BIANCOLI, Oreste
Nacque a Bologna il 20 febbr. 1897 dal conte Carlo e da Matilde Badia. Come il B. afferma in alcune note autobiografiche scritte nel 1954, l'atmosfera della casa paterna e il ricordo di un antico soggiorno goldoniano nel palazzo dove era nato e dove abitava con la famiglia, suscitarono in lui fin da bambino un vivo interesse per il teatro. Conseguita nel 1915 la maturità classica, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza che però dovette ben presto interrompere per recarsi sotto le armi, dove rimase fino al termine del conflitto. Tornato a Bologna nel 1918, riprese gli studi e iniziò a collaborare a Il Resto del carlino. A questi anni risalgono i primi tentativi drammaturgici del B.; ma di tale produzione giovanile non rimane alcuna traccia. Si laureò in giurisprudenza nel 1921 e decise di dedicarsi professionalmente al giornalismo, collaborando prima a Il Resto del carlino e quindi a Il Secolo di Milano, dove entrò nel 1925 trasferendosi nel capoluogo lombardo. Qui, oltre a numerosi articoli, firmati con gli pseudonimi di Silvio d'Arena e Hobby, il B. scrisse, in collaborazione con D. Falconi, la sua prima opera teatrale, L'uomo di Birzulah, rappresentata, a Milano, dalla compagnia Almirante-Tofano nel novembre del 1926, con un lusinghiero successo.
In questa commedia brillante in tre atti sono già presenti molti dei tratti caratteristici dello stile dei Biancoli. Insensibile alle problematiche del teatro psicologico e intimista che si andava affermando in quegli anni in Italia, egli cercava di attualizzare la lezione del teatro francese, costruendo una commedia di intreccio, estremamente semplificata nella struttura drammaturgica e piuttosto approssimativa nella' descrizione di situazioni e stati d'animo. Questi limiti sono però in parte compensati da una certa originalità e dal ritmo dell'opera, animata dalla briosa sequenza dei personaggi di ántasia che fanno da sfondo alla vicenda sentimentale dei protagonisti. Così l'azione dell'Uomo di Birzulah si svolge in una casa di cura, dove Marta, la protagonista, si reca per cercare di dimenticare un uomo incontrato in un viaggio tra Mosca e Odessa e mai ritrovato. La delusione di Marta appare in realtà solo un pretesto per mostrare le figure stravaganti che popolano la clinica, per attivare travestimenti, colpi di scena e situazioni grottesche, sottratti alle rigide regole della verosimiglianza.
Nel 1927 il B. condusse, insieme con il Falconi, la rubrica radiofonica "Facciamo due chiacchiere" e, l'anno successivo, abbandonò il suo lavoro di redattore al Secolo per dedicarsi completamente al teatro: nacquero così alcuni atti unici per la compagnia Za Bum, Il sabato del villaggio, Soldati 1898, Vent'anni dopo, Visitare gli infermi, e una nuova commedia in collaborazione, La casa di tutti, rappresentata nel maggio del 1929 dalla compagnia Gandusio-Galli a Milano, una pochade ricca di equivoci e colpi di scena con una nota di misoginia di maniera. Nel 1930 iniziò a collaborare stabilmente con un altro quotidiano milanese, L'Ambrosiano, e dette vita - come ricorda il B. stesso - "ad un nuovo genere di spettacolo: una specio di "fantasia musicale" interpretata da attori di prosa; la prima di coteste fantasie fu Triangoli, che la compagnia diretta da Dario Niccodemi tenne a battesimo al vecchio Manzoni di Milano davanti ad un pubblico sorpreso e stupito". Triangoli, scritto insieme al Falconi, è il tentativo, piuttosto ben riuscito, di far convivere generi teatrali diversi: la commedia, l'avanspettacolo e la rivista.
