CALABRESI, Oreste
Nacque a Macerata il 7 maggio 1857 da famiglia borghese. Essendosi questa trasferita a Roma in condizioni economiche disagiate, il C. fece l'apprendista in una oreficeria e poi il commesso in una casa di commercio. In seguito, conosciuto P. Giorgetti, direttore e attore brillante di una filodrammatica, esperimentò il piccolo palcoscenico, passando poi alla "Pietro Cossa", un'altra filodrammatica, diretta da E. Gerbino. Esilarò il pubblico del teatro della Consolazione, poi quello del Manzoni, adattandosi a recitare nel primo con Pulcinella e nel secondo con Stenterello, fino a che, notato dal Mori, fu invitato a raggiungerlo a Porto Santo Stefano nell'agosto 1881, per intraprendere la carriera di primo attore e amoroso nella sua compagnia, a Pitigliano. Furono anni di privazioni, ma tali erano sin da allora la carica vitale e la forza della volontà, che egli, non disdegnò di calcare le scene pur ripiegando sul ruolo di generico. Entrò nella compagnia Regoli e, ammalatosi E. Capelli nel 1884, fu scritturato come primo attore al suo posto; passò come generico primario nelle formazioni Cuneo-Villa, Ruta, Lollio, A. Salvini-Serafini, recitando, in quest'ultima, accanto a E. Rossi e T. Salvini. Nel 1888 entrò, come caratterista, nella compagnia di C. Vitaliani; nella primavera del 1889, dopo la morte di A. Vestri, lo sostituì nella compagnia Marini, con la quale debuttò nella Locandiera diC. Goldoni a Venezia. Accolto male dal pubblico, si accinse a studiare scrupolosamente le parti in cui avrebbe recitato al teatro Valle di Roma. Fu così che il pieno successo della rappresentazione d'apertura, Due dame di P. Ferrari, il 20 apr. 1889, gli procurò all'indomani le prime lodi della stampa e la riconferma in compagnia per tre anni. Seguirono La serva padrona di C. Goldoni il 21 aprile, la novità Le sorprese del divorzio di A. Bisson e A. Mars il 26, Cecilia di P. Cossa l'11 maggio, Mater dolorosa di M. Praga il 25, Trilogia di Dorina di G. Rovetta il 27. Nella prima rappresentazione italiana degli Spettri di H. Ibsen (teatro Manzoni di Milano, 22 febbr. 1892) interpretò, applaudito nella sua scena del secondo atto, il falegname Engstrand accanto a E. Zacconi. Passò con la stessa Marini nella compagnia di F. Garzes fino al suicidio di questo (aprile 1894), poi divenne socio della Paladini-Zampieri fine alla quaresima del 1897, quando fu scritturato per il nuovo triennio nella compagnia Leigheb-Reiter. Fino da allora lo conobbe L. Rasi, il quale, più che le doti di attore tragico, ne apprezzò la "comicità spontanea, congiunta sempre a una ricca sobrietà"; pure ebbe inizio la vera ascesa del C., che, a giudizio di F. Liberati, consolidò definitivamente la sua fama in quella compagnia (Redde rationem di M. Donnay, teatro Manzoni di Milano, 6 nov. 1897, parte di Lambert; La proroga di A. Sylvane e J. Gascogne, ibid., 12 novembre, nella parte di Lagriffoul; La fine dell'amore di R. Bracco, ibid., 22 novembre; I due blasoni di G. Kadelburg e O. Blumenthal, ibid., 8 dicembre, parte di Tommaso Faustini, tra le più replicate e apprezzate per il senso della misura che la informò; Ilramo d'ulivo di G. Rovetta, ibid., 11 dicembre). Nel 1900, poté entrare nella Talli-Gramatica-Calabresi, la formazione di più grande prestigio del primo Novecento, con la quale tenne a battesimo le opere di più vasta risonanza del teatro borghese, verista, psicologico e di poesia, da Giacosa a Verga, da Bracco a D'Annunzio.
All'insegna di uno zelo frenetico e di una severa disciplina di gruppo, il C. creò Le due coscienze di G. Rovetta (teatro Alfieri di Torino, 11 sett. 1900), Lucifero di E. A. Butti (teatro Manzoni di Milano, 11 dicembre), Sperduti nel buio di R. Bracco (Teatro Verdi di Trieste, 14 nov. 1901, nella parte del duca Rovigliani), Una tempesta di E. A. Butti (ibidem, 21 novembre) fino alla caduta del bozzetto Il ritratto mascherato di A. Fogazzaro (teatro Goldoni di Venezia, 26 febbr. 1902); riprese Patria!, di V. Sardou, con splendore di scene e costumi, Caccia al lupo di G. Verga (nella parte del marito), Tristi amori di G. Giacosa (nella parte di Giulio Scarli), La signora delle camelie di A. Dumas figlio (nella parte di Duval padre), lavori nei quali riscosse successi personali calorosissimi.
