FERRARI, Oreste
Nacque a Locca di Ledro (oggi Bezzecca, in provincia di Trento) il 5 maggio i 890 da Giuseppe e da Erminia Bartoli. Nonostante le modeste condizioni economiche della famiglia poté frequentare le scuole magistrali di Rovereto. Interessato alla letteratura italiana e straniera, ancora giovanissimo collaborò con prose e poesie, sotto lo pseudonimo di Steno Tullo Mortara, a giornali e riviste locali (IlMessaggero, L'Eco del Baldo, Il Didascalico). In rapporto con le persone che difendevano l'italianità del Trentino e col movimento irredentista, fu vicino a C. Battisti e collaboratore dei suoi periodici Vita trentina e Il Popolo.
Scoppiata la guerra, passò clandestinamente in Italia il 2 dic. 1914; assegnato all'ufficio stampa della Commissione dell'emigrazione trentina, fu un fervente interventista e, nel gennaio 1915, uno dei fondatori del giornale L'Italia irredenta. Arruolato come volontario con il nome di guerra di Italo Ferraris nel V battaglione alpini, fu inviato a combattere per alcuni mesi nella Valle di Ledro, suo paese natale. Assegnato nell'aprile 1916 alla 1ªarmata raggiunse Bassano, da dove fu trasferito al fronte; ferito il 18 maggio 1915 a monte Maggio, fu portato a Milano, dove trascorse la lunga degenza e venne congedato col grado di tenente il 17 apr. 1917. A Milano, nel febbraio 1917, era stato tra i fondatori e poi collaboratore de La Libertà, giornale di sostegno della causa trentina e di collegamento tra i profughi e i fuorusciti nel Regno. A guerra finita continuò la collaborazione a La Libertà, portata a Trento, dove anche egli si era trasferito.
Nel 1920 fu assunto presso la filiale locale della Banca commerciale italiana ed impiegato al servizio sviluppo, dimettendosi nel dicembre 1922 perché invitato ad assumere la direzione de La Libertà, divenuta organo dell'Associazione liberale democratica trentina. Sotto la sua direzione il giornale prendeva le distanze dal fascismo per indirizzarsi a toni di netta opposizione ispirati alla libertà di stampo risorgimentale; l'intransigenza del periodico portò a sequestri e ad atti di violenza di parte fascista che lo costrinsero a cessare le pubblicazioni il 31 dic. 1925. Tra gli ideatori e i collaboratori di Trentino, rivista della Legione trentina nata alla fine del 1924, il F. fino al 1932 vi pubblicò sue poesie e prose e traduzioni di liriche e prose di autori tedeschi e francesi. Per la Legione trentina curò nel 1925 il volume Martiri ed eroi trentini della guerra di redenzione, ricco di documenti sull'arresto, il processo e la condanna di Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa, e nel 1935 scrisse Per l'Italia immortale - Cesare Battisti - La sua terra e la sua gente. Tradusse anche (Milano 1928) il lavoro di Jane d'Hazon, César Battisti et la fin de l'Autriche e stese la voce Battisti Cesare per l'Enciclopedia Italiana. Redigeva intanto alcune guide turistiche, fra le quali la Guida di Trento e itinerari turistici trentini, del 1927, uscita anche in lingua tedesca.
Nel 1930, lasciata Trento per trasferirsi a Milano, con l'appoggio di Enrico Somarè divenne collaboratore delle riviste L'Esame, Il Convegno, La Fiera letteraria, Il Mondo. Curioso di pittura e frequentatore di mostre, fu interessato al successo pittorico del nipote Guido Tallone. Continuò anche l'attività di traduttore, della quale aveva già dato prova con i Poemiin prosa di A. Rimbaud nel 1919 (Milano) e La leggenda di s. Giuliano l'ospitaliere di G. Flaubert nel 1927 (Trento; ristampa a Parigi nel 1959). Nel 1932 pubblicó le Confessioni poetiche di Volfango Goethe (Milano-Roma), liriche tradotte con introduzione e commento e, nel 1933 (Milano), La vita di Quintus Fixlein diJean Paul (J. P. F. Richter). Tradusse inoltre Il mistero di Kaspar Hauser (1828-1833). pubblicato a Milano nel 1933.
