OREGLIA DI SANTO STEFANO, Luigi
OREGLIA DI SANTO STEFANO, Luigi. – Nacque il 9 luglio 1828 a Bene, nel Cuneese (ridenominata Bene Vagienna dopo l’ingresso nel Regno d’Italia di Bene Lario), da Carlo Giuseppe Luigi, secondo barone di Santo Stefano, e da Teresa Gotti di Selerano.
Suo fratello maggiore, Giuseppe, entrò nella Compagnia di Gesù e – direttore dal 1865 al 1868 de La Civiltà cattolica – fu protagonista, coi suoi articoli sul caso Dreyfuss e con la ripresa dell’accusa del sangue, di virulente campagne contro gli ebrei emancipati. L’altro fratello, il cavalier Federico, era legato a don Bosco – noto a tutta la famiglia e di casa a Bene – e fu uno dei due laici che insieme a venti chierici presero i voti nel primo gruppo di salesiani il 14 giugno 1862.
Chierico della diocesi di Mondovì, Luigi ricevette la formazione ecclesiastica presso i gesuiti del Convitto del nobile al Carmine di Torino. Proseguì gli studi nel seminario di Torino ed entrò nel clero secolare: ordinato prete nel 1851, il 22 febbraio celebrò la sua prima messa nella chiesa della Confraternita della Misericordia a Bene Vagienna. Due anni dopo si trasferì a Roma per studiare alla Pontificia Accademia ecclesiastica dove nel 1859 si addottorò in utroque iure e iniziò la sua carriera nella curia di Pio IX.
Canonico della basilica di S. Giovanni in Laterano, lavorò per la congregazione del Concilio nel 1857-58: nominato referendario della Segnatura con biglietto del 15 aprile 1858, nel 1859 diventò prelato aggiunto alla medesima congregazione concistoriale, di cui restò membro fino al 1866. Approdò nel 1863 alla segreteria di Stato del cardinale Giacomo Antonelli: da lì il 16 marzo 1863 venne nominato internunzio d’Olanda, dove come d’uso il rappresentante del papa re non era rivestito di dignità episcopale.
Eletto arcivescovo titolare di Damiata il 4 maggio 1866 e consacrato il 13 maggio dal cardinale Ludovico Altieri, venne destinato come nunzio a Bruxelles il 15 maggio di quell’anno, portandosi dietro come segretario Vincenzo Vannutelli: in Belgio rafforzò l’ala intransigente contraria alla costituzione e indebolì il fronte cattolico-liberale con le denunce mandate a Roma (come già il predecessore Mieczysław Halka Ledóchowski e come avrebbe continuato a fare il successore Giacomo Cattani), specie per stigmatizzare la posizione assunta sull’esplosiva questione scolastica che alla fine degli anni Settanta, con le disposizioni di completa laicizzazione delle scuole varate dal governo di Frère Orban, avrebbe portato alla rottura delle relazioni diplomatiche fra il Vaticano e Bruxelles e poi, col ritorno dei cattolici al potere nel 1884, al rovesciamento delle disposizioni. Fu coinvolto inoltre da Cesare Tondini nei primi tentativi di unione fra le Chiese (Carboni, 2005).
Durante la sua nunziatura il conte Francesco Saverio Provana di Collegno scrisse (25 agosto 1867) a don Federico, fratello del nunzio, per convincere don Bosco ad aprire una sede in Belgio, cosa che avverrà solo vent’anni dopo.
Il 29 maggio 1868 fu trasferito alla nunziatura di Lisbona dove restò otto anni, fino alla porpora: dal Portogallo iniziò a seguire la questione religiosa nel Brasile, alla quale come cardinale di curia avrebbe dedicato varie ponenze (come quella in Archivio segreto Vaticano [ASV], Segreteria di Stato, Spogli di cardinali, Oreglia, b. 1b sul conflitto esploso nel 1873 tra il governo imperiale del Brasile e il vescovo di Olinda e Pernambuco, per alcuni decreti di questo contro la massoneria locale; sul tema intervenne anche Giuseppe Oreglia dalle colonne della rivista dei gesuiti italiani).