Il 23 maggio 1902 all'Arena nazionale di Firenze andò in scena la versione in quattro atti de La casa del sonno di C. Bertolazzi: per il C., interprete del vecchio Caviani, fu un trionfo; dopo essere stato un "meraviglioso" marchese Colombi nella Satira e il Parini di P. Ferrari, ebbe, nella prima rappresentazione italiana della Via più lunga di H. Berristein (teatro Manzoni di Milano, 10 nov. 1902), la possibilità di ripresentarsi nelle vesti dell'attore comico. Dopo le riprese del Genero del signor Poirier di E. Augier, in cui "improntò con sottile senso di verità e d'arte" il personaggio di Poirier, e della Duchessina di A. Testoni, in cui seppe non far scivolare il suo duca in un nobile da pochade, sopravvennero due squisite interpretazioni in due prime italiane, Boubouroche di G. Courteline e Iromanzeschi di E. Rostand (teatro Alfieri di Torino, 28 settembre e 5 ott. 1903), come protagonista nell'una e come Bergamino nell'altra. Il 30 nov. 1903 al teatro Manzoni di Milano interpretò "con un'arte assolutamente perfetta d'acutezza e di misura" Nunzio Rametta in Dal tuo al mio di G. Verga. Finalmente, il 2 marzo 1904, al teatro Lirico di Milano, il vertice della sua carriera: la potente, sanguigna interpretazione di Lazaro di Roio nella prima della Figlia di Iorio di G. D'Annunzio. La ripresa dell'Albergodei poveri di M. Gor'kij, in cui il C. pur si distinse nella parte di Luka, non ebbe fortuna a Bologna, ma piacque a Roma e a Torino, e dal 28 ott. 1905 al teatro Lirico di Milano, resa illustre dalla partecipazione straordinaria di E. Duse.
Sullo scorcio del 1904 si susseguirono alcune prime al teatro Costanzi di Roma, di cui una, il Goffredo Mameli di L. d'Ambra e G. Lipparini (10 ottobre, nella parte di Pio IX) non soddisfece la critica, mentre le altre attestarono la sua duttilità di interprete, tragico in Fiamme nell'ombra di E. A. Butti (18ottobre, nella parte dell'arciprete Antonio Giustieri), comico nell'edizione in lingua del Diavolo e l'acqua santa di C. Bertolazzi (24 ottobre, nella parte di don Ambrogio); il 25 novembre successivo, trasferitosi al teatro Alfieri di Torino, recitò lodevolmente nell'ultimo dramma di G. Giacosa, Il più forte (nella parte di Cesare Nalli). Al teatro Manzoni di Milano, nella prima del Re burlone di G. Rovetta (14 genn. 1905), rese un Ferdinando II "pieno di forza, di vita, di calore", nonostante le incertezze di linguaggio, e in quella della Vita gaia di S. Benelli (27 febbraio) apparve interprete efficacemente colorito, mentre edulcorò la parte di Ninetto nell'atto unico Un garofano di U.Ojetti (31 gennaio).
Ormai sicuro del favore incontrastato del pubblico, si staccò dal Talli e formò compagnia, per il triennio 1906-1909, con E. Severi, presentandosi al teatro Goldoni di Venezia con una ripresa del Ridicolo di P. Ferrari. Il 1º dic. 1906 interpretò egregiamente la parte di Pietro Mattei in Papà Eccellenza di G. Rovetta e, nell'anno seguente, volle far conoscere al pubblico italiano una serie di drammi stranieri, tra cui, lodatissimi, Illadro di H. Bernstein (teatro Sannazaro di Napoli, 4 febbraio), L'età critica di M. Dreyer (teatro Paganini di Genova, 11 maggio, nella parte di Werner von Schlettow), Pietra fra pietre di H. Sudermann (Teatro Manzoni di Milano, 26 novembre, nella parte di don Benvenuto); il 10 febbr. 1908 al teatro Paganini di Genova creò la macchietta del libraio Gonnella in Tignola di S. Benelli e il 20 ottobre successivo, al teatro Valle di Roma, prese parte alla prima dell'Onomastico di Nicoletta diG. Rovetta e S. Lopez. Nella quaresima del 1909 il C. si unì in ditta con T. Mariani e il 10 maggio apparve al teatro Carignano di Torino nella prima della Madre di G. Antona-Traversi, "troppo concitato e troppo poco principe". Il 21 genn. 1910 presentò per la prima volta al teatro Manzoni di Milano Il rifugio di D. Niccodemi e una serie di commedie boulevardières che ne rivelarono un aspetto mondano non del tutto consentaneo al suo temperamento. Sempre nello stesso teatro presentò il 10 e il 21 ottobre dello stesso anno due novità italiane, La signora del professore di A. Testoni e La nemica di M. Sobrero, e il. 24 genn. 1912, al teatro Paganini di Genova, la ripresa del Sole invisibile di E. A. Butti, mostrando incipienti segni di decadenza fisica.
