lucertole, orbettini e fienarole
Piccoli sauri dei nostri giardini
Molte specie di piccoli rettili appartenenti all’ordine degli Squamati vivono nei prati e nelle campagne europee. Spesso si insediano anche nei nostri giardini dove, gatti permettendo, ci aiutano a tenere sotto controllo gli insetti infestanti. Oltre a essere innocui e graziosi, questi animali sono instancabili cacciatori di piccoli invertebrati. Le comuni lucertole e i ramarri appartengono alla famiglia dei Lacertidi. L’orbettino, uno dei pochi sauri senza zampe, appartiene agli Anguidi. Infine, nella famiglia degli Scincidi, troviamo le comuni fienarole e il gongilo, specie piuttosto rara e localizzata
I piccoli invertebrati, soprattutto gli insetti, hanno un potenziale riproduttivo molto alto, poiché producono un numero elevatissimo di uova. Fortunatamente in natura esistono meccanismi assai efficienti che mantengono queste popolazioni al di sotto di un certo livello. Uno di questi meccanismi è la predazione.
Le popolazioni di insetti sono tenute sotto controllo da numerosi predatori: alcuni insetti stessi sono predatori, e poi ci sono i ragni, gli uccelli, piccoli mammiferi come i toporagni e i pipistrelli, e infine le lucertole.
Questi rettili appartengono all’ordine degli Squamati e al sottordine dei Sauri, che comprende le famiglie dei Lacertidi, degli Anguidi e degli Scincidi. Grazie alle piccole dimensioni e alla loro agilità, riescono a fare ciò che è impossibile agli uccelli e ai pipistrelli, ovvero si infilano tra le fessure delle rocce e dei muri, sotto le cortecce e nelle cavità dei vecchi alberi, nel mezzo dei cespugli e tra l’erba. In questo modo, stanano centinaia di bruchi, cimici, coleotteri, cavallette e mosche che si nascondono in questi microambienti.
Mentre le lucertole svolgono il loro compito, altri animali le osservano e cercano a loro volta di catturarle: si tratta di carnivori come i gatti e le donnole, grossi uccelli come le cornacchie, gli aironi, i falchi e le civette, per non parlare di altri rettili come i serpenti. Ma le lucertole riescono spesso a cavarsela per via della loro velocità nella fuga e per il fatto che, essendo piccole, trovano facilmente un rifugio di emergenza.
Per ridurre la predazione, le lucertole hanno escogitato anche un’altra strategia, detta autotomia (dal greco autòs «sé stesso» e tomè, «taglio» quindi automutilazione). Quando una lucertola viene toccata da un predatore che sta per catturarla, una reazione nervosa immediata causata dalla paura provoca la contorsione spasmodica della coda e la rottura di questa in corrispondenza di uno dei tanti anelli vertebrali. Il predatore viene distratto da questa piccola coda che, ormai staccata dal corpo dell’animale, continua a muoversi come un serpentello, e concede alla lucertola altri preziosi secondi per trovare un rifugio. Nei mesi successivi la coda si rigenera ma non raggiunge mai la stessa lunghezza di prima. Inoltre, una lucertola con la coda rigenerata è meno veloce e compie salti meno lunghi. Negli ambienti in cui le lucertole sono insidiate da un numero elevato di predatori, si osserva un’alta percentuale di code mozze o ricresciute. Ciò si riscontra soprattutto nei giardini e nei parchi pubblici in cui ci sono molti gatti, un segno evidente dello stress elevato di questi piccoli rettili.
Esistono numerose specie di Lacertidi in Europa, soprattutto nella regione mediterranea, dove il clima è particolarmente favorevole per loro. Le specie più comuni in Italia sono la lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la lucertola campestre (Podarcis sicula). La prima predilige gli ambienti boschivi o rocciosi ed è particolarmente abile nell’arrampicarsi. Per questo motivo si è adattata a vivere negli ambienti urbani, come i giardini e le terrazze. La seconda vive in ambienti prativi erbosi. I ramarri o ragani (Lacerta viridis e Lacerta bilineata) sono grosse lucertole dal colore verde brillante. Nella stagione degli amori, i maschi sfoggiano una livrea azzurra sulle guance.
