BONFIOLI, Orazio Maria
Nacque a Bologna dal conte Lelio Bonfioli e da Lucrezia Marescotti, tra il secondo e terzo decennio del sec. XVII. Avviato agli studi giuridici, si laureò nello Studio bolognese in diritto civile e canonico il 1º luglio 1651. Nello stesso anno ottenne una lettura di istituzioni legali, nella medesima università, e fu riconfermato fino al 1660.
È intorno a questi anni che si trasferì a Roma, dove vestì l'abito prelatizio e fu destinato inoltre alla carica di governatore di Terni. Quest'ultimo incarico, secondo le affermazioni di P. S. Dolfi, venne affidato al B. dal Sacro Collegio "in tempo di sede vacante, per la morte di Innocentio X", vale a dire tra il 20 gennaio e il 7 aprile 1655. Un altro incarico come governatore di Faenza e Fano ottenne dal nuovo papa Alessandro VII. Stanco di questi gravosi impegni, nella stessa Fano si ritirò nella locale Congregazione dei filippini; nel 1685 il B. rientrò a Bologna, ottenendo da Innocenzo XI un canonicato nella chiesa metropolitana di S. Pietro, con prebenda teologale, come successore del defunto teologo canonico Annibale de' Bianchi. In questo medesimo anno riprese allo Studio di Bologna l'insegnamento giuridico, con la cattedra di diritto canonico che mantenne fino a tutto il 1690. È da ricordare che il B. venne iscritto al Collegio civile il 30 dic. 1675 e a quello teologico il 20 luglio 1685. Dal 1691 al 1701, pur conservando la lettura, si assentò da Bologna; in questi stessi anni lo troviamo incluso nei ruoli dello Studio come referendario di ambedue le Segnature. Tale carica il B. aveva già ricoperto in precedenza. (cfr. B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae..., Città del Vaticano 1931, p. 309), e certamente nel 1659, come documenta una lista dei referendari dell'anno.
Di lui ci rimane l'operetta De immobilitate terrae, stampata a Bologna nel 1667e dedicata al cardinale legato Carlo Carafa. L'intenzione del B. è di comporre un trattato che "totius Sacrosanctae Scripturae innititur" e che dimostri la verità dell'immobilità terrestre come fondata su esplicite affermazioni scritturali. Sicché la giustificazione della immobilità della Terra è condotta indipendentemente da un discorso strettamente scientifico (non un solo nome o una sola tesi, pro o contro, di scienziati antichi o moderni è citata) ed è dedotta da una fitta serie di auctoritates bibliche, fondate soprattutto sul concetto della Terra fundamentum fermo e stabile del mondo. Lo sforzo di escludere ogni nozione di moto terrestre è tale, che il B. conclude che il solo "moto" della Terra di cui è lecito parlare è, appunto, il "terremoto". L'esito relativamente più interessante dell'operetta, concepita com'è nei rigorosi limiti del dettato della Scrittura, è quello di riproporre, di contro alla configurazione copernicana del cosmo, ma anche fuori della tradizione aristotelicotolemaica, una struttura cosmologica ricavata interamente dalla Bibbia. Essa è rappresentata con la Terra al centro del cosmo, e al suo interno l'inferno; attorno ad essa un primo cielo "aereo", soggetto ad alterazioni continue, dotato d'un moto irregolare, sede dei fenomeni meteorologici e destinato a perire; sopra di esso il secondo cielo, mobile, sede del Sole, della Luna, degli altri pianeti e delle stelle fisse, e infine il terzo cielo, l'Empireo, immobile. Del B. viene ricordato anche un inedito Imprese sacre e morali.
Morì il 4 giugno 1702.
Bibl.: P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 206; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, pp. 300 s.; C. A. Villarosa, Memorie degli scrittori filippini, I, Napoli 1837, pp. 70 s.; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori... di Bologna, Bologna 1848, p. 66; Id., Alcune aggiunte e correzioni, ibid. 1848, p. 54; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, VII, New York 1958, p.664.