Lo spettacolo si inizia e si conclude su di un palcoscenico vuoto, dove gli attori - alla "prima" erano Luigi Cimara, Elsa Merlini, Ruggero Lupi - provano una rappresentazione di Dario Niccodemi e aspettano che giunga l'Autore con una nuova opera. Dopo essersi lamentati della ripetitività dei loro ruolo, che li costringe in un triangolo amoroso, si abbandonano ai loro sogni artistici: il Cimara si immerge in una antica Grecia parodistica e canterina, il Lupi in un mondo clownesco e avventuroso che ricorda il varietà di Broadway, mentre l'Autore, finalmente sopraggiunto, legge tra gli sbadigli il suo copione.
I piani dello spettacolo si moltiplicano nel susseguirsi di invenzioni, tenute insieme dal tenue filo della metafora del "teatro nel teatro", che unirà negli anni Trenta il B. a Max Rein hardt e che fu alla base della loro collaborazione, con l'adattamento del Fledermaus nel 1935 e la riduzione dell'Arlecchino due anni dopo. Sempre del 1930 è l'atto unico Il signore dalle gardenie, la prima delle opere teatrali scritte dal B. senza la collaborazione del Falconi, nella quale la scontata vicenda del ladro gentiluomo che deruba la giovane e bella attrice dopo averla colmata di gardenie e di attenzioni, viene ingentilita da una estemporanea prova della Signora dalle camelie che vede il ladro improvvisarsi attore per poi fuggire con il bottino.
Nel 1931 ebbe inizio l'attività cinematografica del B. che, come molti altri autori teatrali del tempo, da Seni Benelli a Rosso di San Secondo a Orio Vergani, divenne un apprezzato sceneggiatore di film brillanti. I primi soggetti rispecchiano fedelmente il gusto teatrale del B.: La segretana privata (1931) di G. Alessandrini con Nino Besozzi ed Elsa Merlini, L'ultima avventura (1932) di M. Camerini con Armando Falconi e Diomira Jacobini, Cercasi modella (1933) di E. W. Emo con Elsa Merlini e Nino Besozzi, Sette giorni cento lire (1933) di N. Malasomma con Armando Falconi e Sandra Ravel, e, infine, Paprika (1934) di E. W. Emo con Elsa Merlini, Renato Cialente e Vittorio De Sica. Si tratta di opere garbate, di un umorismo a volte grottesco e ricche di colpi di scena. Continuò a scrivere per il varietà (con Le lucciole della città, messo in scena nel '32 dalla compagnia De Sica-Meinati a Milano e seguito l'anno successivo da Le nuove lucciole, e con Tredes corn del 1932, rappresentato a Milano da C. Pilotto e G. Rissone) e per il teatro di prosa con la commedia brillante Alla moda, composta insieme con D. Falconi e presentata a Milano al teatro Odeon nel 1933 dalla compagnia Galli-Gandusio.
Nel 1935 vi fu una trasformazione nel gusto scenico del D., che iniziò a cimentarsi con la commedia sentimentale, dalle ambientazioni raffinate e dal finale moraleggiante, senza ritrovare l'originalità e la vivacità delle opere precedenti. Scrisse così in quell'anno due commedie piuttosto ambiziose, rappresentate entrambe a Milano dalla compagnia Ricci-Adani: nel febbraio Secondo tempo e nell'ottobre Noi due.
Più riuscita una commedia del 1937, presentata a Roma ancora dalla compagnia Ricci-Adani, Capelli lunghi, di sapore vagamente pirandelliano per la caratterizzazione morbosa del protagonista, Paolo, e per una certa acutezza psicologica, che diventa più evidente nel personaggio di Paola, la moglie, uno dei meglio riusciti della produzione del Biancoli. Si fece intanto più intensa la sua attività cinematografica. Come sceneggiatore collaborò nel 1936 a Cavalleria di G. Alessandrini, con Amedeo Nazzari ed Elisa Cegani, e a Nozze vagabonde di G. Brignone, con Maurizio D'Ancora e Leda Gloria. Nel 1937 iniziò la sua carriera di regista, dirigendo sia da solo sia in collaborazione alcuni film di mediocre successo. Al primo, Stasera alle undici, diretto insieme con Mario Soldati, seguirono: nel 1938, La mazurka di papà con Vittorio De Sica, Umberto Meinati ed Elsa De Giorgi e Amicizia con Elsa Merlini e Nino Besozzi; nel 1939, L'eredità in corsa con Enrico Viarisio e Clara Calamai; nel 1940, Piccolo alpino con Elio Sannangelo e Il sogno di tutti con Eduardo e Peppino De Filippo e Dina Galli; nel 1941, Il chiromante e Il vagabondo con Erminio Macario dalla evidente impronta charlottiana.
