ORIOLI, Orazio Maria Luigi
ORIOLI, Orazio Maria Luigi (in religione Antonio Francesco). – Nacque a Bagnacavallo (Ravenna) il 10 dicembre 1778 da Bernardo e da Teresa Alberti.
Dopo aver passato l’infanzia nel paese natale, maturò la sua professione religiosa e il 6 maggio 1793 entrò nel convento dei frati minori conventuali di Bologna. In seguito ai rivolgimenti rivoluzionari, si trasferì, dopo un breve periodo passato in famiglia, nel convento di Parma dove proseguì la sua formazione. Arrivato primo al concorso di selezione, frequentò dal 1804 il collegio S. Bonaventura di Roma, dove si addottorò in teologia e nel quale nel 1806 fu nominato lettore di diritto canonico. L’anno dopo venne inviato al collegio di Città di Castello come reggente. Nel 1808 ritornò al S. Bonaventura riprendendo l’insegnamento di diritto canonico.
Nell’agosto 1809 seguì il ministro generale dell’Ordine, p. Giuseppe Maria De Bonis, in esilio in Francia, a Fort Montmédy presso Verdun. Autorizzato dal governo francese a rientrare in Italia nel 1812, si stabilì a Milano con incarico di precettore presso la famiglia Litta Modigliani, su intercessione di Vincenzo Maria Strambi, vescovo di Macerata e Tolentino. Rientrato a Roma cinque anni dopo, fu nominato professore titolare del collegio S. Bonaventura e nel 1818 reggente degli studi, carica che mantenne fino al 1832. Divenne inoltre definitor generale del suo Ordine e si distinse per la traduzione di opere filosofiche e apologetiche, acquisendo una riconosciuta reputazione in materia di teologia. Il 18 dicembre 1820 entrò ufficialmente al servizio della Curia romana come consultore della congregazione dell’Indice su nomina del cardinale Michele Di Pietro. Nel 1823 divenne segretario dell’Accademia di religione cattolica, dove tenne alcuni discorsi (Dissertazioni lette nell’Accademia romana di religione cattolica dal padre Antonfrancesco Orioli min. conv. segretario della medesima, Roma 1828). L’anno successivo fu nominato esaminatore apostolico del clero romano e il 16 dicembre 1828 esaminatore dei vescovi in teologia.
Vicino alla corrente zelante, la sua adesione alle posizioni intransigenti è illustrata dalla breve introduzione che precede una delle sue prime prove di traduttore di testi ultramontani: «Si cominciò fin dai tempi della pretesa riforma a dichiarare una guerra aperta all’Autorità, la quale troppo incomoda riusciva al genio sfrenato, e al macchinar capriccioso de’ Novatori. Rotto una volta il freno a cotesto vincolo salutare, ad una mal intesa libertà di pensare in materia di religione si aggiunse la libertà di pensare in materia politica, e cominciossi ad ordire quella trama, che dovea poi rovesciare l’Altare e il Trono. E appunto dall’epoca della pretesa riforma si può ripeter l’origine di quel rovinoso sistema, di cui negli ultimi tempi abbia veduto, e provato i funestissimi effetti» (Lettere sopra de’ quattro articoli detti del clero di Francia dalla lingua francese nell’italiana recate dal p. Antonfrancesco Orioli minore conventuale dottore di sacra teologia, Roma 1818, p. 6). Fu tra i collaboratori del Giornale ecclesiastico e, insieme con Ludovico Micara e Gioacchino Ventura, indicato tra gli amis dévoués difensori della dottrina di Félicité-Robert de La Mennais contro i gesuiti (Colapietra, 1963, pp. 242, 368). La sua vicinanza alle posizioni del primo Lamennais è peraltro testimoniata dalla traduzione, in collaborazione col confratello Giuseppe Maria Botticelli (1761-1832), vescovo di Gallipoli, della Défense de l’essai sur l’indifférence (Difesa del saggio sull’indifferenza in materia di religione del sig. Abbate Francesco De La Mennais, Roma 1822). Nell’autunno del 1825 diresse nella chiesa dei Ss. Apostoli una pubblica discussione della tesi, di sapore lamennaisiano, Religio quae maiori et visibili nititur auctoritate vera est atque divina (cfr. Sur une thèse soutenue à Rome, in Le Mémorial catholique, III [1826] vol. 5 pp. 48 s.). Lo stesso anno fu designato da Leone XII, su suggerimento del padre Mauro Cappellari che aveva rinunciato all’ufficio, come teologo inviato allo zar Alessandro I, ma il viaggio non ebbe luogo per la sopraggiunta morte del sovrano.