Le lettere di nomina alle nunziature hanno qualche oscillazione dovuta alla differente redazione dei brevi mandati alla corte reale e di quelli di nomina: per il Belgio Ritzler - Sefrin, 1979, p. 239, pone la nomina a maggio sulla base di ASV, Segreteria dei brevi apostolici, 5432, ff. 357-358; De Marchi, 1957, p. 63, l’anticipa al 25 aprile 1866, seguendo la data della comunicazione dalla Segreteria dei brevi ai principi, differente dalla Segreteria dei brevi apostolici; allo stesso modo per il Portogallo Ritzler - Sefrin indicano il 29 maggio e De Marchi il 16 marzo 1868 (la data del 13 marzo di De Marchi a p. 215 è un refuso).
Membro della maggioranza infallibilista al concilio Vaticano I, il 22 dicembre 1873 fu creato cardinale da Pio IX, che gli impose la berretta il 16 marzo 1874, col titolo presbiterale di S. Anastasia (assegnatogli il 16 gennaio 1874): il 23 dicembre 1876 assunse la funzione di prefetto della Congregazione delle indulgenze e delle reliquie. Partecipò come figura di spicco dell’ala intransigente al conclave del 1878, da cui uscì eletto Leone XIII, al quale lo avvicinava solo l’essere stati entrambi nunzi in Belgio.
Nello spoglio personale nell’archivio Vaticano si trova una corrispondenza relativa alle dimissioni dalla Congregazione delle indulgenze e delle reliquie che Oreglia presentò nel 1880: avendo inteso che il papa voleva nominare Tommaso Maria Zigliara, col quale era in contrasto, gli rimetteva il proprio mandato, ringraziandolo dell’esonero. Leone XIII respinse le dimissioni con un biglietto autografo. Grazie all’intermediazione di Ledóchowski si viene a sapere che la relazione di adunanza della congregazione era stata riferita male dal segretario Pio Delicati, che venne rimosso (ASV, Segreteria di Stato, Spogli di cardinali, Oreglia, b. 1a).
A cavallo fra i pontificati piano e leonino Oreglia seguì alcune importanti pratiche nella Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari, relativi non solo al Brasile, di cui aveva una conoscenza di lunga data, ma anche a questioni di politica religiosa in Italia e di politica orientale, nel periodo in cui si incominciava a pensare di staccare la sezione sulle Chiese unite a Roma da Propaganda fide e farne, come sarebbe accaduto nel 1917, una congregazione a sé stante.
Nel contempo il suo cursus honorum ecclesiastico continuò con l’assunzione della sede suburbicaria di Palestrina, passando all’ordine dei cardinali vescovi il 24 marzo 1884. Il 24 maggio 1889 optò per la sede di Porto e Santa Rufina, che nel 1896 scambiò con la sede di Ostia e Velletri, di cui fu l’ultimo cardinale camerlengo suburbicario prima della riforma dell’intero sistema. Abate commendatario perpetuo e ordinario dell’abbazia delle Tre fontane dal 22 ottobre 1877, fu nominato da Leone XIII il 27 marzo 1882, carica cui rinunciò il 15 marzo 1883. Dopo l’ascesa al rango di cardinale vescovo, ridiventò camerlengo il 27 maggio 1885, cancelliere dell’università e prefetto della Congregazione dei riti. Sottodecano del Sacro Collegio nel 1889, ne fu decano dal 30 novembre 1896. Durante l’anno giubilare indetto da Leone XIII fu legato a latere per l’apertura della porta santa a S. Paolo fuori le mura il 14 dicembre 1899 e per la sua chiusura il 17 dicembre 1900.