Le lucertole sono solitarie e territoriali: i maschi controllano i confini dei propri territori e li marcano con una sostanza odorosa prodotta dalle ghiandole femorali. Spesso si vedono zuffe tra maschi, che si concludono con la fuga del perdente. Quasi tutti i Lacertidi sono ovipari e depongono un numero variabile di uova in piccole cavità scavate nel suolo o in fessure tra le rocce. Fa eccezione la lucertola vivipara (Zootoca vivipara), che trattiene le uova nel proprio corpo e partorisce figli già sgusciati. Si tratta di un adattamento alla vita in ambienti freddi, dove la temperatura esterna può essere troppo bassa per garantire la schiusa. Infatti, questa specie, diffusa sull’arco alpino e nell’Europa settentrionale, si spinge fino all’estremo Nord del continente.
Le lucertole delle isole del Mediterraneo hanno sempre attirato l’attenzione degli zoologi. Infatti, isola che vai lucertola che trovi: ogni popolazione insulare sembra essere diversa dall’altra. Nella maggior parte dei casi si tratta di razze geografiche di lucertola campestre o di lucertola muraiola, determinate dall’isolamento di queste popolazioni dal continente. Ma come e quando sono arrivate le lucertole sulle isole? Durante le glaciazioni del Pleistocene, il livello del mare si è abbassato, mettendo più facilmente in comunicazione regioni che oggi sono isolate. Così, nelle ultime migliaia di anni, molti piccoli animali hanno raggiunto le isole attraversando questi temporanei collegamenti oppure tramite ‘zattere’ naturali. Queste sono tronchi alla deriva, sbattuti in mare dagli uragani, su cui potevano trovarsi lucertole e altri animali aggrappati alla corteccia, o uova nelle cavità del legno. Grazie alla loro capacità di resistere a lungo al digiuno, molti rettili hanno potuto raggiungere così le isole, come tanti Robinson Crusoe, fondando nuove popolazioni che con il tempo si sono differenziate geneticamente da quelle di origine.
L’incontro con l’orbettino (Anguis fragilis) desta sempre qualche perplessità in chi non conosce bene i rettili. Questo animale, infatti, è completamente privo di zampe e ha l’aspetto di un serpente. In realtà, gli Anguidi sono una famiglia di Sauri, come le lucertole, ma l’orbettino ha perso le zampe in seguito a un processo evolutivo. Probabilmente, l’assenza di arti permette a questo animale di penetrare agevolmente nelle gallerie scavate dai lombrichi e nelle tane di altri invertebrati. La presenza di occhi piccoli e con palpebre chiudibili rivela che non si tratta di un serpente. L’orbettino è viviparo e ciò va messo in relazione con la sua origine nordica. Anche se non raggiunge la latitudine settentrionale della lucertola vivipara, l’orbettino è uno dei rettili che si spingono più a nord, poiché raggiunge la Scozia e la parte centrale della penisola scandinava. Come i Lacertidi, anche gli Anguidi possiedono la capacità di automutilarsi la coda in caso di necessità.
Mentre l’orbettino ha perso completamente gli arti, la fienarola o luscengola (Chalcides chalcides) ne conserva ancora una traccia: quattro moncherini utili per puntellarsi tra i fili d’erba e muoversi sospesa dal suolo. In pratica, questi Scincidi danno l’impressione di volare tra l’erba o di nuotare nelle praterie, raggiungendo una velocità notevole. Sono diurni e si nutrono di piccoli insetti che catturano spostandosi tra la vegetazione. Con un pizzico di fortuna, possiamo osservare abbastanza facilmente la fienarola in tutte le regioni dell’Italia peninsulare e nelle isole maggiori.
Invece, per incontrare il gongilo (Chalcides ocellatus) dobbiamo spostarci in Sicilia o in Sardegna, le uniche regioni d’Italia in cui questa specie è presente. Si trova rovesciando le grandi pietre sotto cui trova rifugio nelle ore del giorno, essendo parzialmente notturno. Diversamente dalla fienarola, ha gli arti ben sviluppati.