Nel 1942 il B. assunse la direzione artistica della Scalera Film di Roma e per questa produzione scrisse varie sceneggiature di sapore melodrammatico, come Noi vivi di G. Alessandrini, con Fosco Giachetti e Alida Valli, e Addio Kira, girato con lo stesso gruppo di artisti. Intensa in questi anni anche l'attività in campo teatrale; nel 1942 con Falconi scrisse Buongiorno, presentato a Milano dalla compagnia di varietà Viarisio-Pola-Porelli-Collino; nel '44 Evviva e abbasso, messo in scena a Roma dalla compagnia ViarisioGioi-Tofano; nel '45 il primo spettacolo della serie Cantachiaro con la compagnia Magnani.
Nel dopoguerra, dopo alcuni anni di silenzio, tornò al teatro con Quo vadis e Black and White, rappresentate entrambe dalla compagnia Galli-Viarisio nel 1949, e, infine, con Rosso e nero, sempre per la ditta Galli-Viarisio, nel 1954. In campo cinematografico sono di questi anni le sceneggiature più impegnative e di maggior successo: la riduzione di Cuore (1948) di E. De Amicis, Ladri di biciclette (1948) di V. De Sica (che gli valse nel 1949 il nastro d'argento per la migliore sceneggiatura), Yvonne la nuit (1949) di G. Amato con Olga Villi e Totò, Domani è un altro giorno (1950) di L. Moguy con Laura Gore e Anna Maria Pierangeli, Don Camillo (1951) di J. Duvivier con Gino Cervi e Fernandel. Nel 1952 tornò alla regia con Penne nere, interpretato da Marcello Mastroianni e Marina Vlady. Tra le sue ultime sceneggiature, Canzoni, canzoni, canzoni (1953) di D. Paolella con Silvana Pampanini e Aroldo Tieri, e Altair (1950) di L. De Mitri con Antonella Lualdi e Franco Interlenghi. Nel 1957 Si ritirò a vita privata.
Morì a Roma il 24 nov. 1971.
Opere: L'uomo di Birzulah (in coll. con D. Falconi), in Il Dramma, IV (1928), n. 56, pp. 7-33; La casa di tutti (in coll. con D. Falconi), in Comoedia, XI (1929), n. 10, pp. 37-47; Il signore dalle gardenie, in Il Dramma, VI (1930), n. 843 pp. 36-43; Triangoli (in coll. con D. Falconi), in Comoedia, XII (1930), n. 10, pp. 41-52; Alla moda (in coll. con D. Falconi), ibid., XVI (1934), n. 2, pp. 39-50; Il secondo tempo, in Il Dramma, XI (1935), n.218, pp. 31-38; Noi due, ibid., XII (1936), n. 227, pp. 3-26; Capelli lunghi. Noi due. Alla moda, Roma 1954.
Fonti e Bibl.: D. Falconi, O. B., in Il Dramma, IV (1928), n. 56, p. 6; L. Freddi, Il cinema, I, Roma 1949, pp. 271-273; O. Biancoli, Autobiografia, in Capelli lunghi. Noi due. Alla moda, Ronia 1954, pp. VII s.; C. Carabba, Ilcinema dei ventennio nero Firenze 1974, pp. 271 s. Sul B. si vedano inoltre: Enciclopediadello spettacolo, II, Ronia 1954, coll. 468 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, Roma 1958, coll. 644-646; Dizionario del cinema italiano 1945-1969, Torino 1969, pp. 42 s.