Dopo la morte di Leone XIII, nel 1903 entrò nella Sistina come unico cardinale ad aver partecipato a un precedente conclave e forte di questo titolo giocò un ruolo determinante. «Al cardinale Oreglia guardano in molti come persona degna per l’altissima sostituzione» scrisse il Corriere della Sera il 21 luglio 1903, ma non si distinse per questo per essere colui che in conclave elevò la più ferma e formale protesta contro il veto portato dal cardinale e principe cracoviense Jan Maurycy Paweł Puzyna a nome dell’imperatore d’Austria (che ne vantava titolo consuetudinario come re cattolico) contro la candidatura di Mariano Rampolla del Tindaro. Al tempo stesso fu Oreglia a impedire, con una forzatura inspiegabile, il ricorso al voto per accesso (un secondo voto concesso ai cardinali nei momenti di stallo, che entrava nel quorum senza ripetere l’intero scrutinio), decisione che di fatto, non meno del veto, sbarrò la strada a Rampolla. Sempre Oreglia, infine, a nome del gruppo che voleva una sterzata conservatrice dopo le aperture leonine, persuase il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, futuro Pio X, ad accettare un’elezione che avrebbe voluto rifiutare anche quando raccolse 55 voti su 60.
Morì a Roma per una polmonite il 7 dicembre 1913.
Fu sepolto nel cimitero del Verano. Il quotidiano The Toronto World diede notizia della sua scomparsa il giorno seguente la morte dicendo che il segretario particolare di Pio X, monsignor Giovanni Bressan, aveva informato Pio X «as cautiously as possible» sapendo di dargli un grande dolore, mentre The New York Times lo dipinse come «famed for his orthodoxy». La fama di benefattore in Italia – Oreglia finanziò la costruzione della chiesa parrocchiale dell’Isola del Giglio, il restauro della chiesa del Seminario di Mondovì e della Collegiata di Bene Vagienna – si confermò in morte, a favore di varie istituzioni di Bene Vagienna, cui furono destinate dal testamento 44.000 lire.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Spogli di cardinali e officiali di curia, L. O., b. 1 (1a, contiene: la questione della prefettura della Congregazione delle indulgenze; carte di Propaganda fide; resoconti delle protettorie di vari istituti, in particolare dell’ospizio di S. Maria degli Angeli, che proseguono nella b. 1b, con anche contabilità domestiche. La corrispondenza privata è nella b. 1c) e 2 (contiene il versamento della sezione per i rapporti con gli Stati della segreteria di Stato dagli archivi della Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari, avvenuto il 19 febbraio 2002, con dossier relativi a diversi anni: 1862, ponenza per la proposta di istituzione di una Congregazione per gli affari della Chiesa di rito orientale; 1873-79, ponenze e quesiti sulle norme contro la massoneria e il conflitto col governo brasiliano; 1877, ponenza circa la condizione della provincia spagnola delle figlie della Carità e sulla legge per la pubblica istruzione in Spagna; 1878, memoria a stampa per il segretario di Stato Lorenzo Nina di mons. Gaspard Mermillod, vicario apostolico di Ginevra, sulla situazione ecclesiastica della città e l’elezione dei parroci; 1880, ponenza sulla situazione della Chiesa in Nuova Granada (Colombia) e sull’erezione della diocesi nello Stato di Boyacá; 1880-81, ponenza sull’opportunità di erigere una sede vescovile o arcivescovile a Bucarest e sul progetto di una convenzione presentato dal governo rumeno sulla organizzazione e sulla gerarchia della Chiesa cattolica in Romania; 1882, esposti del governo del Cile alla Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari per la nomina di d. Francesco di Paola Taforò ad arcivescovo di Santiago; 1882-83, ponenza per la nomina del vescovo di Losanna e la questione del vicariato apostolico di Ginevra, a proposito della quale Oreglia scrive [1883] per spiegare l’opportunità di dare il titolo di vescovo all’ordinario di Friburgo; 1883, ponenza di Propaganda fide sull’atteggiamento del delegato apostolico e del clero Maronita nella situazione libanese; 1884-85, ponenza della Concistoriale sulla cessazione dell’amministrazione perpetua della diocesi di Ortona e supplica dei fedeli per ottenere la nomina di un vescovo; 1885, ponenza circa il patronato regio e consulto del card. Carlo Laurenzi «Del regio patronato sulle sedi episcopali in Italia» sulle pretese della corona; 1876, memorie a favore del capitolo della cattedrale di Olmütz nella causa del medesimo, sostenuta contro l’imperial Governo austriaco innanzi alla congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari).
