TURRIANI (Torriani), Orazio
Nacque a Bracciano il 27 gennaio 1578 da Francesco Gnocchis e da Camilla Girifalchis (Bracciano, Archivio storico parrocchiale [ASPB], Battesimi 1574-1590) e fu fratello di Nicola. Fece parte della congregazione dei Virtuosi del Pantheon (1613-14), fu consigliere (dal 1626) e priore (dal 1633) della comunità di Bracciano e membro dell’Accademia di S. Luca (1630-55).
Dai primi anni del Seicento la sua attività si caratterizzò per gli interventi progettuali su edifici preesistenti e su stratificati tessuti urbani, soprattutto a servizio degli ordini religiosi, in collaborazione con il padre Francesco e il fratello Nicola e in relazione con vari altri artisti contemporanei. Turriani plasmò il suo linguaggio sui canoni formali del tardo Cinquecento, rielaborando anche le testimonianze costruttive del passato, in continuità con la tradizione culturale «di cui il Della Porta, il Fontana, il Ponzio, il Maderno sono gli esponenti più importanti» e che «si sviluppa in due filoni, quello […] tecnico di un Giovanni Fontana» e «quello più […] architettonico» in cui si inserisce la sua «qualificata produzione» (Portoghesi, 1966, p. 263).
Nell’ambito dell’edilizia ecclesiastica, egli realizzò la chiesa di S. Lorenzo de’ Speziali in Miranda sui resti del tempio di Antonino e Faustina (141-161 d.C.) nel Foro romano, con il padre Francesco, pagato per «una pianta», forse su uno schizzo di Giacomo della Porta (Dal Mas, 1998a, p. 84). Orazio definì l’impianto a navata unica con tre cappelle per lato (1601-08), l’apparato decorativo (1613-16), la facciata sul Campo Vaccino a due ordini (1614), di cui solo il primo fu ultimato (Giovannoli, 1616; Dal Mas, 1998a, pp. 117-121) e il collegio-ospedale degli Speziali su via della Salara Vecchia (1629) (Dal Mas, 1998a, pp. 125-135). Negli stessi anni, sempre con il padre, egli diresse per i padri camilliani i lavori di costruzione del santuario di S. Camillo a Bucchianico vicino Chieti (1605-14), che costituisce uno dei primi esempi di architettura barocca abruzzese sul modello conventuale gesuita (Ruffini - Di Menna, 1990, pp. 4-8). Nel 1626 disegnò la trasformazione della basilica francescana dei Ss. Cosma e Damiano a Roma, voluta da Clemente VIII nel 1602 reimpiegando le rovine augustee e flavie del Foro della Pace, e le murature e il tempio di Romolo, del IV secolo d.C. (Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana [BAV], Archivio Barberini, Indice II, c. 2876r, 10 maggio 1626). Il suo progetto, eseguito nel 1632 da Luigi Arrigucci, riproponeva il precedente schema ad aula con le tre cappelle laterali (più larghe) a una quota più alta, per impostare il solaio su volte di separazione tra la chiesa superiore, la rotonda e la cripta sottostante (Dal Mas, 2008, pp. 420-424). L’uso nelle due opere romane di un repertorio lessicale riferibile alla tipologia della chiesa congregazionale esclude il coinvolgimento di Turriani nella riconfigurazione della chiesa medievale di S. Callisto in Trastevere (1610-18), nella cui planimetria, tra i primi casi a Roma di contaminazione tra impianto longitudinale e centrale, alla direttrice verso l’altare si contrappone l’assialità trasversa delle due cappelle. Orazio rappresentò una pianta non datata di S. Callisto (Guerrieri Borsoi, 2014, pp. 154-158), ma è un rilievo precedente ai restauri secenteschi (D’Ettore, 2018, p. 1400). È superata anche l’attribuzione a Turriani della soluzione planimetrica di S. Francesco di Paola ai Monti (1624-30), di cui è accertata la paternità di Giovanni Pietro Moraldi (1637-38; Dal Mas, 2012, pp. 50 s.). Di Orazio è il palazzo di S. Callisto (1615), già monastero dei benedettini di S. Maria in Trastevere, per i quali egli lavorò con il padre fino al 1618. Il prospetto sulla piazza riprende il tipo del palazzo romano del XVI secolo, organizzato in fasce gerarchizzate separate da marca-davanzali, delimitato dal bugnato angolare e concluso a tetto, con le superfici murarie ritmate dalle finestre e dal portale in asse (Ferrerio [1638 circa]; Roisecco, 1750; Guerrieri Borsoi, 2014, pp. 154 s.; Tabarrini, 2018, p. 301).
