CAMIA, Orazio
Nato a Piacenza nel 1579 da Gian Angelo e da Eleonora Fornasari, fu allievo e aiuto, insieme con un suo fratello (probabilmente Camillo), di G. B. Trotti, detto il Malosso, attivo a Piacenza tra il 1594 e il 1618 per importanti lavori, anche ad affresco, in molte chiese (tra le quali S. Agostino, S. Francesco, la Madonna di Piazza) e nella Cittadella.
Da una lettera del Malosso (22agosto 1618), indirizzata da Piacenza al Linati, segretario del duca Ranuccio I Farnese (Ronchini), risulta la collaborazione del C. e del fratello con il loro maestro, il quale lamenta che in Piacenza non ci siano pittori in grado di collaborare con lui ("ero disperatissimo, perché in Piacenza non ho hauto se non un fratello del Camia che fa il ritratto della Ser.ma Padrona"). Passo ambiguo che non ci permette di sapere se l'autore del ritratto (oggi disperso) della moglie di Ranuccio I, la duchessa Margherita Aldobrandini, sia il C. o il fratello.
Da un altro documento del 20 ott. 1619 (Scarabelli-Zunti) risulta che il C. si obbligava a servire il duca Ranuccio I (dopo la morte del Malosso), "senza provvigione" in cambio della casa, probabilmente per i lavori in corso nel teatro Farnese di Parma. Dal testamento rogato il 27 dic. 1644 (Arch. di Stato di Piacenza, Rog. G. Fr. Camia, ad diem), recentemente individuato da G. Fiori insieme con l'atto di morte, risulta che il C. lasciò erede di ogni suo bene la seconda moglie, Giovanna Pozzi (nel 1603 aveva sposato Costanza Cremaschi, morta nel 1636).
Morì a Piacenza il giorno dopo, 28 dic. 1644, e fu sepolto in S. Brigida.
Del C. ci è pervenuta una sola opera sicura (firmata), un S. Antonio da Padova con due santi francescani ai piedi della Beata Vergine in gloria, eseguita per la chiesa di S. Francesco a Piacenza (ora nella casa parrocchiale). Il Carasi, ignorandone la firma, aveva attribuito il dipinto al Malosso, tratto in inganno dalle stringenti affinità con le opere del maestro, specialmente per l'inserto di un angelo copiato senza varianti da un suo dipinto esistente nella stessa chiesa.
L'errore, ripetuto da L. Scarabelli, fu parzialmente corretto da G. Buttafuoco (Nuovissima guida..., Piacenza 1842, p. 93) che attribuì il dipinto a Camillo Camia. Il nome del C. fu letto dall'Emmanueli e accettato poi nel 1879dal Bozzini e dall'Ambiveri, il primo dei quali tratta del pittore sotto la data 1599, certamente letta in qualche documento non riportato.
Nelle chiese di Piacenza ci sono altri dipinti della scuola del Malosso che potrebbero essere attribuiti al C.: un'Annunciata in S. Francesco, caratterizzata, specialmente nella parte superiore (la Gloria del Paradiso), da un segno pesante nelle figure del Padre Eterno e degli angeli; una pala d'altare con Santi, papi e vescovi con angeli in S. Giovanni in Canale, dove è anche (in canonica) un Miracolo di s. Giacinto (non riferibile al Malosso per scarsa qualità) che potrebbe essere stato eseguito dal C. nel 1597, quando il Malosso dipingeva la pala dell'altare dedicato a s. Giacinto (Arisi). Al C. possono essere riferiti anche una Sacra Famiglia in S. Antonino, un S. Giuseppe in S. Sisto e una S. Cecilia in S. Raimondo.
Sono dipinti caratterizzati da composizioni elementari, statiche, slegate, risolte paratatticamente. I modi malossiani sono di evidenza palmare, ma interpretati senza spirito, con un segno pesante e un cromatismo lieto in cui prevalgono i rossi, i rosati, i verdi, mescolati spesso in cangianti, comuni, oltre che al Malosso, anche a Camillo Procaccini e a gran parte dei manieristi emiliani o di formazione emiliana operanti tra la fine del Cinque e i primi del Seicento.
Fonti e Bibl.: Parma, Gall. naz., E. Scarabelli-Zunti, Docc. e mem. di Belle Arti 1601-1650 (ms.), V, ad vocem; Piacenza, Arch. parr. di S. Brigida, Liber mortuorum, 28 dic. 1644; Ibid., Bibl. com., Schede Rapetti (sec. XX), ad vocem; C. Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, p. 80; L.Scarabelli, Guida ai monumenti storici ed artistici della città di Piacenza, Lodi 1841, p. 61;A. Emmanueli, Il tempio dei SS. Francesco e Protaso..., Piacenza 1868, pp 49-50, 59; P. Bozzini, Elenco di artisti piacentini, in Strenna piacentina, V (1879), p. 99; L. Ambiveri, Gli artisti piacentini, Piacenza 1879, pp. 136 s.;A. Ronchini, Il cav. Malosso in Parma, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le provincie dell'Emilia, n.s., VI (1991), 1, p. 154; L. Mensi, Diz. biografico piacentino, Piacenza 1899, p. 102; L. Cerri, Piacenza nei suoi monumenti, Piacenza 1908, p. 26;S.Fermi, Cronache artistiche piacentine, in Libertà (Piacenza), 13 dic. 1925; F. Arisi, Il Malosso a Piacenza, in Boll. stor. piac., LII (1957), pp. 106, 108; G. Fiori, Docc.biogr. di pittori piacentini dal 1400 al 1700, in Arch. stor. per le prov. parmensi, s. 4, XXIV (1972), p. 177; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 439.