Necr.: Cardinali defunti. Annuario Pontificio per l’anno 1914, Città del Vaticano 1913, p. 64; G.B. Ressia, Il cardinale L. O. di S.S., morto in Roma il 7 dicembre 1913, commemorato solennemente in Benevagienna, sua patria il 18 febbraio 1914, Mondovì 1914.
Si vedano inoltre: C. Daaniel - P.-M. Baumgarten - A. de Waal, Rome: le chef suprême l’organisation et l’administration centrale de l’Église, Paris 1900, pp. 129-131; M. De Camillis, O. di S.S., L., in Enciclopedia cattolica, Città del Vaticano 1949-54, IX, col. 270; G. De Marchi, Le nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, pp. 63, 184, 214 s.; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates..., II, Stuttgart 1978, pp. 494, 729, 742, 747, 754; Instructions aux nonces de Bruxelles (1835-1889), a cura di A. Simon, Bruxelles-Roma 1961, pp. 5-13 (l’Indice 1082 di ASV era stato edito dallo stesso A. Simon, Archives de la nonciature a Bruxelles (Rome), in Cahiers (Centre Interuniversitaire d’Histoire Contemporaine), III [1957], pp. 23-36); R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, VIII (1846-1903), Padova 1979, pp. 19, 44-46, 239; M.L. Trebiliani, La Sacra Congregazione del Concilio intorno agli anni ’70 (contributo allo studio della curia romana nell’800), in Roma tra Ottocento e Novecento. Studi e ricerche, Roma 1981, pp. 1-55; K. Schatz, Vaticanum I, 1869-1870, I-III, Paderborn et al. 1992-94, ad ind.; V. Peri, La Congregazione Orientale e la giurisdizione canonica della Chiesa Cattolica in Russia e nell’Oriente Cristiano, in Id., Orientalis Varietas. Roma e le Chiese d’Oriente, Storia e Diritto canonico, Roma1994, pp. 225-307; C. Prudhomme, Stratégie missionarie du Saint-Siège sous Léon XIII (1878-1903). Centralisation romaine et défis culturels, Roma 1994, ad ind.; G. Rambaldi, Ordinazioni anglicane e sacramento dell’ordine nella Chiesa. Aspetti storici e teologici. A cento anni dalla bolla Apostolicae curae di Leone XIII, Roma 1995, ad ind.; G. Martina, I segretari di Stato della S. Sede. Metodi e risultati di una ricerca, in Mélanges de l’École française de Rome, CX (1998), 2, pp. 555-558; Ph. Boutry, Souverain et pontife: recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, ad ind.; R. Taradel, L’accusa del sangue. Storia politica di un mito antisemita, Roma 2002, p. 215; H. Wolf - H.H. Schwedt, Prosopographie von römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, München-Wien-Zürich 2005, ad vocem; L. Carboni, Cesare Tondini, gli anni della giovinezza: 1839-1871 (formazione, missione e primi scritti), in Studi Barnabiti, XXII (2005), p. 165; G.M. Croce, Benedetto XV e l’enciclica archiviata. Alle origini della Congregazione orientale e del Pontificio Istituto orientale, in Da Benedetto XV a Benedetto XVI, Atti del Simposio ... 2007, a cura di E.G. Farrugia, Roma 2009, pp. 59-107; A. Melloni, Il conclave. Storia dell’elezione del papa, Bologna 2013, pp. 73-75.