Nel 1627-28 Turriani presentò una proposta progettuale per la chiesa madre di Piazza Armerina in Sicilia. I Discorsi che illustravano i disegni, in cui si firma «Inginiero et Architetto romano di Sua Maestà in Roma», ossia del re di Spagna (Sutera, 2009, p. 8), stimolarono nella cultura dell’isola il dibattito sulla scelta tra lo schema longitudinale e centrale, in atto non solo nell’ambito romano. Egli ideò una soluzione di compromesso, poi modificata da Francesco Buonamici (1628-1767), conservando le fondazioni dell’edificio e il campanile cinquecenteschi per delineare la navata con cappelle laterali passanti e quincux nel sistema transetto-cupola, con evidente richiamo all’architettura religiosa romana post-tridentina (Sutera, 2009, pp. 6-12; Ead., 2010, pp. 83-96).
Nella chiesa a doppio coro delle monache domenicane dei Ss. Domenico e Sisto a Roma, risalente al 1568-69, Turriani affiancò il fratello Nicola, che progettò i due ambienti adiacenti al presbiterio (1611-28) e l’aula esterna con le pareti scandite dall’ordine nella cui trabeazione si aprono, sopra le due cappelle, i coretti ricavati nello spessore della muratura (1634). Orazio si occupò delle opere di finitura e del percorso continuo a livello dei coretti (1632-36), adottando una modalità distributiva già sperimentata in S. Lorenzo de’ Speziali per disimpegnare i locali del collegio sulle cappelle (Dal Mas, 2010-2011 [2012], pp. 123 s.). Inoltre, gestì la fabbrica fino al 1642 con Giovanni Battista Soria, prima del completamento della facciata con la scala di Vincenzo e Felice della Greca (1653-63).
Tra i suoi incarichi per le diverse congregazioni, alcuni interventi hanno un carattere più tecnico-costruttivo: la volta della chiesa dell’abbazia di Montecassino (1613; Caravita, 1870) e la cupola su tamburo con lanternino della chiesa benedettina di S. Ambrogio della Massima a Roma (1633), elevata fino alla crociera da Carlo Maderno (1606; Gurisatti - Picchi, 1982 [1983], pp. 52 s.). Il rifacimento interno della basilica di S. Marco a piazza Venezia, per l’ambasciatore della Serenissima Nicolò Sagredo (1654-57; Dengel, 1913), fu l’ultima realizzazione religiosa di Turriani e fu anche il primo concreto tentativo di superamento dell’impianto cinquecentesco. Egli lasciò inalterate le dimensioni planimetriche e altimetriche delle tre navate e dell’area presbiteriale della chiesa di Paolo II e ridefinì lo spazio inserendo otto cappelle rettangolari più profonde e riccamente decorate, per interrompere la successione delle nicchie quattrocentesche e articolare i muri laterali con direttrici trasversali dalle navi minori: un’anticipazione delle più mature soluzioni della successiva generazione di architetti. Il suo operato fu poi quasi completamente cancellato dall’inserto progettuale di Filippo Barigioni (1732-54; Dal Mas, 2010-2011 [2012], pp. 124-128).
Come maestro di strade (1610-33), Orazio, con Flaminio Ponzio e Carlo Lambardi, negli anni di Paolo V assunse un ruolo centrale nelle operazioni di ridisegno urbano di Roma, firmando il piano per i nuovi rettifili e il frazionamento del Gianicolo (1617) e il rilievo dell’isolato del Collegio Inglese su via di S. Crisogono (1630; Caperna, 2013, pp. 179-189; Tabarrini, 2018, p. 280). A ciò si aggiungono i precedenti lavori di lottizzazione della zona di S. Pietro in Montorio (1607), la riprogettazione della tessitura viaria nel Campo Vaccino (a sinistra di S. Lorenzo in Miranda, nel 1609), e intorno a S. Maria della Consolazione come architetto dell’arciospedale (1609) e nella Suburra (la via Baccina, del 1610; Dal Mas, 1998a, pp. 124 s.; Roca De Amicis, 2018, pp. 18-26, 256, 266-271), oltre alla successiva perimetrazione dell’area per la facciata di S. Silvestro in Capite, delle clarisse (1641; Marcucci, 2001 [2002], p. 33).
