ORCIO (fr. cruche; sp. jarro; ted. Wassergeschirr; ingl. jug)
Vaso fittile di forma allungata piuttosto che ventricosa, talora con collo a forma di cilindro e con piede riportato a tronco di cono, destinato a contenere e, nelle forme minori, anche a versare liquidi, e allora con una sola ansa verticale. Orazio, in un noto passo (Ars poet., 21, 22) lo contrappone all'anfora, quasi indice d'imperizia nel condurre a termine un dato lavoro: amphora coepit Institui: currente rota cur urceus exit? Nei secoli XV e XVI con i derivati di orciolaio e orcelleria (e simili), la parola sostituì le voci "boccale", "boccalaio", "boccaleria" già usate nell'arte del maiolicaro. Più tardi designò vasi di lavoro un po' andante e di mole piuttosto grande (come vediamo fra le ceramiche seicentesche di Montelupo), con o senza coperchio e muniti in basso di foro per spillare il liquido, talora smaltati a larghi ornati, o anche di semplice terracotta, con o senza ornati plastici, graffiti, ecc.