Nella quaresima del 1912 costituì la sua ultima compagnia, la Calabresi-Sabbatini-Ferrero, ma i lavori in repertorio, salva qualche eccezione, non si adattavano più al suo stile d'interprete, come Le consolatrici di P. Weber e M. Provins e Giudaprincipe di A. Leonti e D. Pozzi (teatro Olimpia di Milano, 14 e 27 ott. 1914), sebbene la critica preferisse non coinvolgere nella severa condanna dei testi l'attore al tramonto. Nel 1914 il C. si accostò al cinema interpretando Amore senza stima per la produzione Cines dal lavoro drammatico di P. Ferrari, Ilgran giudice di L. Maggi e Le vie del cuore per la produzione Leonardo, film a livello artigianale. Doveva separarsi, per scadenza contrattuale, dalla Mariani e n'era amareggiato perché si sentiva messo in disparte; frattanto preparava febbrilmente la parte di don Marzio offertagli per il 19 febbr. 1915 in occasione della rappresentazione di Goldoni e le sue sedici commedie nuove di P. Ferrari nella mattinata d'onore di V. Reiter ed E. Novelli al teatro Dal Verme di Milano, ma il 12, in casa di amici, a Lecco, fu colpito improvvisamente da apoplessia cerebrale. Morì il 15 febbr. 1915.
Paragonato a D. Garrick e a F. Lemaitre, il C., come tutti i grandi caratteristi, collezionò una galleria di personaggi, ai quali legò indissolubilmente la sua maschera e soprattutto la sonorità delle sue battute; ebbe sempre bisogno dell'azione e se non andò esente da un certo compiacimento per le spezzature di frasi e per gli scatti improvvisi, pure, nei suoi momenti migliori, quando faceva della sobrietà dell'espressione il fondamento delle sue interpretazioni, era ugualmente convincente nella tragedia come nella commedia, e il personaggio, scavato attentamente fin nei più reconditi particolari secondo i dettami di una scuola naturalistica assimilati fin dall'esordio e a volte elaborati con intuizione geniale, comunicava allo spettatore un'emozione intensa e duratura.
Fonti e Bibl.: Notizie sul C. in: L'Arte, 20 febbr., 25 apr. 1889, 26 ag. 1890; La capitale, 20-21, 22-23, 27-28 apr., 12-13, 26-27, 28-29 maggio 1889; Corr. della sera, 23-24 febbr. 1892, 7-8, 13-14, 23-24 novembre, 8-9, 12-13 dic. 1897, 11-12 nov. 1902, 13, 15, 16 febbr. 1915 (necrologio); La scena di prosa (Milano), 6 marzo, 15, 30 maggio, 12 giugno, 3, 10 luglio, 13 novembre, 18 dic. 1902, 17 settembre, 8 ottobre, 3 dic. 1903, 3, 10 marzo, 21 luglio, 11 agosto, 6, 27 ottobre, 3 novembre, 1º dicembre 1904, 19 gennaio, 2 febbraio, 3 marzo, 28 sett. 1905, 8 marzo, 6 dic. 1906, 7 febbraio, 17 maggio, 21, 29 novembre, s dic. 1907, 13 novembre, 4 dic. 1908, 15 maggio, 23 dic. 1909, 23 sett. 1910, 3 marzo 1915 (necrologio); La stampa, 29 settembre, 5 ott. 1903; Il Secolo XIX, 25 genn. 1912; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 540 s.; E. Boutet, Le cronache drammatiche, Roma 1899, II, pp. 20-22; III, p. 90; F. Liberati, O. C. - Biografia aneddotica, Palermo s.d., pp. 3-23; R. Simoni, Ritratti, Milano 1923, pp. 71-79; A. Varaldo, Profili d'attrici e d'attori, Firenze 1926, pp. 69-81; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I, Torino 1951, pp. XX s., 83, 93, 101; N. Leonelli, Attori tragici-Attori dello spett., II, coll. 1490-1491.