Tra le attività di Turriani nell’Urbe e nel territorio vanno considerati il sistema di collegamento tra il complesso di edifici di via di Monte Giordano e l’ala di Pitigliano su via dei Coronari, per la committenza di Paolo Giordano II Orsini, duca di Bracciano (1621-36; Tabarrini, 2012, p. 300), e le planimetrie delle tenute di Porto (1603), di S. Agata, di Torrevecchia e Primavalle, di Casal del Marmo, di Palmarola e Mimmoli (1619-58) come agrimensore del Capitolo di S. Pietro e per il Catasto Alessandrino del 1660 (Passigli - Ruggeri, 2014, pp. 79, 128 s.).
Nell’ambito dell’edilizia civile, dal 1630 Orazio rielaborò il disegno della facciata del municipio di Bracciano e dal 1639, «in gratia come cittadino e compatriotto», edificò il volume destro per concludere il fronte sulla piazza (1641) (Panunzi, 2015, pp. 64-67). L’impaginato architettonico del prospetto si ritrova nei suoi precedenti palazzi romani di S. Callisto e Mignanelli Fonseca (1625) (Falda [1691-1695]) e nel collegio degli Speziali su via della Salara Vecchia.
Nella produzione architettonica di Turriani, tralasciando gli apparati effimeri, meritano una citazione anche gli altari maggiori di S. Agostino (1626-32; Fiengo - Tamburrino, 2008) e di S. Lorenzo in Miranda (1635-37; Dal Mas, 1998b) e i grafici per la cappella del S. Crocifisso in S. Andrea della Valle a Roma (1637-44; Strozzieri, 2013, pp. 59-71), che presentano sempre la stessa struttura a edicola su colonne, con timpano spezzato, targa centrale e ricco apparato cromatico.
Turriani morì a Roma nel 1657.
Bracciano, Archivio storico parrocchiale (ASPB), Battesimi 1574-1590, c. 21r; Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), Archivio Barberini, Indice II, c. 2876r, 10 maggio 1626. A. Giovannoli, Vedute degli antichi vestigj di Roma divise in due parti […], II, Roma 1616, foglio 49; Palazzi di Roma de’ più celebri architetti, disegnati da Piero Ferrerio pittore et architetto, I, Roma [1638 circa], tav. 35; G.B. Falda, Nuovi disegni dell’architetture e piante de’ palazzi di Roma de’ più celebri architetti […], II, Roma, s.d. [ma 1691-1695], tav. 38; G. Roisecco, Roma antica e moderna, o sia nuova descrizione di tutti gl’edificj antichi, e moderni, tanto sacri quanto profani, della città di Roma…, Roma 1750, p. 183; A. Caravita, I codici e le arti a Monte Cassino, III, Monte Cassino 1870, pp. 193-201, 207; Ph. Dengel, Palast und Basilika San Marco in Rom, Roma 1913, pp. 53 s., 89-95; P. Portoghesi, Roma barocca, Roma 1966, pp. 263 s.; G. Gurisatti - D. Picchi, S. Ambrogio della Massima, in Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura - Sapienza, Università di Roma, XXVII (1982 [1983]), 169-174, pp. 49-60; F. Ruffini - G. Di Menna, Bucchianico e San Camillo de Lellis. Guida ai luoghi sacri. Il convento, Roma 1990, pp. 1-16; R.M. Dal Mas, S. Lorenzo de’ Speziali in Miranda. Universitas Aromatariorum Urbis, Roma 1998a; Ead., Il Martirio di san Lorenzo e l’altare maggiore della chiesa di San Lorenzo de’ Speziali in Miranda a Roma, in Pietro da Cortona, a cura di C.L. Frommel - S. Schütze, Venezia 1998b, pp. 336-342; L. Marcucci, La fabbrica di S. Silvestro “in capo di Roma” nel sec. XVI e l’opera di Carlo Maderno, in Palladio, n.s., XIV (2001 [2002]), pp. 17-52; R.M. Dal Mas, Il reimpiego nell’architettura tra Cinquecento e Seicento. La basilica dei Ss. Cosma e Damiano