CAMPESE, Oreste
Nacque a Napoli l'8 giugno del 1878 da Oreste e da Luigia Caccavale. Si laureò in scienze agrarie a Portici (Napoli). Fu allievo e collaboratore dell'ibridatore Carlo Sprenger che gli ispirò la passione per la botanica e la biologia. Dopo avere partecipato alla prima guerra mondiale combattendo nei cavalleggeri Pinerolo, riprese la sua attività di studioso e sperimentatore stabilendosi a Diano Marina (Imperia), dove acquistò un appezzamento di terreno per dedicarsi alla coltivazione di piante esotiche (orchidee, Anthurium, Anagallys, ecc.). A tale scopo allestì una serra occupandosi della costituzione di nuovi ibridi e sperimentando i diversi metodi di moltiplicazione agamica: scissione, gemmazione, endogenesi, sporificazione per le piante inferiori e l'impiego di talee, margotte, propaggini, tuberi, bulbi, bulbilli, polloni per quelle superiori. Per la riproduzione sessuale ricorse al sistema di anisogamia selezionando polloni di diversi ibridi.
Per dissesti finanziari dovette vendere la proprietà di Diano Marina trasferendosi in Angola dove impiantò bananeti, istituì campi sperimentali e assunse la direzione tecnica di alcune aziende agrarie. Per migliorare le condizioni igieniche di vita della popolazione locale compì acute osservazioni sull'etologia delle anofeli quali portatrici della malaria. Notò in particolare che le zanzare non ronzavano attorno al paziente durante gli accessi febbrili, anzi abbandonavano la camera del malarico per ritornarvi dopo la scomparsa della febbre. Non riuscì però a scoprire le cause del fenomeno che tuttora sono sconosciute. Come biologo, oltre che agronomo, intuì fin d'allora le insidie connesse con l'uso degli antiparassitari chimici per la salute pubblica a causa degli eventuali residui tossici. Per ovviare a tale inconveniente escogitò un metodo singolare per combattere le cavallette mediante il trattamento con microbi letali. Sotto questo aspetto il C. può essere considerato un precursore della moderna lotta biologica contro gli insetti nocivi.
La sua lunga permanenza in Africa gli consentì di studiare l'ambiente di vita e di lavoro della popolazione e di approfondire le proprie conoscenze ed esperienze nella coltivazione di piante tropicali. Il suo nome rimane però legato soprattutto al fondamentale trattato dal titolo Colture tropicali e lavorazioni dei prodotti (Milano 1937-1941).
È una opera di vasta mole comprendente quasi 3.000 pagine e divisa in 7 volumi. Nella parte introduttiva (I volume) sono esposte le nozioni essenziali relative alle nonne igieniche da osservare e ai metodi colturali da adottare nei paesi tropicali con particolare riguardo all'ambiente ecologico, alla natura del terreno, alle pratiche di concimazione, ai rapporti fra terreno e copertura vegetale, alle leggi fisiologiche che regolano la nutrizione delle piante, ai parassiti più frequenti delle colture e ai relativi metodi e mezzi di lotta. Sono inoltre descritte le principali piante officinali endemiche o introdotte e ritenute utili ai fini terapeutici. Segue nel secondo volume la trattazione delle singole colture e precisamente: caffè, cacao, hevea e tè. Analogamente, nei volumi seguenti, sono illustrate le proprietà di numerose altre specie tropicali, raccolte a formare gruppi con caratteristiche simili di utilizzazione pratica.
Pur attenendosi allo schema generale nell'illustrazione delle varie colture, il C. ha cercato di ridurre al minimo le nozioni teoriche per dare maggiore posto alla parte pratica dell'esposizione, imprimendo all'opera una fisionomia propria e inconfondibile.
Morì a Napoli il 30 ott. 1939 dopo la pubblicazione del sesto volume del trattato, lasciando alla sua collaboratrice, Elisabeth Walther, il compito di portare a termine il settimo volume.
Bibl.: Mancano scritti sul Campese. Le notizie biografiche sono state fornite da E. Walther.