1727; Telescopium gaeodeticum exercitationis dioptricae gratia explicatum, Romae 1728; De genesi motus circularis ex recto, Romae 1729; Constructio Calendarii Gregoriani, Romae 1729; Exercitatio analytica de casu irreducibili, Romae 1730; De aestu maris exercitatio geographica, Romae 1731; Hypothesis planetarum elliptica, Romae 1732; De cycloide et motu gravium cycloidali exercitatio mechanica, Romae 1733; De cohaerentia calculi astronomici cum aequationibus gregorianis, Romae 1734.
Dei poemetti, i primi quattro, De Volatu, De Natatu, De Incessu, De Motu sanguinis, furono stampati nel volume primo degli Arcadum Carmina, Romae 1721, pp. 1-28. Gli altri, De Respiratione e De Fluminibus, nel secondo tomo della stessa raccolta, pp. 5-24.
Altri lavori del B. sono: Nouvelle construction d'un quart astronomique dans lequel on a avec facilité et sureté les secondes de degrez, in Mémoires de Trévoux, 1720, pp. 764-766; Observation de l'eclipse du Soleil du 25 Septembre 1726 faite à Rome, ibid., 1727, pp. 144-145; Eclipse de Soleil du 14Sept. 1727,ibid., 1728, p. 172; Observation de l'eclipse de Lune faite au Collège Romain, la nuit du 7 au 8 Août 1729, ibid., 1729, pp. 1909-1912; Eclipse de Lune du Ier Décembre 1732 observée à Rome, ibid., 1733, pp. 547-560; Observation du passage de Mercure sur le Soleil, 11 Nov. 1736, ibid., 1738, p. 355.
Alcune Plusieurs observations sono riportate nelle Observations mathématiques di Et. Souciet, Paris 1729, I, pp. 227-230.
Alle opere precedenti vanno ancora aggiunte: Responsio mathematica R. P. Horatii Burgundii publici mathematicae in Collegio Romano Professoris..., in Sacra rituum Congregatione E.mo et R.mo D.no Card. Imperiali Viennen. in Gallia…, Romae 1737; Francisci GrimaldiS. J. De vita aulica. Libri duo.Opus posthumum, Cum annotationibus Aristotelicis, Romae 1740 (il poema del Grimaldi fu approntato per la stampa e corredato di note dal B. e da un altro gesuita anonimo); il Sommervogel segnala una dissertazione su Descartes (presentata all'Académie des Sciences nel 1730) e alcuni inediti: una Historia haeresum nostri temporis, una canzone sopra i sistemi della Terra, due egloghe italiane sulla luce e sull'aurora boreale. Il B. avrebbe inoltre lavorato ad un commento al Timeo, secondo quanto si desume dai Mémoires de Trévoux, 1708, p. 1281.
Bibl.: Ladvocat, Diz.stor. portatile, Bassano 1766, I, ad vocem; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1770-1771; C.Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, Bruxelles-Paris 1890, I, coll. 1804-1807; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, III, Venezia 1836, pp. 147 ss.; V. Peroni, Biblioteca bresciana, I, Brescia 1818, p. 161; R. Villoslada, Storia del Collegio Romano, Roma 1954, pp. 187 s., 238-40, e passim;L. Tenca, Lettere inedite diO.B., in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CLV(1956), pp. 151-161.