a Roma, in Il reimpiego in architettura. Recupero, trasformazione, uso, a cura di J.F. Bernard, Ph. Bernardi, D. Esposito, Roma 2008, pp. 419-430; G. Fiengo - G. Tamburrino, La chiesa, la Biblioteca Angelica, l’Avvocatura Generale dello Stato: il complesso di Sant’Agostino in Campo Marzio, Roma 2008, pp. 378 s.; D. Sutera, O. Torriani in Sicilia, in Palladio, n.s., XXII (2009), 43, pp. 5-24; Ead., La chiesa Madre di Piazza Armerina. Dalla riforma cinquecentesca al progetto di O. Torriani, Caltanissetta 2010, pp. 83-118; R.M. Dal Mas, O. Torriani e l’intervento sulle preesistenze in alcune chiese romane, in Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura - Sapienza, Università di Roma, n.s., LV-LVI (2010-2011 [2012]), pp. 121-132; Ead., La formazione di Carlo Rainaldi nel contesto romano dei primi decenni del XVII secolo, i rapporti con O. Torriani: la chiesa di S. Francesco di Paola ai Monti, in Architetture di Carlo Rainaldi nel quarto centenario della nascita, a cura di S. Benedetti, Roma 2012, pp. 47-56; M. Tabarrini, Carlo Rainaldi e i Savoia a Roma: la chiesa del Santo Sudario, ivi, pp. 296-321; M. Caperna, La Lungara. 1, Storia e vicende edilizie dell’area tra il Gianicolo e il Tevere, Roma 2013, pp. 160-196; J. Strozzieri, Il progetto di O. Torriani per la cappella del Santo Crocifisso in S. Andrea della Valle, in Palladio, n.s., XXVI (2013), 52, pp. 59-76; M.B. Guerrieri Borsoi, La chiesa di San Callisto a Roma all’inizio del Seicento: interventi architettonici e nuova decorazione di Nucci, Spadarino e Bilivert, in Rivista d’arte, s. 5, IV (2014), pp. 153-169; S. Passigli - A. Ruggeri, Piante cinque e seicentesche dell’Agro Romano conservate nella Collezione I di disegni e mappe. Percorsi archivistici, in Luoghi ritrovati. La Collezione di disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Roma (secoli XVI - XIX), a cura di D. Sinisi, Roma 2014, pp. 55-136; B. Panunzi, I luoghi e gli uomini. Riflessioni e appunti di storia, arte e archeologia, Manziana 2015, pp. 61-67; V. D’Ettore, La chiesa di S. Callisto a Trastevere: storia e progetto, in ReUso 2018. L’intreccio dei saperi per rispettare il passato, interpretare il presente, salvaguardare il futuro, a cura di F. Minutoli, Roma 2018, pp. 1399-1410; Roma nel primo Seicento. Una città moderna nella veduta di Matthäus Greuter, a cura di A. Roca De Amicis, Roma 2018 (in partic.: A. Roca De Amicis, La Roma di Matthäus Greuter: crescita e forma di una città moderna, pp. 11-33; Id., La Suburra e la connessione tra l’abitato e Santa Maria Maggiore negli anni della grande crescita, pp. 253-262; Id., Campo Vaccino e il Campidoglio: i nuovi margini della città, pp. 263-274; M. Tabarrini, Da Ponte Sisto a Ponte Rotto. La creazione di nuovi poli urbani e religiosi a Trastevere e la riorganizzazione dei rioni Regola e Sant’Angelo, pp. 275-290; Ead., L’acquedotto Paolo e lo sviluppo urbano del settore subgianicolense tra San Pietro in Montorio e Ponte Sisto, pp. 291-304); R.M. Dal Mas - A. Di Paola - C.V. Manfredi, La chiesa di San Callisto a Roma in Realtà dell’architettura fra materia e immagine. Per Giovanni Carbonara: studi e ricerche, a cura di D. Esposito - V. Montanari, I, Roma 2020, pp. 513-520 (numero speciale dei Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura - Sapienza, Università di Roma, n.s., 2019, in onore di Giovanni Carbonara).