ORESTE DI BOSTON, Pittore dell'
Ceramografo pestano del periodo di transizione (330-310 circa a. C.).
Sentì in un primo momento l'influsso di Python, ma poi, pur seguendo la tradizione dei predecessori, sviluppò le caratteristiche personali del suo stile che si manifesta nel pieno sviluppo nell'anfora eponima. È pure percettibile un'influenza della ceramografia àpula, nel raggruppare le figure, e di quella campana per l'amore alla policromia. Accanto a particolari stilistici peculiari, sono notevoli anche certi ritrovati tecnici, come, per esempio, l'uso della vernice nera per le vesti di certi personaggi. Pure i soggetti mitologici piuttosto complessi sono interessanti anche se stilisticamente questi vasi sono meno significativi.
Nell'evolversi il suo stile diventa più rozzo e trascurato, preannunciando così le caratteristiche dell'ultima fase della ceramografia pestana, quali si manifestano soprattutto nella tarda produzione del Pittore di Napoli 1778.
Bibl.: A. D. Trendall, Paestan Pottery, Londra 1936, p. 76 ss.; id., in Papers of the British School at Rome, XX (N. S., VII), 19523, p. 38 s.; id., Vasi antichi dipinti del Vaticano, Vasi italioti ed etruschi a figure rosse, Città del Vaticano 1953, p. 26 ss.