SAMACCHINI, Orazio
Pittore, nato a Bologna il 20 dicembre 1532, morto ivi il 12 giugno 1577. Fu discepolo di Pellegrino Tibaldi; ma nello Sposalizio della Vergine in S. Giuseppe mostra di riattaccarsi a più antiche forme del manierismo bolognese: del Bagnacavallo e di Innocenzo da Imola. Il suo temperamento lo portava verso un'elegante semplicità di forme, verso un'acuta nitidezza di disegno e una fermezza limpida di colore; e in questa maniera più personale condusse le opere prime, anteriori al soggiorno romano: la decorazione d'una cappella in S. Giovanni in Monte, il Cenacolo in S. Girolamo alla Certosa e l'opera sua migliore, la piccola Flagellazione nella Sagrestia di San Salvatore. Era già a Roma nel 1561 fra i pittori chiamati da Pio IV a decorare il palazzetto del Belvedere. Fu in seguito incaricato di dipingere una storia nella Sala Regia. L'ambiente artistico romano fu dannoso all'arte sua, che ne uscì completamente trasformata e appesantita. Nelle ultime opere bolognesi, ad esempio nella Presentazione in S. Giacomo (1575), egli tende a un macchinoso eclettismo, che, specialmente nell'Incoronazione, ora alla Pinacoteca, giunge, fra influssi romani e parmensi, a risultati che quasi preludono certi aspetti della pittura carraccesca. Il S. fu infatti particolarmente studiato e ammirato dai Carracci. Dipinse a Parma nel duomo e in S. Abbondio a Cremona.
A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, vi, Milano 1933, pp. 695-704 (con bibl. precedente), e inoltre: G. Rouchès, La peinture bolonaise à la fin du XVIe siècle. Les Carraches, Parigi 1913, pp. 83 e 101; E. Mauceri, Lorenzo Sabattini nella luce del Correggio, in Il Correggio: raccolta di studî e memorie, Parma 1934, p. 64 segg.; W. Suida, Sull'opera di O. S. in Bologna, XXII (1935), fasc. IX, pp. 2-3; H. Bodmer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).