A Milano collaborò alle riviste del Touring Club italiano e, dal 1937 al 1941, divenne redattore addetto alle guide. In particolare diede il suo contributo ai volumi Guida d'Italia: Venezia Tridentina e Cadore (1932); Da rifugio a rifugio, I (1929); II (1932); Guida pratica ai luoghi di cura e soggiorno d'Italia, II, 2, (1935). Nel dopoguerra sulla rivista del Touring Club Le Vie d'Italia (1949, n. 9) pubblicherà l'articolo Goethe in Italia. Nel bicentenario della nascita. Acquarelli e disegni del viaggio in Italia.
Il1º luglio 1941 era entrato a fare parte dell'ufficio studi della Banca commerciale italiana di Milano, diretto allora da Ugo La Malfa, trovandovi un ambiente corrispondente alla sua sensibilità letteraria e soprattutto ai caratteri del suo antifascismo. Apprezzato e stimato dal presidente dell'istituto, Raffaele Mattioli, si legò a F. Parri, A. Tino, oltre che a La Malfa e agli altri uomini che fecero capo al Partito d'azione. Anche per la sua conoscenza della lingua tedesca, fu incaricato di operare una cernita delle pratiche storiche della Commerciale, che compì prima a Milano e poi, dal dicembre 1942 al settembre 1945, a Erba, dove erano sfollati l'ufficio studi e l'archivio della Banca; del suo lavoro restano una serie di cartelle denominate "Dossier Ferrari".
Nel febbraio 1943 perdeva la moglie e la figlia, perite sotto un bombardamento; il figlio, attivo antifascista, morì nel novembre successivo precipitando in un burrone mentre tentava di espatriare in Svizzera. Colpito da questi lutti (che ebbero eco anche nel suo mondo poetico), dovette fuggire a Lugano nel dicembre 1944 e soggiornare per qualche tempo in Svizzera perché ricercato dalla polizia tedesca.
Dopo la fine della guerra, nel settembre 1945, fu eletto membro della Consulta nazionale per il Trentino su designazione del Partito d'azione, e svolse il mandato fino alle elezioni del 1946. Successivamente rinunciò ad ogni incarico di natura politica per proseguire il lavoro a Milano presso la Banca commerciale e dedicarsi all'attività letteraria, sia nel campo delle traduzioni di autori tedeschi e francesi, sia in quello della poesia. Nel 1947 a Milano pubblicava la traduzione delle Poesie di F. Nietzsche; nel 1949 (Milano) Idolori del giovane Werther di Goethe uniti alle Ultime lettere di Jacopo Ortis del Foscolo e, nello stesso anno (Napoli), La giovinezza di Enrico Stilling di J. Heinrich Jung Stilling; nel 1951 (Milano) una nuova edizione delle Poesie liriche di Goethe; nel 1959 (Parigi) la ristampa de La leggenda di s. Giuliano l'ospitaliere di Flaubert. Sono rimaste inedite traduzioni di opere di G. E. Lessing, F. Hölderlin, G. Schwab, F. Hebbel, S. George, R. M. Rilke, conservate nel Fondo Ferrari presso il Museo del Risorgimento in Trento.
La scelta degli autori di cui tradusse le opere non fu mai dettata per il F. da mode letterarie o da esigenze del mercato editoriale: più vicino per sensibilità e gusto al mondo tedesco che non a quello francese, scelse in base alle proprie affinità spirituali, guidato dai principi dell'estetica crociana. Anche la sua produzione poetica risulta svincolata da scuole o correnti. Prima del 1945 i componimenti poetici del F. erano apparsi nelle riviste delle quali era collaboratore. Nel dopoguerra alcune liriche furono pubblicate sulla rivista Carro minore (Trento 1947) e in una raccolta di Poesie nel 1956 (Parigi). Dopo la sua morte vennero pubblicate le ultime liriche in una raccolta fuori commercio dal titolo Ariadne (Milano 1977), con prefazione di S. Solmi. Apparve postuma anche la traduzione de Idolori del giovane Werther di Goethe, arricchita da una introduzione (Alpignano 1963).
Morì a Bellinzona (Svizzera) il 10 febbr. 1962.
Bibl.: Necrologio, in Studi trentini di scienze storiche, XLI (1962), pp.209 ss.; S. Segalla, O. F. scrittore, ibid., XLII (1963), pp. 71-77; O. F., Trento 1963;I. M. Battafarano, O. F., Trento 1991.