Alla fine degli anni Venti risale la conoscenza con Antonio Rosmini, che fu suo ospite nel convento dei XII Apostoli durante il suo soggiorno romano (1828-29).
La stima che in un primo momento intercorse tra i due è testimoniata dalla lettura che nel 1829 Orioli fece all’Accademia di religione cattolica del Ragionamento contro Benjamin Constant scritto da Rosmini, oltre che dall’approvazione del Nuovo saggiosull’origine delle idee come consultore teologico dell’Indice (1830). Il distacco ormai avvenuto dall’evoluzione liberale di Lamennais è illustrato da una sua lettera a Rosmini del dicembre 1831, in occasione dell’arrivo dei tre «pellegrini della libertà» a Roma: «ma non è mai possibile, che la S. Sede approvi tutte le stravaganze, per non dir peggio, che hanno stampato nell’Avenir» (Radice, 1974B, p. 445).
Il 4 settembre 1832 Orioli divenne vicario generale dell’Ordine. Gregorio XVI il 15 aprile 1833 lo nominò vescovo di Orvieto, diocesi che resse fino al 18 dicembre 1841, quando si dimise. Dopo averlo creato cardinale col titolo di S. Maria sopra Minerva il 13 febbraio 1838, il papa lo aggregò a diverse congregazioni romane: dei Vescovi e Regolari, dell’Immunità, della disciplina dei Regolari e delle Indulgenze. Divenne membro delle congregazioni del S. Uffizio (25 gennaio 1841), dell’Indice (5 gennaio 1842) e dell’Esame dei vescovi in teologia (15 gennaio 1842). Dal 14 marzo 1843 fu cardinale protettore dell’Ordine conventuale.
A sua volta Pio IX lo nominò prefetto della congregazione dei Vescovi e Regolari (2 maggio 1847), membro delle congregazioni di Propaganda (6 ottobre 1846) e degli Affari Ecclesiastici Straordinari (3 agosto 1847). Partecipò alla stagione riformistica del pontificato di Mastai Ferretti come membro della commissione di riforma delle istituzioni dello Stato Pontificio (12 febbraio 1848) che portò alla stesura dello Statuto fondamentale del 14 marzo 1848, pur manifestando netta avversione per il regime parlamentare. Nominato il 4 maggio 1848 segretario di Stato ad interim e presidente del Consiglio dei Ministri dopo le dimissioni del cardinale Giacomo Antonelli, mantenne la carica fino al 2 giugno per la rinuncia dei cardinali Luigi Ciacchi e Luigi Amat di San Filippo e Sorso, gestendo una fase molto delicata e confusa per lo sdoppiamento del ministero degli Esteri e l’attrito con i ministri laici.
Alla fuga del papa da Roma, il 24 novembre 1848, si rifugiò dapprima presso l’ambasciatore francese e poi (30 novembre) raggiunse Pio IX a Gaeta.
Prese parte per volere del papa allo studio sulla definibilità dell’Immacolata concezione che avrebbe portato all’enciclica Ubi primum del 2 febbraio 1849. Già cardinal protettore dei cappuccini e dei minimi (13 agosto 1847) divenne anche protettore dei carmelitani (25 maggio 1849). Fu membro della congregazione dell’Indice che il 30 maggio 1849 condannò le opere di Rosmini, Ventura e Gioberti. Il 30 settembre 1850 optò per il titolo cardinalizio dei XII Apostoli. Il 26 settembre 1851 scrisse a nome del papa una lettera di pubblica approvazione per la Société de la rétraite chrétienne e le sue costituzioni (Lettre laudative de la Société de la retraite chrétienne adressée au nom de Sa Sainteté Pie IX, par S. E. le cardinal Orioli, à S. E. Mgr le cardinal Mathieu, archevêque de Besançon, ordinaire du lieu où la Société a pris naissance, Paris 1852).
Morì a Roma il 20 febbraio 1852.
Orioli ha lasciato pochi scritti e non risulta aver mai pubblicato un’opera originale, nonostante la fama di autorevole teologo. Per l’attività pastorale a Orvieto, si veda Fr. Antonii Francisci Orioli Ordinis Minorum Conventualium nuper creati episcopi Urbevetani litterae pastorales ad clerum et pupulum, Roma 1833. Si distinse per le traduzioni in italiano di apologisti cattolici, soprattutto francesi. Dopo la caduta di Napoleone tradusse le lettere polemiche del card. Lorenzo Litta sui quattro articoli gallicani del 1682; nel 1845 l’opera maggiore dell’apologista cattolico catalano Jaume Balmes (Il Protestantismo paragonato col cattolicismo nelle sue relazioni con la civiltà europea, I-IV, Roma 1845-46), che ebbe una seconda edizione nei volumi periodici dell’Associazione cattolica pubblicati da Ignazio Galeati (I-IV, Imola 1848-49) e poi numerose edizioni e ristampe (I-II, Napoli 1848; I-IV, ibid. 1849; I-II, Carmagnola 1852; I-II, Napoli 1859).
Fonti e Bibl.: Le carte private di Orioli non sembrano essere state conservate (cfr. G. Orioli, 1975, p. 280). Documentazione sparsa in Arch. segreto Vaticano, Segr. di Stato, Interno, 1820, rubr. 14; ibid., Arch. part. Pio IX, Oggetti vari, bb. 240, 504, 640, 1358; ibid., Segr. Stato, Spogli Curia, Orioli card. Anton-Maria, 1 (contiene in realtà carte relative a mons. Vincenzo Tizzani e alla diocesi di Terni); Roma, Museo centrale del Risorgimento, Fondo Amat, b. 15, n. 20; Fondo Pentini, b. 19, n. 22; Per l’ingresso di Monsignor A.-F. O. al vescovato di Orvieto: componimenti, Faenza 1833; Orazione di monsignore Gio. Benedetto de’ conti Folicaldi vescovo di Faenza detta […] il dì 11 marzo del 1838 a lode dell’eminentissimo cardinale A.F. O. vescovo di Orvieto, Faenza 1838; G.B. Marrocu, Necrologia del cardinale A.-F. O. dell’Ordine de’ minori conventuali, Roma 1852; G.I. Montanari, Elogio dell’E.mo e Rev.mo cardinale A. F. O., recitato nella chiesa dei RR. PP. Convenutali di Osimo, Orvieto 1852; Orazione funebre del card. A.F. O. di Bagnacavallo dell’Ordine de’ minori conventuli morto il 20 Febbraio 1852, detta da monsignor Gio. Benedetto Folicaldi vescovo di Faenza, Firenze 1852; Giornale di Roma, nn. 42 (21 febbraio 1852), 43 (23 febbraio 1852) e 50 (2 marzo 1852); G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia 1840-1879, ad indicem; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal sec. XI ai giorni nostri, II, Roma 1884, p. 273; L.F. Ravaglia, Papi e cardinali romagnoli. Cenni biografici, Forlì 1939, p. 32; A. de Liedekerke de Beaufort, Rapporti delle cose di Roma (1848-1849), a cura di A.M. Ghisalberti, Roma 1949, pp. 42, 56-58; A. Gambaro, Sulle orme del Lamennais in Italia, I, Torino 1958, ad ind.; R. Colapietra, La Chiesa tra Lamennais e Metternich. Il pontificato di Leone XII, Brescia 1963, ad ind.; G.G. Belli, I sonetti, III, Milano 1965, p. 2618; L. Pásztor, La Segreteria di Stato di Pio IX durante il triennio 1848-1850, inAnnali della Fondazione italiana per la storia amministrativa, III (1966), pp. 308-365; Id. La Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari tra il 1814 e il 1850, in Archivum Historiae Pontificiae, VI (1968), p. 208; R. Comandini, Notizie della vita del Cardinale A. F. O. (1778-1852) e della sua amicizia con Antonio Rosmini, in Studi romagnoli, XXI (1970), pp. 207-219; R. Ritzler, I cardinali e i papi frati minori conventuali, Roma 1971, pp. 67-69; Le relazioni diplomatiche fra lo Stato Pontificio e la Francia, III s.: 1848-1860, I (4 gen. 1848 - 18 feb. 1849), a cura di M. Fatica, Roma 1971, pp. 169-205; G. Radice, Pio IX e Antonio Rosmini, Città del Vaticano 1974A, ad ind.; Id., Annali di Antonio Rosmini Serbati, Milano 1974B, IV, ad ind.; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, ad ind.; G. Orioli, Il cardinale A. F. O. Segretario di Stato di Pio IX, in Pio IX. Studi e ricerche sulla vita della Chiesa dal Settecento ad oggi, IV (1975), 2, pp. 280-288; A. Piolanti, L’Accademia di Religione cattolica. Profilo della sua storia e del suo tomismo, Città del Vaticano 1977, ad ind.; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in dem letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, Stuttgart 1978, II, pp. 496 s.; G. Martina, Pio IX (1851-1867), Roma 1985, ad ind.; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 437-438 (reca una data di morte errata); J. Ickx, La Santa Sede tra Lamennais e San Tommaso d’Aquino. La condanna di Gerard Casimir Ubaghs e della dottrina dell’Università Cattolica di Lovanio (1834-1870), Città del Vaticano 2005, pp. 121, 148, 442; N. Roncalli, Cronaca di Roma 1844-1870, Roma 1972-2006, I-III, ad indices.